La Fiera di San Modestino

di Andrea Massaro

Per più secoli, la Fiera di S. Modestino ha richiamato in Avellino numerose persone che nei quattro giorni dello svolgimento, dal 10 al 14 giugno, si accalcavano nel Largo dei Tribunali, alla Strada nuova per Salerno e al Largo dei Due Principati.

Una delle ultime fiere, di una certa importanza, è stata senz’altro quella tenuta nel 1835.
Per tale anno, infatti, i documenti superstiti ci hanno lasciato precise testimonianze. La Fiera prende l’avvio con un manifesto del primo maggio 1835 con il quale il Sindaco, Pasquale del Franco, notifica la celebrazione della Fiera, "Sovranamente autorizzata, fregiata del nome del Protettore San Modestino".

Il Sindaco non manca di sottolineare che i "commercianti, e gli avventori, rattroveranno accoglienza, ed urbanità negli abitanti, sicurezza nelle strade, e protezione presso l’Autorità". Un modo, questo, per invogliare a partecipare alla "quattro giorni" avellinese. Alla Fiera si dà la massima pubblicità con l’invio di manifesti ed avvisi nelle località vicine come Cervinara, S.Martino, Bonea, Montesarchio, Rocchetta S. Antonio, Pietralcina, Paduli, Mirabella, ecc.

Il 26 giugno 1835 il Decurionato tiene un’apposita seduta con lo stanziare una somma di ducati 6,20 spesi per l’esecuzione della Fiera "gravitanti nel fondo delle imprevedute".

Una parte della somma serviva a pagare i "Tamburi, Pifferi ed altri", inviati a girare per la città durante i quattro giorni della Fiera, per il "solito annunziativo".

Analogo tentativo riuscito al Sindaco Pasquale del Franco è quello dell’anno seguente. Anche la Fiera del 1836 vede la presenza di numerose persone in Avellino per rifornirsi delle tante mercanzie esposte al Largo dei Tribunali ed in quello dei Due Principati.

I segni del declino della fiera cominciano, però, a farsi evidenti col passare degli anni.

Già nel 1835 il Sindaco Del Franco si rivolge all’Intendente di Avellino comunicando che il "Comune ha il diritto di fare una Fiera all’anno, e tutto che per l’innanzi si fosse eseguita dal 4 al 14 di ogni mese di giugno pare per maggior comodo di pubblico attualmente si pratica dal 10 al 14 dello stesso mese. In essa Fiera - sottolinea il Sindaco di Avellino - vi è un vistoso commercio di animali vaccini, e di altre specie".
Sarà stata questa,sicuramente, una delle ultime Fiere tenuta in città in onore del Santo Patrono, il "Glorioso San Modestino".

Col passare degli anni l’usanza cade nell’oblio destinata successivamente a scomparire del tutto.

Eppure la Fiera di San Modestino in Avellino vanta secolari tradizioni. La data della Fiera, sin dalla sua istituzione, è variata più volte.

Durante gli anni di governo della Contessa Maria de Cardona e del marito, Francesco d’Este, la coppia riuscì a ripristinare la Fiera di San Modestino, concessa nel periodo angioino prima dalla Regina Giovanna I (1343-1382), e confermata poi da Ladislao (1399-1414), ma non più praticata per molti anni.

Da Bruxelles, il giorno 12 maggio 1549, l’imperatore Carlo V firmava il Regio Privilegio istitutivo di una Fiera cittadina, celebrata in onore di San Modestino, che iniziava il 23 giugno e terminava il 5 luglio.

Durante lo svolgimento della Fiera, per speciale concessione del feudatario, il Sindaco della città assumeva la carica di "maestro di fiera". Unitamente agli Eletti (Assessori) esercitava, ancora, la giurisdizione penale, civile e amministrativa nei luoghi indicati a contenere la Fiera stessa..

Lo storico Francesco Scandone, nella sua Storia di Avellino, (vol. III), riporta numerosi documenti riferiti all’età moderna, nei quali appaiono, per più secoli le vicende legate alla Fiera di San Modestino e all’investitura concessa al Sindaco dai vari Principi della famiglia Caracciolo.

In particolare, l’assegnazione fatta da Marino Caracciolo il 3 maggio 1622 al Sindaco in carica, il cavalier Modestino de Angelis, merita di essere riportata:

Marino Caracciolo Principe etc. a Don Diego Pages, gubernatore della mia città di Avellino. Perchè in virtù di decreto della Regia Camera della Sommaria compete a nui la giurisdizione della fiera di San Modestino, che ogni anno si fa in codesta nostra città, et essendo noi stati supplicati da quella Comunità che volessimo permettere al Sindaco et Eletti potessero durante il tempo di detta fiera esercitare la giurisdizione in detta nostra città, siamo rimasti contenti per questa volta compiacerli. Pertanto ve dicimo et ordinamo in virtù della presente, che ad ogni richiesta di essi Sindaco et Eletti, permettiate che durante il tempo della fiera principale del glorioso San Modestino possino esercitare la giurisdizione senza però pregiudicare alcuna delle mie ragioni etc. Data in Napoli, li 3 di maggio 1622. - Il Principe di Avellino.

