Il Palazzo della Camera di Commercio di Avellino

di Andrea Massaro

Nel 1971, il nuovo complesso edilizio di via Cassitto, nel cuore della Villa comunale di Avellino, accoglieva tra le sue mura la Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura del capoluogo irpino, si è trasferita, dopo una permanenza durata otto lunghi e fecondi decenni, dal Palazzo de Conciliis di Piazza Duomo.

L'approdo in questo vecchio e storico Palazzo era avvenuto il 1° luglio dell'anno 1891,a seguito dell'acquisto dell'edificio da parte della Camera di Commercio dalla famiglia de Conciliis.

L'ente camerale di Avellino, prima dell'acquisto del Palazzo de Conciliis, si era adattato in locali provvisori e di fortuna con tutto il conseguente disagio immaginabile.

Sorta con Regio Decreto n° 930, del 23 ottobre 1862, la Camera di Commercio e delle Arti di Avellino trova asilo provvisorio nel Palazzo del Municipio di Piazza Libertà essendo il Comune ancora privo di una sua sede, dopo la rovina dell'antica casa comunale di Via Strettola della Corte.

La cerimonia inaugurale, presieduta dal primo Prefetto di Avellino, il patriottico Cav.Nicola de Luca, fu tenuta nella sala delle adunanze del Consiglio comunale, da poco insediato nella nuova realtà politico-amministrativa della città dopo la plurisecolare attività svolta dal Decurionato civico, travolto dagli eventi unitari dell'anno prima.

Il primo Presidente che inaugura la lunga serie di sagaci amministratori dell'importante istituzione irpina, il Cav.Modestino Montuori (1803-1878), intuisce ben presto che la convivenza con il Comune non potrà durare a lungo. Da qui la necessità di trovare propri e confortevoli spazi per assolvere i compiti sempre più vasti che il nuovo ordinamento politico del paese andava affidando alla giovane istituzione. Questa prima difficoltà logistica trova soluzione provvisoria con la sede di Via Casale nel 1864 e, poi, con il trasferimento, avvenuto nell'anno 1875, nel Palazzo Salomone, in Via del Conservatorio delle Oblate, nel cuore commerciale dell'Avellino del secondo scorcio dell'Ottocento.

L'attività promozionale dell'istituzione delle Arti e del Commercio durante il periodo post-unitario e, specialmente, in quello umbertino, è ricca di fermenti propulsivi anche di carattere socio-politico.

Uno degli argomenti più significativi che la Camera di Commercio, così come le altre istituzioni di Avellino, prima fra tutte la civica amministrazione, dovette affrontare nel 1870 fu quello relativo alla soppressione del nostro Distretto Militare.

Tutto inizia con l'emanazione del Regio Decreto 13 novembre 1870, con il quale si stabiliva una nuova circoscrizione militare territoriale del Regno, prevedendosi n° 45 Distretti Militari in tutto il territorio. Con somma meraviglia degli avellinesi il nuovo decreto declassava Avellino a sede di Distretto Militare e poneva la struttura nella vicina Benevento, da pochi anni assurta a capoluogo di provincia. Senza indugi, il Sindaco Francesco Saverio Del Franco (1829-1871), alla guida della città nel biennio 1870-1871, convoca urgentemente in data 30 novembre 1870 il consiglio comunale di Avellino che tratta il seguente argomento: Petizioni al Governo per la sede del Distretto Militare. Seduta stante i consiglieri Villani,Trevisani sono incaricati di redigere il ricorso. La petizione, estremamente interessante è appoggiata dalla Camera di Commercio e dagli altri Enti della città. In particolare l'ente camerale, attraverso la bocca del Vice Presidente, Luigi Tulimiero ( 1832-1896), il 9 dicembre 1870 esponeva le sue proteste con l'affermare che:

"la Camera di Commercio ed Arti della provincia di Avellino sugl'incitamenti degli esercenti il commercio, arti e mestieri si è riunita al fine di indirizzare un sentito voto al Governo del Re, per scongiurare i danni derivanti dalla soppressione del Comando Militare in questo Capoluogo".

Anche il travagliato, defaticante e spinoso problema della ferrovia in Irpinia fu dibattuto, per più anni, nelle sedi camerali della nostra città trattandosi di un problema di primaria importanza per lo sviluppo economico dell'intera provincia.

Accanto a queste attività merita particolare plauso l'iniziativa assunta nel 1879 e reali nel 1882, con la istituzione del 20 marzo di quell'anno, della Scuola serale d'Arte applicata all'Industria, costituita in consorzio con il Comune di Avellino e con l'Amministrazione Provinciale. La scuola fu intitolata al nostro conterraneo Paolo Anania De Luca. Il prestigio di questa scuola fu assicurato, tra l'altro, dalla figura del suo direttore: il pittore "naturalizzato irpino" Achille Martelli (Catanzaro 1829-Avellino 1903). Nel novembre del 1884 lo scultore Raffaele Belliazzi è incaricato di insegnare modellazione, seguito l'anno dopo dall'Ingegnere Ferdinando Ricci.

Sulla "Gazzetta di Avellino" dell'11 febbraio 1886 si tessono le lodi di questa scuola per i risultati raggiunti in cos?poco tempo.

