Andar per Teatri ad Avellino...tanto tempo fa
di Erennio Mallardo
La grossa costruzione di piazza Castello ci induce a parlare di quel periodo che - in fatto di spettacoli - lanciò molto in alto la nostra città.
La piazza venne dominata, fino agli inizi del XX secolo, dal glorioso "Comunale"; poi dal 15 luglio 1911 iniziò l'attività anche il "Giordano" in corso Vittorio Emanuele II.
Tra i due teatri (preferiti dal pubblico medio-alto) si era inserito un locale "popolare", che apriva le porte alla via dei Due Principati, sul lato destro in direzione Bellizzi, immediatamente prima del ponte a doppia arcata.
I costruttori (i Carlantonio) lo chiamarono "Politeama"; ma la gente gli affibbiò il nome di "barraccone".
Quando salì sul trono d'Italia il nuovo re, il "barraccone" fu ribattezzato come "Vittorio Emanuele III".
Negli anni 20 (il "Comunale" era già uscito di scena) al "borgo" si inaugurò il "Nuovo"; ma terminò i suoi giorni il 7 luglio 1928 in seguito ad un incendio che lo ridusse in cenere in venti minuti.
Rimase sulla breccia la "sala Roma" (faceva ovviamente solo cinema) assieme al
"Centrale", messo su all'interno della vecchia dogana nella omonima piazza.
Il "Giordano" aveva sospeso l'attività per adeguarsi alle norme di sicurezza. Avrebbe
dovuto riaprire dopo qualche mese, ma la chiusura si prolungò per nove anni.
Poi il cavalier Sarchiola rilevò il "Centrale", lo rimise a nuovo e lo trasformò
in "supercinema".
Successivamente lo dotò anche di un palcoscenico (non troppo vasto), sul quale
si cominciarono ad esibire diverse compagnie con attori di grosso nome.
Tra "soubrettes", "cantanti", "comici", "fini dicitori" e "ballerine" gli artisti
arrivati al teatro "Umberto" non sono stati dimenticati: Nicola Maldacea, Pasquariello,
Angelo Musco, Dina Galli, Rosina Anselmi, Tina Castigliana, Carlo Todini (Leo Brandi),
Salvatore Papaccio ed Armando Gill.
Quest'ultimo - al secolo Michele Testa - ad Avellino era di casa, essendo legato
da parentela con l'imprenditore edile Vincenzo Elia.
Il suo cachet arrivò e superò addirittura le 1500/2000 per sera.
Ma al teatro Umberto si misero in cartellone anche opere liriche e spettacoli leggeri. Non mancarono Raffaele Viviani e sua sorella Luisella, consorte di Arturo Vietri, l'eroico marinaio unico sopravvissuto all'affondamento del sommergibile "Jalèa", nel corso del conflitto 1915/1918.
Dal 1937 riprese il "Giordano 2", bloccatosi all'indomani del rogo che aveva cancellato
il "Nuovo" nove anni innanzi.
La sera della riapertura, il pubblico accorse numeroso in quella bella sala per
applaudire artisti e proprietari. Fu durante la guerra 1940/1943 che Sarchiola puntò
su di una grossa formazione che faceva capo al maestro Semprini ed alla sua orchestra.
Con il famoso maestro arrivarono anche Alberto Rabagliati (col suo inseparabile
violino ) e le sorelle Lescano, il fantasista "Harry Feist" ed, infine, Tina Pica.
La serata fu eccezionale; ci furono richieste di "bis" per tutti e lo spettacolo
si prolungò di almeno 45/50 minuti oltre l'orario; il che mandò su tutte le furie
il funzionario di P.S. di servizio.
Il "Giordano" ed il teatro "Umberto" marciarono spalla a spalla ed affrontarono i mesi "duri" dalla guerra con molta accortezze.
I locali andarono avanti finché furono in grado di poterlo fare; poi gli avvenimenti precipitarono e bisognò fare buon viso a cattiva sorte.
Quando si tornò alla normalità, ricominciarono i "giri" delle formazioni disperse dalle battaglie e dai bombardamenti che avevano paralizzato l'Italia.
Al "Giordano" si fermarono i "Bonos", Odoardo Spadaro, Walter Marcheselli, Filippo
Scelzo, Campanini , Rabagliati, Lilia Silvi ed ancora il Taioli, il Pariante, la
Scarano ed Emma Gramatica, alla quale la città decretò il "trionfo" che meritatamente
le spettava.
Anche Sarchiola fece arrivare fior di "compagnie"; ma chi riuscì a portare ad Avellino
addirittura il frizzantissimo Totò fu il cavalier Costantino Matarazzo.
Venne presentata la rivista di Galdieri dal titolo "Imputati alziamoci!" (adattata per l'occasione agli spazi limitati del palcoscenico) dinanzi ad una sala semivuota a causa del ritocco dei prezzi portati a 200 lire.
Il principe De Curtis, (cioè Totò), prese pasti ed alloggio presso l'albergo di don Enrico Trombetta in via Mancini.
Egli trovò anche il tempo per una bella passeggiata in carrozza, al cui termine regalò 5000 lire al cocchiere ed un bel bacione sulla fronte del cavallo.
Negli anni 50 iniziò l'attività anche il terzo cinema - teatro; si chiamò "Partenio" e fu costruito alle spalle del palazzo Mazzei, in via Giuseppe Verdi.
Ed al "Partenio" arrivarono il Togliani e Josephine Baker, il cesellatore Sergio Bruni, "er core de Roma" Claudio Villa, Giacomo Rondinella, Franco Ricci, Maria Paris, i fratelli Maggio, Umberto D'Ambrosio (in arte Trottolino), Anna Maria Di Giulio, Nino Formicola, Waldemaro e tanti altri ancora.
Oggi nel locale di via Verdi , l'unico sulla piazza, si fa molto cinematografo, poca prosa, ma niente lirica, ne operette.
Il censimento che riguarda i locali di pubblico spettacolo di Avellino racconta di un tempo quando funzionavano il "Comunale", il "Giordano", il "Festa" (poi "Vittorio Emanuele III") ed il "Nuovo".
C'erano poi la saletta di vicolo Sapienza (la "Roma"), il supercinema "Umberto" e successivamente il cinema dell'Opera Nazionale Dopolavoro (presso la sede della Scuola Tecnica Industriale) e quindi il teatro "Giordano".
Poi fu l'ora del cinematografo ubicato nella "casa del Balilla". Si trattava di un locale di circa 800 posti (tra platea e galleria) con un palcoscenico di nove metri per sei.
Venne progettato, assieme a tutto il complesso, dal professor Enrico Del Debbio di Roma e fu inaugurato da Renato Ricci nel pomeriggio del 10 aprile del 1937.
Dopo un decennio circa (siamo al 1946) il cinema della villa Comunale passò in gestione a due impresari di Avellino (Giordano e Sarchiola) che se lo aggiudicarono per la somma di lire 465.000.
Dopo una serie di interventi interni ed esterni, il locale riprese l'attività con il nome di "cinema Risorgimento".
Subentrato a Giordano e Sarchiola un impresario napoletano (Rispoli) il "Risorgimento" si trasformò in Cinema Eliseo.
La coppia Giordano-Sarchiola gestì anche il Partenio e quando don Umberto si ritirò il cineteatro di via Verdi fu diretto unicamente dal dottor Vito Giordano.
".. Ed Una sera le luci del complesso teatrale avellinese si accenderanno ed il sipario si alzerà. E noi saremo tutti in sala ad applaudire al "Comunale" che ritorna con i suoi spettacoli e le sue serate ricche di gloria, di successi e di storia."
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