“L’unione fa la forza” è una massima che andrebbe tenuta in considerazione sempre, anche in ambito finanziario. Quando si parla di equity, si fa riferimento al capitale di rischio che i soci apportano alla società, ma anche all’ingresso nella società di un nuovo partner – industriale o finanziario – con il quale la stessa può crescere e ambire a competere sui mercati internazionali.
Imprese e capitali, cosa si intende per equity?
Chiedersi che cosa si intende con equity, quindi, significa sapere che affrontare questo passaggio richiede attenzione e individua esigenze precise, sia per l’impresa, sia per gli investitori. Si tratta di un argomento da approfondire, ma intanto diciamo che se alla prima servirà una strategia di sviluppo, un business plan e l’ottimizzazione della propria governance, i secondi avranno bisogno di un’analisi strategica, di un attento processo di screening e di valutare tutte le soluzioni possibili di private e public equity.
Che cos’è il private equity?
Il private equity è il luogo d’incontro tra imprese con potenzialità di crescita e necessità di capitali esterni e investitori disposti, motivati e in grado di sostenerle economicamente. In termini più tecnici, è l’investimento di capitale di rischio da parte di investitori istituzionali in società non quotate, con l’obiettivo di ricavare utili dalla vendita delle azioni o dalla successiva quotazione in borsa della società stessa.
L’azione di private equity non riguarda, però, soltanto l’aspetto economico, ma una generale partecipazione all’attività dell’azienda con la quale si mettono in comune competenze, conoscenze e strumenti -dai sistemi operativi alle relazioni istituzionali- che possono agevolarne la crescita.
Tre le fasi del processo: la raccolta di risorse economiche attraverso l’istituzione di un fondo nel quale far convogliare gli investimenti (attività di fundraising), l’individuazione delle aziende che per potenzialità di sviluppo e tipologia rispondono al target prescelto e, infine, l’uscita dall’investimento –disinvestimento– che comporta la vendita di titoli, quote, scorte ecc. e la loro trasformazione in liquidità.
Cosa fanno i fondi di private equity?
I fondi di private equity hanno rappresentato una spinta notevole alla ripresa nel periodo post pandemico: lo dicono chiaramente i dati raccolti da AIFI (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) che riferiscono come il mercato di private equity e venture capital italiano abbia totalizzato investimenti per 10,9 miliardi nel primo semestre 2022, il 139% in più rispetto allo stesso periodo del precedente.
Un valore molto alto, certamente condizionato dagli investimenti su grandi aziende, ma per il quale si deve tener conto anche dell’apporto delle pmi che eseguono il numero più elevato di operazioni e che ricorrono a un fondo di private equity in molteplici casi, dal passaggio generazionale alle esigenze di modifica dell’assetto societario.
Ci sono poi fondi di private equity nati proprio con la funzione di supportare le imprese in situazioni di crisi attraverso l’immissione di nuova finanza.
In generale, l’obiettivo di tali fondi è fornire capitali, capacità e relazioni finalizzate allo sviluppo delle società delle quali detengono quote di partecipazione in modo da favorirne la crescita e l’aumento di valore e al fine di ottenere in tempi relativamente brevi, un buon rendimento.
Per questo motivo, quelli di private equity sono fondi chiusi, ovvero con un numero di quote predeterminate che, una volta terminata la raccolta, passano alle fasi successive di investimento e di disinvestimento dei capitali.
Cosa vuol dire equity distribuita?
L’equity distribuita è la parte del capitale di una società che viene suddiviso e distribuito tra i soci che hanno partecipato al crowdfunding, lo strumento della finanza alternativa con cui un progetto imprenditoriale può essere sostenuto economicamente da altri soggetti.
Equity crowdfunding è invece il termine che indica l’investimento in PMI e startup, delle quali si diventa soci, assumendosi parte del rischio d’impresa.
In merito all’equity distribuita, occorre precisare che la ripartizione del capitale avviene in proporzione ai fondi che ciascun socio ha versato. In tal senso, può essere indicata anche come il capitale proprio distribuito tra i soci.