Il suo sorriso è ancora più bello di prima. Sì, perché chi il sole ce l’ha dentro non consentirà mai che venga oscurato, soprattutto da un’improvvisa e impetuosa tempesta, che si insinua subdola senza chiedere il permesso.
La chef Antonella Iandolo l’abbiamo conosciuta e apprezzata in questi anni per la sua professionalità culinaria.
Per il suo grande amore per i prodotti del territorio e per il biologico, per la creatività espressa in ogni piatto, per la grazia innata dei suoi modi, per la passione con la quale ha sempre trasmesso il piacere del buon mangiare ai suoi innumerevoli clienti, che l’hanno seguita lungo il suo percorso professionale in alcune delle migliori cucine del territorio.
Una vera chef a tutto tondo, nell’anima, nei gesti, nelle parole, nello sguardo.
Perché la sua profonda passione per la cucina la si coglie in ogni più piccolo dettaglio della sua persona.
Oggi Antonella Iandolo la conosciamo anche per un altro aspetto che fa parte della sua vita, qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato potesse capitare a una forza della natura come lei, ma che da vera guerriera tiene a bada con il sorriso che la contraddistingue.
Certo non mancano momenti di sconforto, facile non è lottare contro il Male, ma Antonella ha deciso di affrontarlo a muso duro, a carte scoperte, per dimostrare a tutti che lottare si può, si deve.
Per sé, per chi si ama, per chi lotta insieme, per chi non ci crede.
Ciao Antonella, …come stai?
<<Siamo esseri umani, con i nostri limiti e le paure che ci appartengono, ma ce la mettiamo tutta. Un momento ti butti giù, il momento dopo ti dai la carica, si combatte, Claudia, ma con ottimismo. Non è facile, ma si combatte>>.
Cosa ti ha spinto a parlare apertamente della tua malattia?
<<Mi hanno stimolato in tal senso le persone che amo e tutti gli amici e i conoscenti che mi hanno sempre seguito e continuano a farlo. Lo trovo il modo migliore per me per esorcizzare in un certo senso la malattia e un aiuto possibile per le persone che mi leggono per aprire sempre il proprio cuore alla speranza, alla fede, alla fiducia di un futuro più roseo>>.
Incominciamo dall’inizio…
<<La mia esperienza con il mondo della prevenzione del tumore al seno ha inizio molto presto. A 14 infatti sono stata operata di fibroadenoma alla mammella e da allora sono sotto controllo annuale, eccetto durante le due gravidanze. Non ho casi in famiglia di tumore al seno, per cui si esclude la pista della familiarità.
L’ultimo controllo l’avevo fatto nel mese di agosto 2016, effettuando mammografia ed ecografia oltre alla visita con un chirurgo.
Dunque non posso imputarmi una scarsa attenzione da questo punto di vista>>.
Come si è manifestato il tumore?
<<Era maggio (2017) e una mattina, dopo aver fatto la doccia, ho notato sotto le dita un qualcosa (come fosse una piccola prugna molto dura) nella mammella, nella parte centrale, quella che va verso l’altro seno. Alla vista nulla. Nessun dolore, nessun sintomo se non la percezione al tatto.
Il giorno prima non c’era nulla, lo ricordo benissimo perché avevo fatto la doccia e usato un olio per il corpo. La paura come spesso accade mi ha fatto creare degli alibi, una giustificazione, di conseguenza lo imputai a un accavallamento dei nervi, dal momento che ricordavo di essermi sforzata nei giorni precedenti tra pentole in cucina e orto. Ma dentro di me nasceva inconsciamente un dubbio>>.
Quando hai contattato un medico per un controllo?
<<Era trascorso un mese circa e la situazione andava peggiorando, iniziando a far male e diventando ancor più duro.
Dunque un caro amico medico, che non si occupa di mammella, in qualità di amico prima che di professionista mi fece aprire gli occhi, incitandomi a contattare uno specialista, a indagare sul fatto, insinuando dentro di me quel pensiero che sotto sotto strisciava.
Da lì non nascondo che sono stata avvolta dai timori: lasciare i miei due figli, mio marito, i miei affetti, la paura di morire, le situazioni che non si riescono a gestire, l’ignoto che avanza. Ricordo perfettamente che dissi a mio marito “Fabrizio, c’è una guerra da affrontare e noi ne dobbiamo uscire vittoriosi”>>.
