Gli Antichi Caffè di Avellino

di Andrea Massaro

Il locale destinato all’aromatica bevanda, e dal quale prende il nome, è una istituzione di vecchia tradizione.

Nel 1841 il capuano Cesare Malpiga, si sofferma sul Caffè di Via Costantinopoli, di "ricontro al Casino del Principe", a Porta Puglia.

Oltre a Porta Puglia la città è stata animata da numerosi altri Caffè, a partire dal Margherita, al Giglio, al Centrale, al Preziosi, anch’esso in Piazza Libertà, all’Americano, al Commerciale, vicino alla Dogana.

Luogo d’incontro di varie generazioni, i caffè di Avellino hanno alle loro spalle storie interessanti.

Al Margherita, sono legati i ricordi degli scambi commerciali. Le grandi emigrazioni di fine ‘800 e del primo Novecento hanno visto il salone di Piazza Libertà prima tappa delle lunghe traversate.

Oltre al Margherita entrarono a pieno diritto nella storia del costume avellinese altri Caffè: il Caffè Lanzara, il Caffè Roma ed il Caffè Tripoli Italiana, poi Caffè Vittoria.

Il Vittoria deve il suo nome al proprietario, Vincenzo Venga. Questi aveva uno smisurato amor patrio. Il suo Caffè apriva i battenti sulla Piazza Libertà .

E qui è rimasto fino al 1939, quando la demolizione del Loggiato e della chiesa ha fatto cambiare il volto al centro di Avellino. Agli inizi del secolo bruciava ancora l’onta di Adua e ad Amba Alagi.

Da qui una campagna propagandistica a favore della politica coloniale che, nel 1911, conquista il bel suol d’amore di Tripoli. Le note della canzone colpiscono il cuore di Vincenzo Venga il quale battezza il Caffè in Tripoli Italiana.

Ma pochi anni dopo altri allori arridono alle baionette italiane. La Grande Guerra termina il 4 novembre 1918. L’ardente barista-patriota del Largo non indugia molto a celebrare l’avvenimento.Il nome dell’esercizio è subito tramutato in Caffè Vittoria.

In Piazza Libertà, oltre al Margherita e al Vittoria, ha avuto la sua sede il Caffè Roma, che,assieme al Lanzara di Corso Vittorio, è stato vero protagonista di singolari pagine di vita e costume.

Il Roma ha avuto sede nel palazzo de Conciliis.

Il Caffè Roma ha riunito al suo interno la più illuminata intellighenzia irpina della prima metà di questo secolo: Guido Dorso, Gaetano Perugini, Antonio Maccanico, Alfredo De Marsico, Alfonso Rubilli e tanti altri ancora, ricordati da Carlo Muscetta e Salvatore Pescatori.

Nelle sue sale fu annunciato il duello tra Guido Dorso ed il Federale di Avellino. La satira del medico Perugini era brillante e graffiante nello stesso tempo.

Dalle sale del Caffè Roma e del Lanzara uscivano colonne di articoli e pezzi di vera antologia dei giornali e delle riviste più in vista del momento, grazie alle penne di Augusto Guerriero il futuro Ricciardetto,Carlo Barbieri, Pellegrino Pellecchia, Guido Dorso, Adolfo e Sinibaldo Tino, Antonio Maccanico,nomi tutti ricordati da Giuseppe Pisano in un suo mirabile articolo apparso sulla terza pagina de "Il Mattino" qualche decennio fa, quando dalla facciata del Lanzara spariva l’insegna in Bodoni ramati per essere sostituita da quella di una banca.

Il Lanzara, situato in un punto strategico della città, prossimo alla Prefettura, al Comune e al vecchio Tribunale, entrò nel palazzo Solimene nel 1923, rilevando l’antico esercizio di tessuti dei Festa.

Il caffè dalla facciata Liberty divenne più che un luogo per gustare dolci e babà al rhum, cassate e gelati, un vero club, come racconta Carlo Barbieri. "foro e luogo d’incontro anche d’altri giovani più avanti di noi nell’età e negli studi più dotati e brillanti che non ci disdegnavano e con i quali era piacevole conversare: Montella, Amatucci, Preziosi, Wertemuller, Cottrau".

In tempi più recenti s’incontravano ai suoi tavoli Sindaci, come Michelangelo Nicoletti, Angelo Scalpati, Emilio Turco, Mimì Cucciniello e presidenti di Provincia, onorevoli e portaborse, postulanti e faccendieri, tutti immersi nei vapori sbuffanti delle macchine espresso che a getto continuo servivano profumati caffè al tavolo, al banco, e serviti negli uffici adiacenti, da camerieri divenuti anch’essi veri personaggi.

Con la scomparsa del Lanzara e degli altri Caffè è stato cancellato un brano non secondario della storia di una città di provincia. Molte di queste pagine videro la luce tra un sorso di caffè e un bicchierino di anice o di Strega, o di Pernot.