«Con l’ingresso dei grandi sponsor sulla scena dl calcio, sembra che il denaro abbia spostato i pali delle porte». Profetiche parole di Enzo Bearzot, mitico commissario tecnico dell’Italia campione del mondo nel 1982.

La discussione esplosa all’indomani della nascita della SuperLega, con il coinvolgimento delle più forti (finanziariamente) società europee di calcio, è la conferma che ormai a far muovere la sfera di cuoio non bastano i piedi buoni se non “supportati” da un’adeguata messe di danaro.

La SuperLega decreterà la fine dei campionati nazionali? Pro e contro si sfidano a colpi di ipotesi.

A noi, piace ricordare che un tempo la vera SuperLega era il campionato di calcio italiano di serie A. Che per anni ha visto i migliori calciatori di tutto il mondo far stropicciare gli occhi di milioni di tifosi italiani la domenica pomeriggio.

Platini, Boniek, Zico, Krol, Maradona, Falcao, Junior, Socrates, Rumenigge: è infinito l’elenco dei grandi calciatori che a partire dagli anni ’80 hanno reso celebre in tutto il mondo il campionato italiano di calcio.

Facile oggi dire: tutti pazzi per Lukaku, Ronaldo e Ibra. Ma c’è stato un tempo in cui a far battere i cuori dei tifosi italiani c’era gente del calibro di Van de Korput.

Riavvolgere il nastro della storia del campionato di calcio italiano, oltre a fare un tuffo in un passato d’oro per alcuni colori oggi un po’ sbiaditi, significa rievocare nomi che ai millennials diranno poco o niente ma che, nel loro piccolo, hanno fatto epoca in quello che, anche grazie a loro, negli anni ’80 divenne il campionato più bello del mondo.

La stagione che fa da spartiacque è quella 1980/81.

Lo scandalo Totonero del 1980

L’anno precedente, il mondo italico del pallone era stato sconvolto dallo scandalo del Totonero: le auto della polizia sulla pista di atletica dell’”Olimpico” di Roma, gli arresti eccellenti di Giordano, Manfredonia, Wilson, Cacciatori, Albertosi, Della Martira, Zecchini, Pellegrini, Girardi e Magherini, il coinvolgimento di tanti nomi eccellenti del calcio di quegli anni, su tutti il bomber Paolo Rossi con l’altro goleador Beppe Savoldi.

Insomma, un vero e proprio terremoto che fece letteralmente crollare l’immagine del calcio italiano alla vigilia del Mundial di Spagna 82.

Per provare a rilanciare le quotazioni dell’italico pallone, la Federazione Italiana Gioco Calcio, da poco guidata da un avellinese, Federico Sordillo originario di Pietradefusi, succeduto ad Artenio Franchi proprio a seguito dello scandalo del calcio-scommesse, decise di riaprire quelle frontiere che erano rimaste chiuse dal 1966, dal patatrac dei mondiali di Inghilterra.

I primi calciatori stranieri in Italia.

All’epoca, la serie A era composta da sedici squadre. A ciascuna fu data l’opportunità di acquistare un calciatore straniero. Non tutte le società, naturalmente, fecero valere l’opzione. Ma fu comunque una svolta che portò in Italia grandi campioni ma anche qualche bidone.

Nomi che, forse proprio per la provenienza d’oltre confini, svilupparono fantasie e fecero nascere sogni. Alcuni realizzati, altri miseramente tramontati.

Chi furono i primi calciatori stranieri a giocare nel campionato italiano?

Van de Korput del Torino

Il primo acquisto ufficiale lo annunciò il Torino: il difensore della nazionale olandese Michael Van de Korput dal Feyenoord. Un nome che suscitò ilarità ma anche curiosità. Il libero restò in granata per tre stagioni prima di tornare in Olanda.

Brady della Juventus

In quegli anni, come ancora oggi, la Juventus della famiglia Agnelli era la squadra da battere. Fu quindi tanta la curiosità intorno al primo straniero in bianconero, dopo l’epoca dei Sivori e dei Charles. La società piemontese puntò sul regista irlandese Liam Brady, proveniente dall’Arsenal. Con lui a dettare ordine in mezzo al campo, i bianconeri vinsero due scudetti di fila. Ma la sua esperienza a Torino, complice il poco estro che non soddisfaceva l’Avvocato,  finì dopo due anni per lasciare spazio a un certo Michel Platini. Brady rimase però in Italia fino al 1987, giocando con Sampdoria, Inter e Ascoli.