Nel corso del lungo articolo la "Gazzetta" riporta i lusinghieri successi della Scuola conseguiti a Torino.

Sotto la direzione del calabrese Martelli la scuola avellinese progredì nel disegno geometrico,architettonico e di macchine.

Innamorato di Avellino, il maestro Martelli tenne bottega in Via Conservatorio delle Oblate dove produsse molti lavori che si possono ancora oggi ammirare nei saloni di Palazzo Caracciolo, sede dell'Amministrazione Provinciale di Avellino,alla quale dispose, con testamento, il lascito di molte delle sue opere e di quelle dei suoi numerosi amici.

Frattanto Palazzo Salomone diventava troppo angusto e poco funzionale rispetto alle accresciute esigenze che la Camera di Commercio deve affrontare di anno in anno. Per questo fu disposto una minuziosa e accurata ricerca negli ambienti cittadini per trovare un edificio idoneo e, nel contempo, dignitoso per l'ente, ormai avviato a diventare un punto di riferimento per la vita economica, sociale e anche politica del capoluogo e dell'intero territorio provinciale.

L'occasione propizia si presenta al Presidente dell'ente camerale, il Cav. Carlo Amabile (1849-1920), quando gli eredi del defunto Giuseppe de Conciliis (1812-1890) decidono di vendere l'antico e gentilizio palazzo di Via Sette Dolori, la cui graziosa facciata si sporge con grazia sull'antica Piazza Duomo, nel cuore del centro storico di Avellino.

La decisione di vendere la proprietà di famiglia nasce dalla circostanza che nessuna delle tre sorelle de Conciliis, né tanto meno il loro cognato Pietrogiacomo de Conciliis (1851-1924), è interessata a conservare nel proprio patrimonio l'avito palazzo. Ciò è dovuto a vari motivi, non ultimo quello che il palazzo non poteva dividersi in quattro parti, quanti erano gli eredi. Inoltre, a nessuno dei quattro eredi conveniva prenderlo per intero, anche perché ognuno di essi possedeva case e palazzi in "luoghi migliori".

L'abbandono del Centro Storico dell'epoca data da poco meno di un secolo, da quando il nuovo status simbol della emergente borghesia è rappresentata dai palazzi al Corso Vittorio Emanuele II,dove rapidamente si sposta il baricentro della vita cittadina.

Non a caso, a giustifica della vendita, gli eredi de Conciliis dichiarano che

"il luogo dove è posto, così lontano dal centro abitato, non è sito ricercato, nè sarebbe riuscito facile venderlo se non si fosse trovato una pubblica amministrazione che ne avesse avuto bisogno per i suoi uffici".

A ciò bisogna aggiungere che nelle intenzioni del loro avo è disposto, per volontà testamentaria, che lo stesso palazzo sia attribuito per intero al coerede che offra un prezzo maggiore senza effettuarne la divisione in quattro parti, Cosa questa che avrebbe fatto deprezzare le quote e avrebbe stravolta l'unità complessiva dell'eredità pervenuta agli ultimi eredi a seguito di varie trasmissioni.

Questi saggi orientamenti si concretizzarono materialmente il 25 giugno 1891, quando nella casa del sig. Nunziante Testa (1862-1930), alla presenza del Notaio Ulisse Roselli, che esercitava nello studio di Via Seminario, a pochi passi dal palazzo de Conciliis, si incontrarono diverse persone dell'Avellino bene di quegli ultimi anni del XIX secolo.

Nel salotto del Cav. Nunziante Testa, che sarà Sindaco di Avellino nel periodo 1899-1902, si ritrovano, per l'occasione, il citato Cav.Carlo Amabile, in qualità di Presidente della Camera di Commercio ed Arti di Avellino, la signora Olimpia de Conciliis (1862-Roma 1937), moglie di Nicola Balestrieri (1852-1920); Amalia de Conciliis (1860-1932), moglie del padrone di casa, Nunziante Testa; Laura de Conciliis (1857-1923), unita in matrimonio al medico Carmine Pelosi (1847-1939). Completa il gruppo di famiglia il sig. Pietrogiacomo de Conciliis, vedovo della cugina Elena (1855-1890), sorella defunta delle sunnominate gentildonne. Pietrogiacomo rappresenta nell'atto di vendita il figlio minore Nicola (1879-1922). Frattanto Pietrogiacomo aveva sposato in seconde nozze Rosa Pellegrino ( 1862- 1901).

Giuseppe de Conciliis e Giulia Balestrieri (1828-1867) avevano visto nascere nel palazzo di Piazza Duomo oltre le quattro figlie sopra nominate anche Clorinda (1858-1923), Alfonso, nato a giugno del 1864 e morto dopo appena sei mesi e Maria Teresa (1865-1883). Le tre sorelle viventi al momento della vendita del palazzo, le citate Laura, Amalia e Olimpia, hanno ereditato l'immobile dal loro padre, il quale, a sua volta, l'aveva ereditato dai genitori Pietrogiacomo (1769-1853) e Giovanna Tango (1778-1831). Questa coppia, oltre a Giuseppe, avrà altri figli: Apollonia ( 1800-1875); Nicola (1802-1874); Pasquale (1808-1822); Gaetano (1813-1826); Modestino ( morto poco dopo un'ora dalla nascita, nel 1815) e Alfonso Maria ( 1819-1823). La grande mortalità infantile dell'epoca, come si vede, non risparmia nemmeno le famiglie agiate e benestanti.

