E’ una donna. E’ una moglie e una mamma. E’ un’apprezzata chef. Ma, soprattutto, è l’essenza della passione vera per il suo lavoro, fatto di mille sfaccettature diverse che vanno dall’attenzione quasi maniacale alla scelta degli ingredienti del territorio, alla curiosità di conoscere la cultura che c’è dietro a ogni piatto, fino alla loro realizzazione finale.
Antonella Iandolo, irpina Doc originaria di Lapio, è riuscita a fare della sua passione un lavoro. Da autodidatta, o per meglio dire con una maestra d’eccezione: la nonna materna.
Nonostante interviste, riviste e riconoscimenti, il suo posto prediletto è solo uno: la cucina.
<<Ho fatto studio da mia nonna. Devo tutto a lei, contadina. Aveva una masseria e quindi vivevo anche io costantemente in un ambiente nel quale i prodotti della terra e della natura come il latte, la pasta fatta a mano, il pane in casa, la carne del bestiame proprio, le verdure occupavano tutto lo spazio utile in cucina. Da comprare c’era poco o nulla. Da lei e da queste esperienze ho imparato il valore della stagionalità dei prodotti, del loro seguire il corso della natura. Mi ha insegnato l’amore e il rispetto per la terra. Mi ispira costantemente questo principio. Senza saperlo ho avuto una grande maestra. Una scuola pratica, unita a una passione per la cucina presente in me da sempre>>.
Come hai intrapreso il lavoro di cuoca?
<<In realtà io mi occupavo di eventi e collaboravo con alcuni catering. Un giorno arrivò anche La Maschera, che vantava la prestigiosa presenza in cucina di chef Lino Scarallo. Mi colpì molto quel posto e amai da subito anche la loro cucina. Iniziai a collaborare in sala, ma dentro di me era sempre viva la passione per la cucina. Vi entrai per caso. Infatti era andato via Scarallo, ancora non c’era un nuovo chef, e accettai una richiesta di aprire il locale per una festa di compleanno per 20 persone. L’istinto mi ispirò. Cucinai. La serata andò alla perfezione con annessi complimenti. Sono stata chef a La Maschera di Avellino dal 2006 al 2011>>.
Com’è continuato il tuo percorso professionale?
<<Nel mentre ho lavorato anche con un ristorante a San Pietroburgo. Dopo la Maschera ho diretto un ristorante a Gioia del Colle, poi a Summonte, fatto costantemente consulenze di valore culturale e formativo fino ad approdare qualche anno fa a Palazzo Vittoli e a Tenuta Ippocrate>>.
Cosa ti lega all’Irpinia?
<<L’Irpinia è una terra magnifica, che va valorizzata. Per quanto mi riguarda lo faccio a livello gastronomico. Il mio desiderio è sempre quello di “far mangiare il territorio” e di portare avanti la tradizione contadina che si sta perdendo. Sicuramente in una veste più creativa e da ristorante, in linea con l’eleganza dei nostri spazi>>.
Cos’è per te cucinare?
<<La cucina è vita. Mangiare serve per poter vivere bene, non per sopravvivere. E’ una cultura. Anche dietro una zuppa di fagioli c’è una storia. Io amo la mia contadina e il suo lavoro, per esempio, ne percepisco la fatica e provo il massimo rispetto. La mia non è una cucina contaminata. Se la materia prima è buona c’è poco lavoro da fare. Io questo lavoro l’ho scelto, l’ho fortemente voluto. Non mi pesa, lo amo in maniera strepitosa. Non posso stare senza cucinare>>.
Quale ritieni sia il tuo pregio in ciò che fai e che ti riesce così bene?
<<In cucina ci vuole tanta esperienza sia scolastica sia interiore. Penso di avere un dono, ovvero quello di non aver mai “provato a fare i piatti”. Semplicemente mi escono, da soli. Un po’ come un pittore con il quadro. Mi piace sapere, conoscere i prodotti, amo i territori nelle loro diversità. Anche quando viaggio, infatti, amo scoprire il Dna gastronomico di ognuno, sono bramosa di conoscere non solo di gustare con il palato>>.
Difficile il lavoro di chef per una donna?
<<L’uomo si è egregiamente appropriato di questa professione. La donna è piuttosto penalizzata in quanto unire famiglia e questa attività è veramente difficile. Infatti in cucina la donna è molto più difficile da vedere. Ma, nonostante tutti gli sforzi da fare e gli equilibri da mantenere, la donna c’è e può dire la sua. Anche in cucina>>.