Chiese, Palazzi e Monumenti a Villamaina.

  • Le Chiese di Santa Maria della Pace e di Sant’Antonio, distrutte dal sisma del 1980 e ricostruite, riservano interessanti sorprese al visitatore attento, come il monumento funebre di Annibale Caracciolo, di epoca rinascimentale, oltre ad alcune tele di pregevole fattura.
  • La Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli fu edificata dopo la peste del 1656. Chiusa al culto dal 1923, conserva, oltre alla tela raffigurante Santa Maria di Costantinopoli. un interessante dipinto attribuito alla scuola del Solimena, raffigurante la Madonna, San Pacco e San Sebastiano martire.
  • Dopo la ricostruzione portata a termine nel 1991, sono nuovamente visibili, nella piazza principale del paese la Chiesa di San Rocco nella quale si conserva una tela del XVIII secolo raffigurante le Anime dei Purgatorio, e l’annessa Torre dell’Orologio.
  • In un angolo della stessa piazza è conservata un’interessante epigrafe che esalta i meriti dell’illustre concittadino Gaetano Gussone, botanico di fama.
  • Il Palazzo Baronale dei Sanfelice è stato quasi del tutto ricostruito, risultando così completamente diverso dalla preesistente struttura.
  • Un elemento architettonico interessante è costituito dalla Torre di Barbanera, ora inserita in una struttura privata ma forse un tempo appartenente alla cinta muraria di un castello medioevale andato distrutto.
  • Le Terme di Villamaina

    Nel piccolo, ma fertile agro di Villamaina un tempo si producevano in abbondanza grano. granone, vino e olio. Oggi notevole è la produzione di ortaggi, uva e frutta. E abbastanza praticata anche La zootecnia con la conseguente produzione di carni, latticini e lana.

    Un posto di rilievo meritano le Terme di San Teodoro, intitolate al duca di San Teodoro, le cui acque minerali sulfureocarboniche termali (28-30 gradi) venivano utilizzate per lini terapeutici già alla fine del Settecento.

    Ritenute le più famose della Provincia di Avellino, le terme si sono dimostrate efficaci nella cura delle malattie reumatiche e delle dermatiti, tanto che alla fine dell’Ottocento erano frequentate da almeno trecento ospiti all’anno.