Il Presidente della Camera di Commercio avellinese, Carlo Amabile, era stato delegato ad intervenire al rogito con atto deliberativo assunto dall'ente il giorno 4 maggio 1891, alla presenza dei consiglieri camerali Raffaele Genovese, Luigi Bellofatto, Luigi Belli, Diego De Vicaris Diego, Girolamo D'Anna e Carlo Valerio Attanasio. Assiste alla seduta il segretario Francesco Morrone. Il mandato conferito al Presidente lo vincola nel prezzo, fissato in lire 60.000 (sessantamila, poco più di 350 milioni di lire di oggi) e negli adempimenti formali, quali la richiesta di autorizzare l'acquisto attraverso Decreto Reale, le modalità di pagamento, la redazione della perizia e nelle altre incombenze esecutive necessarie al completamento dell'atto.

L'Ingegnere Ottavio Rossi (1841-1908), nota e chiara figura di professionista del capoluogo, al quale si devono, assieme al fratello Achille (1829-morto dopo il 1883,probabilmente fuori Avellino), numerosi interventi edilizi di Avellino, quali il piano regolatore, o meglio di ampliamento della città del 1883, la progettazione della Scuola Enologica ai Cappuccini, la riparazione del Teatro comunale di Piazza Libertà la costruzione del Mercato coperto, poi edificio delle Poste, all'imbocco di via Due Principati e altri lavori pubblici, eseguiti nella seconda metà del secolo scorso, in data 25 giugno 1891 rassegna al Presidente dell'ente camerale la perizia della proprietà con l'indicazione analitica delle singole parti costituite dal fabbricato, dal giardino e dalla dipendenza. Totale del valore fissato dall'Ingegnere Rossi lire 61.383 e centesimi 23.

Resta interessante la descrizione del sito e dei confini descritti dall'ingegnere nella sua perizia riportata in appendice.

Il contratto di vendita, stipulato dal rappresentante della Camera di Commercio e dai proprietari, fu subordinato ad una duplice condizione: che fosse approvata la deliberazione dell'ente in sede ministeriale e che il Tribunale di Avellino omologasse l'istrumento di vendita nell'interesse del minore Nicola de Conciliis. Entrambe queste formalità furono ben presto superate. Il Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio con nota n.22051, del luglio comunicava che Sua Maestà in data 3 agosto 1891, ha firmato il Decreto col quale si autorizza la Camera di Commercio ed Artigianato di Avellino ad acquistare il Palazzo de Conciliis di Piazza Duomo.

Il 20 ottobre 1891, su rapporto del giudice delegato, la Camera di Consiglio del Tribunale di Avellino omologava l'istrumento di vendita del Notaio Roselli del 25 giugno precedente nell'interesse del minore Nicola. Superate le poche pratiche formali, la sede di Piazza Duomo accolse già quell'anno la prestigiosa istituzione avellinese. Il palazzo camerale di Piazza Duomo prima di pervenire alla Camera di Commercio conobbe, nell'arco di pochi secoli, diverse vicende legate agli uomini e alla storia della nostra città.

Nel 1669, nella vicina terra di Sanseverino, nasceva Nicola de Conciliis. Alcuni decenni dopo questi decide di portarsi nella città dei Caracciolo ove si dedica all'arte della lana ed altre fiorenti attività. I suoi eredi eserciteranno lucrose arti e remunerative professioni. Il palazzo camerale è uno dei tanti palazzi che la famiglia de Conciliis ha acquistato o costruito nel corso dei secoli nel Rione Terra, sul mammellone del centro storico . Il Largo dei Tribunali vedrà uno dei suoi più belli palazzi anch'esso della famiglia de Conciliis. Un altro noto palazzo di questa famiglia, scomparso a seguito del terremoto del 23 novembre 1980, è quello che ha ospitato l'Ospedale Civile di Avellino dal 31 agosto 1848 al 5 novembre 1959. La storia di questo palazzo vede protagonista un altro membro della famiglia de Conciliis: il dottor Pietro Giacomo (1769 - 1853). Con atto del 12 gennaio 1847 del notaio Giuseppe Iandoli fu sottoscritto tra il Sindaco della città Don Cristofaro Rossi, Sindaco di Avellino dal 1847 al 1852, ed il proprietario, il citato Don Pietro Giacomo de Conciliis, l'atto con il quale il palazzo doveva servire al nuovo Ospizio civile. L'atto stabiliva il pagamento di 80 ducati, cifra del tutto simbolica, la quale fu accettata dal proprietario per la sua viva "premura di concorrere all'erezione dell'opera" dimostrandosi, così "quale filantropico e pietoso concittadino". Il suo posto oggi è occupato dal Teatro comunale. Un altro palazzo de Conciliis è entrato, per altri versi, nella storia della nostra città è quello di Donna Michela de Conciilis, oggi di proprietà comunale, adibito a Casa della Cultura.