Quando ti è stato diagnosticato il tumore al seno?
<<Il 5 agosto 2017 alle 10 la devastante diagnosi di carcinoma maligno. I medici mi dissero quindi che da quel momento avrei dovuto affrontare un percorso di 6-7 mesi di terapia.
Neanche il tempo di metabolizzare e alle 11 tornai al mio posto di lavoro, in quanto quel giorno avevo un matrimonio e pensavo a quelle persone che vi si sarebbero presentate per festeggiare uno dei più bei giorni della loro vita.
Non potei tirarmi indietro, volli essere lì nonostante tutto, onorando il mio lavoro fino alla fine. Successivamente ho provato a continuare a lavorare, ma mio malgrado non ce l’ho fatta più fisicamente né mentalmente>>.
Come sta procedendo la tua vita ora?
<<Ogni giovedì vado a Napoli per la chemioterapia. Ogni tre mesi mi sottopongo a un controllo. Dopo la chemio, dovrei procedere con radioterapia e poi con la terapia biologica di mantenimento.
Non sempre mi sento bene, ci sono gli effetti collaterali quali nausea, vomito, dolori, spossatezza, ci sono i pianti notturni (il momento della giornata che davvero ti mette più ansia catapultandoti, nel silenzio generale, nella realtà), ma quando sto meglio il tempo lo dedico a me, ai miei due tesori, i miei figli, al mio amato marito, a tutti ciò che mi amano e mi sostengono.
Devo tanto alle persone che mi circondano del loro affetto quotidiano, non lasciandomi mai sola, e devo tanto anche ad alcuni medici come l’oncologo dott. Mario Giuliano che ho incontrato sul mio percorso, che hanno unito la professionalità all’umanità non sempre riscontrabile, come la mia bravissima oncologa, dottoressa Carmen Criscitiello, che mi segue incitandomi sempre.
Ho modificato la mia alimentazione. La mia passione per gli alimenti e per la cucina mi ha portato a studiare molto e a ricercare i cibi che maggiormente mi facciano stare bene. Sono diventata quasi totalmente vegetariana (mangio del pesce, ma niente carne, latte e derivati né zucchero) adoperando molte verdure, cereali antichi, frutta, cibi che sfiammino dall’interno>>.
Cosa ti senti di dire a chi, come te, sta percorrendo questo difficile percorso?
<<Chi vive questa realtà si sente crollare il mondo addosso, come dar torto. Noi siamo abituati a pensare di essere imbattibili, di poter fare e risolvere tutto, ma poi capiamo invece che siamo solo uomini, impotenti di fronte a certi eventi. Ma queste convinzioni non devono durare troppo a lungo.
Dopo il fisiologico spaesamento iniziale, le ansie e le paure, il nostro pensiero deve essere rivolto al positivo, perché l’umore riesce a influenzare davvero positivamente il nostro stato. Dobbiamo darci carica, fosse solo per noi stessi.
Un’altra cosa voglio aggiungere ripensando alla mia esperienza. Dico alle persone di non chiedere mai un solo parere, ma di sentire sempre più di uno specialista per confermare o meno una diagnosi>>.
Cos’è per te la Malattia?
<<Erroneamente pensiamo che lo stato di malattia non è vita. Io ritengo invece che essa rappresenti un’esperienza profonda di vita, da vivere tutti i giorni con tutti gli aspetti negativi che porta con sé. In un’ottica molto cristiana; la fede infatti posso assicurare che aiuta molto.
Nel mio caso mi sta conferendo una forza che nemmeno pensavo di avere. Io ci parlo alla malattia, e le urlo che non può vincere.
Io ti combatto, malattia, ti vuoi alimentare della mia vita e non te lo consento>>.
Cos’è per te la Vita?
<<E’ il sorriso dei miei due figli, l’amore di mio marito, l’affetto della gente che mi circonda, la voglia di essere al mondo nonostante tutto. Io ci voglio stare qui: per me, per loro. Sono grata di ciò e per questo lotto e lotterò>>.
Grazie per aver condiviso a tua esperienza, Antonella! In bocca al lupo!