Uno degli edifici più noti di Avellino è stato menzionato nel Censimento delle Architetture del Secondo Novecento, realizzato dalla Direzione per l’Arte e l’Architettura Contemporanea del Ministero dei Beni Culturali.

Il progetto citato nella raccolta delle architetture contemporanee di eccellenza del secolo scorso è quello del Palazzo Sibilia-Matarazzo, più noto come palazzo della Banca Popolare dell’Irpinia lungo Corso Vittorio Emanuele, redatto dall’ingegnere Domenico Fraternali nel 1967.

Per l’indimenticato progettista e urbanista scomparso nel 2012, e che ha legato il suo nome ad anni importanti della vita amministrativa di Avellino, ricoprendo tra l’altro il ruolo di Assessore all’Urbanistica durante gli anni dell’amministrazione Di Nunno, si tratta di un grande riconoscimento al valore professionale ma anche al suo amore per quella che divenne la sua città d’adozione.

A riconoscere il giusto merito alle “visioni” di Mimì Fraternali, le motivazioni sottolineate da Renato De Fusco a margine della citazione nel testo del Ministero.

Le motivazioni del riconoscimento a Fraternali.

“A partire dagli anni settanta del Novecento – si legge -, la nuova architettura cambia il volto più tradizionale di Avellino.

Palazzo Matarazzo è una di quelle opere che interrompe l’edilizia corrente della città, quella che costruisce l’ambiente formato da anonimi palazzetti a due o tre piani collegati l’uno all’altro, con i balconcini alla napoletana chiusi da modeste ringhiere in quadrelli di ferro e copertura a spiovente, e introduce un segno di qualità all’architettura contemporanea nel centro urbano.

Nelle principali strade di Avellino sorgono edifici con i primi due piani destinati a grandi magazzini o uffici e gli altri ad abitazioni. Tra i migliori rientranti in questa tipologia è quello di Domenico Fraternali, caratterizzato da un alto basamento con negozi e uffici e da cinque piani residenziali in ciascuno dei quali si alternano bow-window e terrazzini con balaustre di vetro, il tutto culminante in un attico a mansarda dai tratti fortemente astratti e geometrici, tipici dell’alta quota.

Le facciate mostrano particolare attenzione al design nell’uso della linea spezzata, non senza rimandare a citazioni classicistiche – come nell’alternarsi dei dentelli di lunghezza differenziata sui fronti intonacati.

Di rilievo è anche il dialogo tra materiali più tradizionali, come le doghe in legno, quelli di grande modernità, come l’acciaio, e rivestimenti con piastrelle industriali.”