L'isolato palazzo, di due piani, fu costruito col tufo di buona qualità che abbonda sulla collina ad opera dell'architetto Maria Luigi de Conciliis nel corso del Settecento. La fortuna del palazzo è legata alla breve permanenza nelle sue stanze del piccolo Victor Hugo in occasione del ricongiungimento col padre in Avellino, il colonnello Leopold Hugo, ivi trasferito a seguito della nomina a Governatore militare della provincia, in sostituzione del Digonet, avvenuta agli inizi del 1808. A rendere indelebile il ricordo fu certamente la vita movimentata del padre, già capo battaglione del Reggimento "Royal Corse", che negli anni tumultuosi dell'occupazione francese fu particolarmente impegnato nelle cruenti lotte intraprese dal regime francese contro il brigantaggio che funestava l'Irpinia ed il Sannio.

Al munifico gesto di Pietrogiacomo de Conciliis ha fatto seguito, sempre in favore dell'Ospedale, l'azione della benefattrice Michela de Conciliis. La nobildonna nacque ad Avellino, nel 1833,da Felice e Francesca Ronca. All'età di 22 anni, convolò a nozze con Francesco Antonio Rossi, ricco possidente di Lettere (Na). Rimasta vedova in giovane età nel 1864 sposò in seconde nozze, il medico Enrico Amabile, molto più giovane di lei. Nuovamente vedova e senza prole si dedicò alla beneficenza. Sofferente a causa di una grave malattia, con testamento olografo, chiamò erede universale di tutti i suoi beni l'Ospedale di Avellino. Nel 1865 la de Conciliis, nel fulgore della vita, aveva già predisposto analogo testamento a quello successivo, vergato il 6 settembre 1902. Tra i beni donati da donna Michelina figura il settecentesco palazzo di Largo Ospedale, ereditato dal padre Felice, il quale lo ebbe, a sua volta, dal padre Michele. Negli anni seguenti, il palazzo patrizio ospitò varie istituzioni di assistenza alla maternità ed all'infanzia sino a quando, rimasto abbandonato, ha conosciuto il degrado e la fatiscenza, acuitisi con i colpi dell'ultimo terremoto. Esso è pervenuto al Comune, al quale sono stati trasferiti gli immobili dell'Ospedale, a seguito della legge sanitaria n.883 del 23 dicembre 1978.

Le vicende legate al palazzo de Conciliis di Piazza Duomo, già Amoretti e Quartulli, che oggi vede il ritorno nella sua sede di alcuni uffici della Camera di Commercio di Avellino, s'intrecciano e si collegano con le vicende private e la storia di altre famiglie della città dei secoli scorsi.

Abbiamo visto, nelle pagine precedenti, l'evoluzione della proprietà di Piazza Duomo dell'ultimo secolo. Per i secoli precedenti ci dobbiamo affidare al fondamentale atto notarile del 12 settembre 1779, stipulato dal Notaio Vincenzo Santoro, il quale chiama in causa altre famiglie della città. Inoltre, sulle passate vicende di questo palazzo, giunge utile e opportuno il recente studio di Maria Grazia Cataldi e Ugo Tomasone, il quale dà un apporto notevole sugli intrigati avvenimenti che nel corso di tre secoli hanno interessato il Palazzo de Conciliis. Degna di encomio, inoltre, tutta la ricerca sull'argomento curata dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S. di Salerno e Avellino, eseguita con grande perizia da Maddalena Picone, studiosa e ricercatrice accurata, già nota per altri lavori.

Alla famiglia de Conciliis il palazzo pervenne soltanto nel 1788, quando Don Nicola de Conciliis lo acquistò all'asta dal signor Don Elia Quartulli, cittadino dello "Stato di Giffoni" ma dichiarato cittadino di Avellino a seguito della lunga permanenza nella nostra città unitamente alla sua famiglia.

E proprio il citato atto del Notaio Santoro del 12 settembre 1779, con il quale Don Elia Quartulli vende alla Congrega parte della proprietà necessaria a costruire la Cappella della Confraternita dell'Immacolata Concezione ci conduce alla proprietà originaria del palazzo che è quella della nobile e facoltosa famiglia degli Amoretti.

La famiglia Amoretti, la quale ha avuto un ruolo non secondario nell'economia della città vanta estese proprietà nel territorio di Avellino.

Molti membri della sua casata, tra il Sei e Settecento, sono stati Sindaci di Avellino. A cominciare da Francescantonio, che fu primo cittadino nel periodo 1637-38; Giovanni Vincenzo 1657-58; Francesco Antonio, 1660; Vincenzo 1661-62; Ludovico 1695-96 e poi 1699-1705. I nomi dei più rappresentativi esponenti di casa Amoretti di questo periodo sono scolpiti nel marmo della lapide che, ancora oggi, si può leggere nella chiesa dei Padri Cappuccini di Avellino.

Questa lapide fu apposta nel 1707, in occasione della morte di Donna Caterina de Luca, nipote del Capitano Curzio de Luca, nobile di Toscana. Donna Caterina fu madre di Don Francesco Antonio Amoretti, Barone di Pianodardine, di Don Ludovico consigliere del Duca di Mantova e dell'altro fratello, Don Nicola, Archidiacono del Capitolo della Cattedrale di Avellino, il quale fu pure Vicario Generale della diocesi di Avellino. I fratelli Amoretti sono dichiarati, nella lapide, "nobili mantovani,romani e napoletani". Un altro membro di questa famiglia, Don Giovanni Vincenzo, è stato Cimeliarca presso la Cattedrale di Napoli. Questa lontananza non gli impedisce di curare i suoi affari che esercita in città attraverso il suo agente Girolamo Losito, nonché ad opera del proprio procuratore, il Dottor Don Vincenzo Festa.