Prohaska dell’Inter

I nerazzurri di Milano, freschi del titolo italiano conquistato, alla riapertura delle frontiere puntarono tutto sul centrocampista dell’Austria Vienna Herbert Prohaska che rimase alla corte di Eugenio Bersellini per due anni, prima di essere ceduto alla Roma con cui vinse lo scudetto dell’83.

Falcao della Roma

Protagonista in campo (ma anche fuori) sulla scena capitolina, ecco il brasiliano Paulo Roberto Falcao, giunto a Roma tra non poco scetticismo e assurto a riferimento indiscusso, al punto da guadagnarsi sul campo il titolo di “Ottavo Re di Roma”. I tifosi sognavano Zico e quando si ritrovarono Falcao manifestarono qualche perplessità. Che però svanirono grazie alle sue giocate da campione assoluto.

Krol del Napoli

Il colpo da novanta, alla riapertura delle frontiere lo mise a segno, però, il Napoli, portando all’ombra del Vesuvio il difensore olandese Ruud Krol, uno dei protagonisti assoluti dell’epopea degli orange. Esponente di quella scuola del calcio totale che fece epoca, con Krol a Napoli cominciarono a crescere le ambizioni, culminate pochi anni dopo con le grandi stagioni firmate Diego Armando Maradona.

Bertoni della Fiorentina

Il primo straniero a vestire il viola fu Daniel Ricardo Bertoni, attaccante della nazionale argentina che la famiglia Pontello prelevò dal Siviglia. Bertoni rimase a Firenze quattro anni, prima di trasferirsi a Napoli, dove lo attendeva il suo amico Dieguito.

Juary dell’Avellino

Il brasiliano tascabile, l’inventore delle esultanze stravaganti con il giro intorno alla bandierina ad ogni gol: il vero colpo di mercato lo mise a segno, nell’estate 1980, il patron dei “lupi” Antonio Sibilia che, su suggerimento di un altro brasiliano, “O’ Lione” Luis Vinicio, mise le mani sull’attaccante cresciuto nel Santos e trasferitosi poi in Messico al Tacos. Juary divenne un idolo della piazza irpina, che ancora oggi lo acclama. I suoi gol contribuirono a due salvezze consecutive, compresa quella tragica dell’anno del terremoto e del -5 in classifica.

Neumann dell’Udinese

Il primo calciatore straniero a vestire la maglia bianconera dell’Udinese fu il tedesco Herbert Neumann, proveniente dal Colonia con una discreta fama. Che, però, anche a causa di un infortunio, non mantenne le aspettative.

Eneas de Camargo del Bologna

Tra i flop della prima ondata di calciatori stranieri in Italia figura lo sfortunato brasiliano Eneas, acquistato dal Bologna per entusiasmare i tifosi si rivelò poco adatto al clima italiano, soffrendo oltre misura il freddo. A seguito di un incidente stradale, Eneas morì nel 1988 a soli 34 anni.

Sergio Fortunato del Perugia

Altra meteora argentina che non confermò le attese fu Sergio Fortunato, che il Perugia presentò come colpo di mercato. A lui i grifoni consegnarono le chiavi dell’attacco, sperando in una conferma dei numeri espressi fino a quel momento in patria. Finì con il disputare solo 12 gare e realizzare due gol.

Luis Silvio Danuello della Pistoiese

Il flop dei flop, il calciatore carico di leggende. Nell’unica stagione in serie A della Pistoiese, il centrocampista offensivo brasiliano fu accolto come un divo. Ben presto, però, i tifosi ed i compagni dovettero fare i conti con una realtà diversa. C’è chi dice che Danuello in realtà non fosse nemmeno un calciatore professionista e che il provino che convinse i dirigenti toscani a portarlo in Italia fu tutta una messa in scena. Il mistero è continuato anche dopo il suo addio all’Italia con appena 6 apparizioni in campionato.