Cosa si intende per Generazione Z? E perché una fetta di giovani viene definita così? Andiamo ad analizzare un fenomeno lessicale e sociale molto discusso.

Dalla Generazione di fenomeni” che cantavano gli Stadio nel 1991, alle Generazioni X, Y, Z, Alpha di strada ne è stata fatta.

Ci è sempre piaciuto catalogare le fasce anagrafiche con etichette che ne contenessero caratteristiche e specificità storico-culturali.

E non ci risparmiamo di riferirci in questi termini soprattutto negli ultimi decenni, in cui i cambiamenti hanno preso un’accelerata e seguiamo molto l’andamento della tecnologia per definire noi stessi e le generazioni future.

La generazione X

A livello sociale la prima generazione che ha fatto parlare di sé è stata la Generazione X, figlia di quella grande fetta di “Baby Boomer” (i nati dal 1946 al 1964, figli della ripresa e dell’ottimismo del Dopoguerra e della resiliente Generazione Silenziosa).

Gli X sono nati tra il 1965 e il 1979 e rappresentano la nuova decrescita demografica, dopo il boom precedente, e una gioventù inquadrata nel periodo che va dal miracolo economico degli anni Sessanta a una serie di crisi nazionali e mondiali che ne hanno cambiato gradualmente gli assetti.

Una generazione “invisibile”, ovvero priva di una identità sociale ben definita (per questo la lettera X).

La Generazione Y

A seguire (nati tra il 1980 e il 1996) c’è la Generazione Y (originariamente definiti Millennials, termine poi erroneamente attribuito dalla stampa ai nati del 2000), in quanto sarebbero diventati maggiorenni o vissuto la prima fase della vita sociale e lavorativa con l’avvento del terzo millennio.

A seguire ci sono gli Z: ma chi sono?

Cosa vuol dire Generazione Z?

In questa definizione si inseriscono i nati tra il 1997 e il 2012 (e precedono gli Alpha, nati dopo quella data) e sono i primi a non aver mai conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali, cosa che non può non influire su come vivono quotidianità, consumi e aspettative nei confronti del lavoro. E’ questa la caratteristica principale rispetto ai predecessori.

L’importanza a livello sociologico è data proprio da questo valore, che rappresenta uno spartiacque rispetto a passato e segna l’inizio ufficiale di una società sempre più condizionata dall’universo legato alle tecnologie.

La prima espressione con cui in modo particolare il mondo giornalistico si rivolse a questi giovanissimi nati era Homeland Generation.

Cresciuti all’indomani dell’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle e in un clima di paura e sfiducia, infatti, si ritenne inizialmente che potessero essere membri di una generazione meno propensa a viaggiare e che considerassero più sicuro il restare a casa.

Poi, seguendo l’ordine progressivo delle lettere, si è deciso il termine Generazione Z (ma anche Gen Z o Post-Millennials).

Le influenze della società tecnologica

La Gen Z è nata in seguito alla nascita del web e con la rivoluzione elettronica di largo consumo già ampiamente consolidata, rendendo cellulari e dispositivi portatili disponibili anche al grande pubblico.

Per questa categoria, il vero rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza è rappresentato spesso dal possesso di uno smartphone o di un cellulare connesso a Internet.

E il confine tra il mondo offline e online diventa sempre più stretto e inconsistente.

Per i giovanissimi della Gen Z infatti risulterebbe quasi impossibile distinguere la propria vita online da ciò che succede da disconnessi, e le App diventano lo strumento per vivere la quotidianità a tutti i livelli, non solo dal punto di vista ludico.

Per questo si parla anche molto di dinamiche psicologiche che interessano la dipendenza da dispositivi elettronici e dalla connessione internet.

Una grande fetta di ragazzi che nel 2020 al massimo ha 23 anni e che approccia il mondo del lavoro con quell’apertura mentale al mondo globale che ha instradato e condizionato ormai scelte e dinamiche sociali a tutti i livelli.

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