Gli Amoretti ebbero a cuore l'aspetto del centro storico dove avevano fissato la loro dimora. Nel palazzo di Piazza Duomo, ricorda la Cataldi nella sua recente ricerca, la famiglia ospitò nel 1630 l'Infante di Spagna, Maria, qui giunta in visita alla vedova del principe di Avellino, Marino II Caracciolo.

Il palazzo Amoretti di Piazza Duomo vedeva, inoltre, al suo interno altre famiglie che concorreranno a segnare la storia di Avellino. Nel 1743 - 45 vi troviamo, infatti, la numerosa famiglia di Ciriaco Greco il quale era l'affittatore e custode per conto del proprietario dell'epoca, Don Gaetano Amoretti. La disponibilità di danaro degli Amoretti li spinge ad intervenire nell'opera di risanamento dell'area urbana circostante la Cattedrale dopo il rovinoso terremoto del 1732, acquistando proprietà contigua alla loro, come quella del Monte Fratese e dei fratelli Galasso. Il Palazzo Amoretti il 14 agosto 1767 viene venduto a Don Elia Quartulli per 1600 ducati. Il Quartulli abitava nel palazzo di "Largo Vescovado", tra la Cattedrale ed il Seminario,palazzo che fu abbattuto per meglio sistemare Piazza Duomo. A convincere Don Gaetano Amoretti a cedere il secolare palazzo fu il Vescovo Mons. Giacchino Martinez (1760-1782), il quale spiegò tutta la sua abilità per venire incontro ai desideri di Don Elia Quartulli e di suo zio Don Nicola. Passato dagli Amoretti ai Quartulli l'edificio conoscerà ulteriori passaggi negli anni a venire. Come innanzi detto, il 12 settembre 1779 la Confraternita dell'Immacolata Concezione comprava una parte, sul lato occidentale, della proprietà. In quel giorno troviamo dal Notaio Vincenzo Santoro, oltre al proprietario Don Elia Quartulli,diverse altre persone: Don Giuseppe Guerriero e sua moglie Gironima Zaccaria, il Priore dell'Arciconfraternita Modestino Guerriero, il primo e secondo Economo della stessa Confraternita, Saverio Cesa e Carmine Franza,e la Magnifica Olimpia Frodio, Priora del Monte dei Maritaggi della "sezione" femminile della Confraternita della Santissima Concezione. Sono presenti , ancora, Don Pasquale de Conciliis fu Tommaso e Don Giacomo Visconti.

Le Cappelle della Confraternita dell'Immacolata Concezione e della Congregazione dell'Annunziata, congiunte lateralmente al Palazzo de Conciliis, unitamente alla cappella della Congregazione del SS. Sacramento, scomparsa da molti decenni per far luogo all'orribile casa canonica del Duomo, sono intimamente legate alla storia che si è accompagnata per più secoli all'ufficio camerale.

La Confraternita dell'Immacolata Concezione, attuale proprietaria della cappella detta di S. Biagio, ebbe la sua sede fino al 1768 nel Convento dei Minori Conventuali di Piazza Libertà. A seguito di insanabili controversie sorte con i frati, i responsabili della Confraternita lasciarono il chiostro e si trasferirono nella Cattedrale. Anche questa nuova soluzione non garantiva libertà di azione alla pia congregazione, specialmente in ordine alle sepolture, per cui fu giocoforza acquistare un proprio edificio. La scelta cadde su una porzione della stessa proprietà che pochi anni prima Don Elia Quartulli aveva comprato, unitamente al Vescovo Martinez, dal Marchese Don Gaetano Amoretti.

La facciata della Cappella dell'Immacolata Concezione fu disegnata dall'Architetto Oronzo de Conciliis e costruita nel 1780.

L'altra cappella, quella della Congregazione dell'Annunziata, risale agli inizi del xv secolo. Il 29 giugno 1422 il notaio Angelo de Vingo, di Candida, roga un documento nel quale si accorda alla Confraternita il "diritto di erigere nella Cattedrale una cappella con le relative sepolture". Agli inizi del XVII secolo la stessa Confraternita, sotto il titolo dell'Ave Gratia Plena, edificava una nuova Cappella sulla destra del Palazzo Amoretti, lungo il Vicolo Sette Dolori.

Frattanto, la fortuna volta le spalle a Don Elia Quartulli che, a seguito di un dissesto economico, nel 1788, pone all'asta la casa che fu dei marchesi Amoretti. Il palazzo arriva, così nelle mani di Don Nicola de Concilis e va ad impinguare il già solido patrimonio immobiliare di questa famiglia la quale, agli inizi dell'Ottocento, vanta già diversi rami.

