Non solo pasta e pizza! Ecco 5 piatti tipici italiani da scoprire e gustare almeno una volta per un’esperienza culinaria indimenticabile.

Quando si pensa alla cucina italiana la mente corre subito alla pasta, alla pizza, al gelato o al tiramisù. Pietanze che sono uscite dai confini nazionali e con cui gli stranieri identificano la cucina del Belpaese all’estero.

In realtà, esistono dei piatti tipici, poco conosciuti, che vale la pena assaggiare. Alcuni sono realizzati con ingredienti poveri e sono figli della tradizione culinaria contadina, altri sono molto radicati nel territorio da cui provengono.

Del resto, l’Italia può essere considerata come il paese delle cucine regionali, in cui ogni borgo possiede i suoi piatti tipici e specialità, vere e proprie gemme da provare almeno una volta nella vita.

Ricchi ma anche semplici, i piatti tipici italiani sono pronti a raccontare una storia legata indissolubilmente, in alcuni casi, al territorio da cui provengono.

Pronto ad un viaggio di sapore che ti farà venire l’acquolina in bocca?

Un formaggio: il casu fràzigu

Prodotto tipico della Sardegna, il casu fràzigu o martzu (letteralmente formaggio marcio) è conosciuto anche come formaggio con i vermi. Ebbene sì, nella forma di questo particolare prodotto caseario ci sono delle larve di una mosca particolare. Sono proprio questi piccoli esserini a conferire al pecorino sardo cremoso il suo sapore molto intenso e appena piccante.

Le larve, quando si dischiudono, sono in grado di produrre un enzima. Il pecorino viene mangiato soltanto quando i vermi sono usciti dalla forma. Naturalmente, per la vendita e produzione di un tale alimento, le normative europee prevederebbero delle regole molto ferree legate all’igiene e alla salute. Tuttavia, la Sardegna è riuscita ad ottenere una sorta di lascia passare poiché il casu è stato inserito nei prodotti tipici tradizionali.

@ilredellabufala

Su Casu Marzu, detto anche Casu fràzigu, ma meglio conosciuto come “il formaggio coi vermi” Uno dei più discussi di sempre. #ilredellabufala #casumarzu #formaggio #cheese #vermi #sardegna #sardinia #neiperte #perte

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Una pizza: il chichiripieno

Affondando le sue radici in tempi immemori, la pizza marchigiana detta chichiripieno o anche chichì funge da pizza/focaccia perfetta per gli aperitivi e gli antipasti. Il suo ripieno parte da capperi, peperoni e alici ma può cambiare in base a varianti tradizionali e gusti personali.

Per gustarla in tutta la sua autenticità non si può perdere la sagra a lei dedicata, nella prima domenica di agosto, in provincia di Ascoli Piceno, precisamente a Offida.

Un piatto toscano: il cibreo

Il protagonista di questa zuppa toscana è il gallo. Dell’animale, infatti, si utilizzano le interiora ma anche alcune parti esterne considerate, generalmente, di scarto. Nel cibreo, infatti, del gallo vengono cucinate anche le creste, i bargigli e i testicoli (chiamati fagioli per delicatezza).

Nella zuppa che compone il cibreo possono comparire anche i fegatini di pollo, il tutto in un intingolo brodoso e saporito. Il risultato è un piatto molto deciso che era amato finanche da Caterina de’ Medici.

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Un condimento: il lattume

Ricavato dal tonno, anche il lattume potrebbe essere considerato come un prodotto di scarto. In realtà, è molto pregiato poiché si ottiene dalla lavorazione della sacca del liquido seminale degli esemplari maschi di tonno o ricciola.

La sua lavorazione artigianale avviene in Sicilia e Sardegna. Oltre ad essere un ottimo condimento per pasta di ogni tipo, il lattume si può mangiare anche fritto. Il suo sapore è molto minerale e ricorda subito il mare ma il suo colore rosa lo rende un alimento seducente.

Un dolce: la cicerchiata

Bisogna spostarsi in Abruzzo per trovare le origini della cicerchiata, un dolce tipico che si realizza soprattutto a Carnevale. Si tratta di una ciambella che viene realizzata con tante palline composte da farina e uova. La costruzione si tiene grazie al miele che unisce tutto. Oltre alla forma di ciambella, le cicerchie (le palline piccole quanto ceci), possono essere assemblate anche in altre forme.

L’origine di questo dolce è contesa tra le varie province e regioni. Qualcuno, però, sostiene che la cicerchiata più buona si possa gustare ovunque, da Pescara a L’Aquila, soprattutto se a realizzarla sono le massaie del posto.

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