L’investitura concessa al Sindaco della Città si mostrava visibilmente alla popolazione anche con un cerimoniale di grande suggestione. In proposito Mario Sarro, studioso di valore e Direttore della Biblioteca provinciale di Avellino fino a circa un trentennio fa, ha lasciato una esauriente descrizione dello speciale rituale. "Simbolo di tale prerogativa" ha scritto il Sarro - "era il lungo bastone della giustizia e lo stendardo della Fiera che venivano consegnati al Sindaco dal Governatore nel Cortile del Castello; e la solenna cerimonia dava luogo ad una sfarzosa e pittoresca cavalcata, come avveniva a Benevento in occasione della Fiera di San Bartolomeo".
Il lungo bastone consegnato al Sindaco quale testimonianza del potere conferitogli, aveva il fusto ed il pomo dorato.
A consegnare il "baculum Justitiae", così si chiamava questo scettro urbano, sarà stato sicuramente anche l’illustre letterato napoletano del Seicento Gian Battista Basile, (1575 c. - 1630c.), autore del Pentamerone, o Cunto de li Cunti, Governatore prima di Zungoli (1618) e poi di Avellino, al servizio del principe Marino II Caracciolo.
La Fiera, come abbiamo ricordato, ha avuto alterne vicende di popolarità.
Nel 1741, dopo una lunga pausa durata circa un trentennio, il Sindaco e gli Eletti chiedono il ripristino della stessa secondo quanto si legge nel seguente documento, riportato dallo Scandone:

- 1741,maggio, 21. -"Avendo il sindaco et eletti della università della città di Avellino...esposto a V.M. come Regio Privilegio dello imperatore Carlo V de’ 30 aprile 1549 fu concesso a detta città il permesso di celebrare un mercato seu fiera dalli 23 di giugno per tutto il 5 luglio di ciaschedun anno con la stessa facoltà, potestà, e preminenze di quella si celebrava nella città di Lanciano ed altre Terre del Regno, e che per essersi riconosciuto più espediente celebrarsi la detta fiera dalli 4 e per tutto li 15 giugno di cadaun anno, a supplica di detta città, porretta a Re Filippo II, in tal conformità ne ottenne sotto li 31 maggio 1558 il Regio Privilegio, che ha avuta la sua esecuzione, ma che da circa anni 30 a questa parte non si era la detta fiera celebrata per transazione del governo pro-tempore di detta università, però dal Sindaco pro-tempore, ed in sua mancanza dagli eletti, servata sempre la prerogativa del grado, si è esercitata la giurisdizione civile, criminale e mista, dalli 4 e per tutto li 15 giugno, precedenti lettere patentali degli utili padroni di questa città...".

Lo "stato discusso" (bilancio comunale) del 1741, nel quantificare la considerevole spesa annua che si spende per la festività di San Modestino (500 ducati), descrive con dovizia tutte le fasi della festa che prevede "musica sontuosa", spari di "mortaretti", suoni di "trombettieri", ecc., così come citati qui appresso nel documento contabile di metà Settecento:

Per la festività di San Modestino, principale Protettore, che si fa dalla città a 10 giugno, con grande aspettativa del popolo, così cittadini come forestieri, annui ducati 500, e si spendono cioè per musica sontuosa, che viene da Napoli; per apparato sontuoso, che viene da Napoli; per fuochi artificiali, numero otto; sparo di mortaretti; polvere; trombettieri; processioni n.2, col trasporto di tutte le statue nella chiesa dove dimorano la notte; per associamento di tutto il clero secolare e regolare; guardie di dette statue e sacerdoti nella notte; accomodo di strade, dove passano dette processioni; e perchè in detta festa vi concorrono molti forestieri ed altro.

Come abbiamo visto, un secolo dopo, sia pure limitata a quattro giorni, la Fiera di San Modestino si celebra ancora in Avellino.

Negli anni seguenti, specialmente quelli appartenenti al recente passato, hanno visto la festività di San Modestino ridotta soltanto a solennità religiosa.
Un rilancio della festività del Santo Patrono è venuto, inaspettatamente, anche dalle organizzazioni sindacali che da una ventina d’anni, hanno ottenuto il riconoscimento della festività patronale giorno festivo a tutti gli effetti, con la chiusura di fabbriche, uffici e scuole.

E’ augurabile, che nell’opera culturale di recupero della tradizione di questi ultimi anni, la festività di San Modestino riesca a dare nuovo impulso alla crescita sociale e umana alla città ed ai suoi abitanti.