Come primo intervento Don Nicola de Conciliis completa l'appartamento che non è stato ancora del tutto costruito sulla Congrega dell'Immacolata. Questo appartamento risentirà così come le altre parti del palazzo, i gravi danni del terremoto del 26 luglio 1805, il noto terremoto di S.Anna, molto funesto nella zona del Duomo e del Seminario. Nel 1810, in occasione della divisione della proprietà tra Don Nicola de Conciliis e suo figlio Pietro Giacomo, il Notaio Nicola Tulimiero si inoltra nei diversi edifici che i due proprietari posseggono in Avellino. Arrivando nel Largo del Vescovado, il notaio Tulimiero descrive la "casa palaziata" che è poi, l'abitazione dei de Conciliis, padre e figlio. La "casa palaziata di Largo Vescovado rattrovasi nel fronte di detto Largo giusto sul lato destro della Cattedrale". Così apre la descrizione il Notaio Tulimiero che continua minuziosamente in altre quattro fitte pagine concludendo che il valore da attribuire al Palazzo, al netto del peso fondiario, possa essere fissato in 2970 ducati.

Don Nicola de Conciliis (1743-1819), vedovo di Apollonia Pelosi, teneva molto a questo Palazzo. Tanto è vero che il 25 gennaio 1819, cinque mesi prima della morte, rassegnava al Notaio Lanzetta le sue ultime volontà col ribadire con forza la futura integrità del palazzo anche a costo di venderlo al migliore offerente qualora non si fosse trovato un erede disposto a tenerlo tutto per sè. Questa volontà sarà determinante a farlo pervenire alla Camera di Commercio ed Artigianato di Avellino, merc? l'atto del 25 giugno 1891.

Di questo fabbricato, ha scritto Brogna in un articolo apparso sul settimanale "Cronache Meridionali" nell'estate del 1995, si conosce attraverso documentazione fotografica la situazione presisma, ovvero il prospetto conseguente al restauro operato negli anni '30 di questo secolo, ed il prospetto esistente prima. Il restauro degli anni '30 modificò radicalmente il vecchio prospetto. Fu dato maggiore risalto all'aggetto dei balconi, che furono dotati di ringhiera di nuovo disegno, fu variata l'ornamentazione dei balconi dotandoli di cornici di nuovo disegno, fu sagomato ad arco il cornicione sul balcone centrale per dare imponenza e risalto alla sua cornice, furono modificati i quattro vani di accesso ai locali di piano terra adattandoli a finestre, fu inventato il bugnato per qualche segmento del piano terra.

L'istituzione camerale e la Scuola d'Arte hanno condiviso per molti anni gli spazi e le stanze del vecchio palazzo. Nel 1895 la Scuola fondata da Martelli veniva trasformata in Regia Scuola d'Arti e Mestieri per passare,a seguito del D.L. 13 giugno 1918, in Regia Scuola Industriale.

Nel 1962 troviamo il Sindaco di Avellino,Michelangelo Nicoletti,interessare il Parroco del Duomo,il Rev.Don Mario Picariello, al fine di ottenere in fitto alcuni locali dell'ex chiesa adiacenti alla Scuola Statale d'Arte per adibirli ad aule scolastiche.

Quest'atto,firmato da Nicoletti e Don Mario Picariello,fu autorizzato dalla Giunta Municipale di Avellino il 10 febbraio 1961. Un decennio dopo,come detto, la Camera di Commercio si trasferisce in Via Cassitto, nel nuovo edificio progettato dall'Architetto Francesco Fariello.

Sarà ancora una scuola,dal futuro brillante,a trovare nuova accoglienza nel palazzo di Piazza Duomo. Nella primavera del 1971,ad un anno dalla nomina di Antonio Aurigemma a Sindaco di Avellino,la città avverte la necessità di avere un Conservatorio musicale. Da qui l'iniziativa assunta dalla Giunta Municipale in data 3-5-1971,con atto n°638,di inoltrare al Ministero della P.I. la richiesta per l'istituzione in Avellino di un Conservatorio musicale. Accolta la richiesta,il Sig.Ettore Maggio viene nominato Commissario Governativo del Conservatorio che,più tardi,sarà intitolato al grande compositore di Aversa,Domenico Cimarosa.

Agli inizi del 1972 gli ambienti di Palazzo de Conciliis assegnati per aulei al Conservatorio comprendono 14 aule, una sala concerto, una sala ristoro nonché lo studio per il Direttore, per il Commissario-Presidente e gli Uffici di segreteria.

Un decennio prima, esattamente il 3 settembre 1961, il citato Sindaco Nicoletti annunciava la posa della prima pietra di molti edifici scolastici del campus di Via Tuoro Cappuccini. Tra questi figura anche quello che alcuni anni dopo accoglierà la Scuola Statale d'Arte che lascerà dopo un secolo, il vecchio e storico Palazzo.

Alcune trattative intercorse tra il Comune di Avellino e la Camera di Commercio per la vendita del palazzo, frattanto, non andranno in porto. A cacciar fuori dalle sue mura, invece, il Conservatorio musicale sarà il terribile terremoto del 23 novembre 1980 che sarà però anche occasione di nuova vita del Conservatorio e del Palazzo de Conciliis.

Lo stato dell'edificio del post sisma si presenta estremamente grave. Beneficiario degli interventi della Legge 219 del 1981, viene affidato alla perizia e alla competenza di due valenti professionisti: l'Ing. Carmine Fumo e l'Arch. Elvio Speranza,i quali presentano un progetto che sarà modificato nel corso dei lavori.

