La Torre dell'Orologio di Avellino

di Barbara Matetich

L’attuale Piazza Amendola, al tempo dei Caracciolo, l’importante Piazza Centrale, ridisegnata e risistemata dall’architetto-scultore Cosimo Fanzago, è dominata dalla Torre dell’Orologio, che ha sempre costituito l’elemento caratterizzante della città di Avellino.

La tradizione, raccolta dallo storico avellinese F. Scandone, vuole che essa sia stata edificata su una torre dell’antica cinta muraria o addirittura eretta sui resti di un antico campanile.

Costruita intorno al 1650, essa è stata spesso attribuita al Fanzago, (il Pescatori addirittura affermava che fosse "costruita di pianta su apposito disegno…") presente in Avellino alla metà del’600 come consigliere di Francesco Marino Caracciolo, per il suo perfetto inserimento nell’immagine della nuova città ridisegnata dall’artista bergamasco, ma tale attribuzione non è supportata da documenti certi.

Della torre, la cui costruzione in origine era a due piani, di cui quello superiore aperto, il Pescatori ci fornisce una attenta relazione tecnica scrivendo: "Tutta la Torre è alta 36 metri, ha un basamento a bugne riquadre; il primo ordine architettonico è toscano con trabeazione mista a dorico, in pietra dura oscura; l’ordine superiore è corintio, di tufo misto a mattoni".

La costruzione che fin dalle origini appartenne all’Università, fu gravemente danneggiata dai terremoti del 1668 e del 1742, ma i primi interventi si ebbero soltanto nel 1783 con l’utilizzo di denaro pubblico che dotarono la struttura di un nuovo macchinario per l’orologio: un orologio a campane e una "diana" da suonare soltanto in caso di pericolo.

I restauri seguiti all’ultimo terremoto del 1980 hanno restituito alla cittadinanza una torre sapientemente recuperata all’antico equilibrio architettonico e, benchè la città non cessi di trasformarsi, la torre dell’orologio continua a campeggiare sul panorama circostante quale segno tangibile della nostra storia e quasi come punto di riferimento per l’evoluzione urbanistica di Avellino.