Il bartender è una figura professionale che nei bar si limita alla preparazione dei cocktail, un po’ come faceva Brian Flanagan (alias Tom Cruise) nel celebre film Cocktail del 1988 che, complice il sex appeal della star americana, fece esplodere la figura del bartender acrobatico.

Scopriamo la storia di Claudio Sciaraffa, bartender navigato con la passione di bottiglie e shaker. 

“Lavoravo come barman  da 13 anni e mi reputavo già bravo – confessa Claudio – . Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di migliorare la mia formazione, avendo visto on line che altrove facevano tante cose nuove, a me sconosciute. Mi sono iscritto ad un corso di formazione con la presunzione di essere già capace: ed invece ho scoperto quanto sia importante la studiare ed aggiornarsi, in ogni settore. Ho capito che non bisogna mai dare nulla per scontato, soprattutto quando si opera dietro un bancone”.

Claudio Sciaraffa oggi è un bartender professionista, un free lance del cocktail.

“Se non si ha la giusta esperienza si finisce a far decidere al cliente, che addirittura a volte fornisce le indicazioni su come va fatto un cocktail – osserva Claudio Sciaraffa –. Non c’è niente di più sbagliato: chi ha la giusta formazione è in grado di guidare il cliente, di farlo bere bene, di servirgli un prodotto ben strutturato ed equilibrato. E non c’è niente di più appagante per un barman del sentirsi fare i complimenti per un cocktail elaborato. Vuol dire che si è fatto bene il proprio mestiere. Chi serve un cocktail, ma anche un whisky, deve essere in grado di indirizzare il cliente, di spiegargli cosa sta bevendo.

Se non c’è preparazione e sensibilizzazione si verificano fenomeni per me imbarazzanti, come quello dell’aperitivo alle undici di sera o della Ceres in due bicchieri!”

“I primi a fare formazione dovrebbero essere i titolari di locali, aziende, bar – conclude Claudio Sciaraffa – e poi dovrebbero imporre la formazione ai propri dipendenti. Purtroppo al momento questa è un’utopia.”