L'attuale Presidente della Camera di Commercio, Elio Iannuzzi, ha seguito con trepidazione le ultime fasi dei lavori di recupero e di restauro del palazzo che sono stati eseguiti con pari bravura e perizia dalla Impresa di Arcangelo Iapicca.

A lavoro ultimato il Palazzo de Conciliis di Piazza Duomo ritornerà per volere dello stesso Presidente Iannuzzi a svolgere un ruolo di primaria importanza nel Centro storico il quale, sicuramente, risentirà del fascino e della storia plurisecolare di cui sono impregnate le mille pietre che lo sorreggono.

APPENDICE

DESCRIZIONI DEL PALAZZO NEI SECOLI
...Asserisce il detto Dottor Sig.Don Vincenzo Festa come possedendo detto suo Marchese Sig. Principale (il Marchese Don Gaetano Amoretti), tra l'altri beni stabili da vero Signore e Padrone nel ristretto di detta Città (di Avellino) un Palazzo di Case sul luogo detto al Vescovado consistente in due piani oltre del piano terreno con Cantina, e con tre pezzi di Giardino attaccati a detto Palaggio che si distendono fino al fiume detto de Recupo, ed un altro Comprenzorietto di case consistendo in tre bassi e tre stanze superiori con cantina di sotto attaccato al detto Palazzo ed oltre a ciò una piccola pianta che si pretende dal Mag.co Notaio Don Giuseppe Guerriero, ed anche contigua al Palazzo ridetto e dippi?un'altra pianta anche nel medesimo luogo e quello proprio che era del Rev.do Don Innocenzo Galasso, ed acquistata dal fu Canonico Cimiliarca Don Vincenzo Amoretti, con istromento de due dicembre 1747 per mano del notaio Carlo Ottaviano...

Atto di vendita di Gaetano Amoretti a Mons.Martinez e Don Elia Quartulli.Notaio
P. De Conciliis,14 agosto 1767.

...Nel largo del Vescovado di detta Comune (Avellino), rattrovasi una casa palaziata che è quella di loro proprietà ( de Conciliis Nicola e figlio Pietrogiacomo), e che è quella di loro propria abitazione e che si descrive in generale, come segue: Nel fronte di detto Largo giusto nel lato destro della Cattedrale, rattrovasi il vano di Portone di detta casa fornita con mostra di travertino bianco tutto intagliato, e con uscio di legname in buono stato.
Laterali ad esso esistono quattro competenti bassi terranei, due alla dritta, e due alla sinistra, ornati parimenti con mostra di travertino, circolari al capo di sopra, e forniti di simile uscio. Li due alla dritta rattrovansi fittati, gli altri alla sinistra si tengono per proprio uso. Dal suddetto portone si entra nell'Entrone coverto da volta di lamia di fabrica molto danneggiata, ed ha il pavimento basolato e selciato.
Da questo, mediante vano arcato, si passa in un cortile scoverto, similmente basolato, ed inselciato. In questo nel lato dritto vi sono due vani di porte ornati, uno di travertino, e l'altro di pezzi grandi di tufo bianco, e con usci corrispondenti. Di questi, il primo introduce in una stalla con quattro porte coverte a travi con pavimento selciato, l'altro in una rimessa, nella quale evvi un fosso cinto di fabrica addetto per conserva di neve. Nel lato sinistro vi sono due consimili vani, che introducono, uno in altra rimessa, anche coverta a travi capaci di due legni, e l'altro, formando calata principale, introduce in una cantina. Questa è sottoposta a sette stanze superiori, ed è divisa in diversi membri, e coverta per la maggior parte da volta di fabrica. In questa cantina si discende per un altra calata, che è nel lato opposto della prima, e per una terza calata ancora, che sporge sul Giardino. Nella medesima abbiamo osservato tutti i fusti, che vi sono, la diversa loro misura, e qualità per la maggior parte con cerchi di ferro, ed in buono stato, ed alcuni, che han bisogno di qualche riattamento. In testa di detto Cortile incontrasi un cancello di ferro sostenuto da due pilastri di travertino, dissestati al quanto dall'ultimo Tremuoto. Da detto cancello si ha l'ingresso in una piccola pianta di Giardino piantato di alcune viti, mal tenuto, e ruinoso, per una mossa fatta dal muraglione principale, che ne sosteneva col suo dorso il terrapieno, muraglione seriamente lesionato, ed incapace di essere addetto nuovamente all'antico uso. Vi sono ancora nel Cortile due piccioli vani laterali al muro, che dà l'uscita all'Entrone, il primo de' quali alla dritta introduce in un camerino sottoposto alla descrivenda grada per uso di ripostiglio di carboni; l'altro alla sinistra introduce in un magazzino distribuito in tre compresi, framezzati da Archi di fabrica, coverti a travi, e pavimentati con lastrici di lapillo. Oltre detti descritti membri nell'istesso pianterreno vi esistono altri due bassi, che attaccano col suddetto Giardino, e due soprani, ai quali si ha l'ingresso da un vicoletto a fianco alla chiesa della Concezione, che rattrovansi fittati. Ritornando nell'Entrone, vicino la scala incontrasi un altro picciol vano, che introduce al un altro Camerino sottoposto alla medesima. Per questa, mediante due rampanti con dieci scalini di travertino, intermezzati da due riposi, e questi divisi pure da due scalini, si monta in un terzo riposo a livello dell'appartamento. Dal primo rampante, e dopo del primo riposo della descritta scala,incontrasi altro picciolo vano di porta, che introduce in una stanza matta, sottoposta all'appartamento, ed in seguito in una cucinetta, dalla quale per mezzo di una cateratta si discende in un bassolino per uso di gallinajo, parte coverto, e parte scoverto. Dall'ultimo riposo della succennata Scala, che prende lume dal Cortile si passa nell'appartamento. Questo è distribuito in tredici stanze, cucina, e camerini, tutte pavimentate di mattoni. Li muri di queste stanze vedonsi rustici, e le contignazioni, alcune coverte da tele senza esser ingessate, nè dipinte, talune altre nude, ed altre con vecchie incartate. Da questo appartamento, e da due opposte stanze di esso si ha l'uscita in una balconata di fabrica in parte caduta, e riattata interinamente con tavoloni di legno, difesa da parapetto di ferro, e che v?a corrispondere nella scala. Questa continua nell'istesso ordine fino a montare nell'appartamento, che esisteva prima del noto Tremuoto del 1805; che dovette dopo del medesimo, per aver sofferto dei guasti irreparabili, diroccarsi, ad eccezione di due sole stanze, che furono meno patite. Nel pavimento di tale antico appartamento si è costruitto ora un nuovo suppenno, che forma la covertura del solo, che ora esiste. Questa tal covertura attacca, e continua con altra, che giace ora sè detta Laical Congregazione della Concezione s?della quale si estendeva per altre cinque stanze il sudetto secondo antico appartamento; avvertendosi di essersi riservato il dritto da detti Signori Padre e Figlio de Conciliis, di riedificare s?detta Congregazione, in forza di convenzione stipulata con istromento del 29 dicembre 1805 per Notar Antonio Tango di Avellino. Per commodo di questo edificio evvi una conserva di acqua, che ne riceve da quelle dell'istesso Commune, per mezzo di sotterranei acquidotti, dalla quale si elevano in due angoli opposti due boccagli di fabrica, donde si attingono le acque di essa. Questo edificio, parte a causa della sua antichità e parte delli guasti sofferti, vedesi nelle sue fabriche, e principalmente nelle lamie generalmente patito, nè suscettibile a sostenere nuovamente il peso di altro appartamento superiore...

Protocollo Notarile di Nicola Tulimiero, Anno 1810.


Tutta la proprietà in esame è costituita da un fabbricato, da un giardino e da una dipendenza e confina con la Piazza del Duomo e con la via Sette Dolori, con le Cappelle delle Congreghe dell'Annunziata, della Concezione e del SS. Sacramento, con proprietà dei signori Imbimbo, Tulimiero, Petitto, De Conciliis Nicola di Pietrogiacomo, De Conciliis Rosina con l'Ospedale ed Orfanotrofio Maschile di Avellino. Il fabbricato è riportato nel catasto all'art.255 in testa a De Conciliis Giuseppe fu Pietro sotto il numero di mappa 305 per l'imponibile netta di ?. 750,00 col contributo di ? 220,90.
Il giardino fa parte del fondo Cappuccini della Eredità De Conciliis il quale è riportato in testa a De Conciliis Giuseppe di Pietrogiacomo al folio 2991 Serie C. n°1028 per l'estensione di moggio uno e misure dieci di seconda e misure nove di terza Classe e per l'imponibile complessiva di ? 65,65.
Il fabbricato è costituito da una cantina alla quale si accede tanto dal giardino che dal passaggio tra le Congreghe del SS.Sacramento e della Concezione e lo quale si estende sotto la parte occidentale dell'edificio; da un pianterreno esteso quanto il primo piano, da un ammezzato il quale si estende sotto la parte del primo piano prospiciente nel passaggio soprascritto, dal primo piano indicato nella planimetria annessa, e da un quartino incompleto al 2° piano sulla parte occidentale dell'edificio che prospetta nel cortile ed al quale si accede dall'interno del primo piano.
Dal fabbricato dipende il passaggio al quale più volte ho accennato e lo spiazzo che trovasi in fondo al passaggio medesimo, ed alla casa stessa è annesso il dritto di elevare fabbriche sulla contigua Congrega della Concezione. Il giardino di superficie mq.5594,00, pari a moggio 1 e mis.8, può considerarsi divisa in due appezzamenti l'uno perfettamente piano ed adiacente alla casa di estensione mq.1159, pari a misure 7, l'altro in seguito al precedente in forte pendenza dal sud al nord di superficie mq.4435, pari a moggio 1 e misura 1. Pel sottosuolo del giardino stesso passa il corso lurido proveniente dall'Ospedale ed Orfanotrofio e che terminato al suo capo inferiore da un arco in fabbrica al confine con la sottoposta proprietà del Signor De Conciliis Nicola di Pietrogiacomo si scarica nella proprietà medesima...

Relazione di stima dell'Ing. Ottavio Rossi del 25 giugno 1891,allegata all'atto di vendita del Notaio Ulisse Roselli.

FONTI E BIBLIOGRAFIA


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Avellino. Le Piazze Dimenticate, a cura di, M.G.CATALDI e U. TOMASONE, Avellino, Anno 1996