La piadina romagnola, icona di tradizione e convivialità, conquista cuori e palati.
Un tesoro culinario da gustare tra amici o nei chioschi di Rimini, Riccione e Cesena.
Nell’immaginario comune, quando si pensa all’Italia, alle sue bellezze storiche, culturali e naturali, un ruolo di primo piano lo riveste la gastronomia.
E non solo quella esaltata dai ristornati stellati, ma anche quella più alla portata di tutti, quel cibo di strada che attrae durante una visita a un centro storico o a una passeggiata in riva al mare, come la pizza a portafoglio napoletana o la piadina romagnola.
A proposito di piadina romagnola, è questa un tesoro culinario che nel tempo ha conquistato i cuori e le papille gustative di molti italiani.
Un piatto semplice, che è diventato un‘icona di tradizione e convivialità, un simbolo culinario che unisce le persone attorno a un tavolo ma anche in fila ai tanti chioschi che tra Rimini, Cesena e Riccione sfornano ogni giorno la tanto apprezzata pietanza.
Come è nata la piadina romagnola?
La storia della piadina romagnola, come spesso accade per i piatti popolari, si perde nella notte dei tempi. Sembra che già gli Etruschi ne preparassero una versione ante litteram. Poi nel XIV secolo ecco le prime tracce nei testi di cucina.
Nel corso dei secoli, la piadina ha subito un’evoluzione e da alimento di sussistenza è divenuta una prelibatezza popolare, da consumare come street food o per una serata tra amici.
Come si prepara la piadina romagnola?
L’impasto base della piadina romagnola è composto da farina, strutto (ma c’è anche la versione con olio extravergine d’oliva), acqua e un pizzico di sale. Questi ingredienti essenziali vengono miscelati con cura e pazienza, finché non si ottiene una pasta elastica e omogenea.
La cottura
Ciò che rende la piadina romagnola veramente unica è il suo metodo di cottura. Tradizionalmente, veniva cotta su un “testo”, una specie di teglia piatta in terracotta posta direttamente sul fuoco. Il risultato? Una piadina dorata e croccante all’esterno, morbida e saporita all’interno.
Il “testo” romagnolo è ancora oggi lo strumento indispensabile per la cottura perfetta di una piadina.
In commercio se ne trovano di diverse dimensioni e modelli: la terracotta ha lasciato spazio ad altri materiali, dall’alluminio alla ghisa.
Un connubio di sapori che si scioglie in bocca e incanta i palati più esigenti, dicevamo.
La farcitura della piadina romagnola
Per ottenere un risultato apprezzabile, la fase della farcitura è importante come la preparazione. Le varianti sono infinite: si può optare per il classico trio di prosciutto crudo, formaggio squacquerone e rucola, oppure lasciarsi tentare da gustosi abbinamenti come mortadella e crescione, salsiccia e cipolle o persino Nutella e mascarpone per una versione dolce.
Cosa rende la piadina romagnola così speciale? L’atmosfera che la circonda. Nelle strade delle città e dei paesi romagnoli, i profumi avvolgono l’aria e le piadinerie diventano luoghi di ritrovo, di condivisione e di convivialità.
Dove mangiare le migliori piadine romagnole
Gli indirizzi dove mangiare le piadine romagnole più buone sono tanti. Chiaramente, il clou è concentrato nell’area di origine, tra Rimini, Riccione e Cesena.
Ecco qualche indirizzo da non perdere:
- Dalla Lella a Rimini (loc. Bellariva, v.le delle Rimembranze, 74)
- L’Oasi della Piada a Rimini (Viale Siracusa, 57)
- Bar Ilde – Il Baretto della Buona Piadina a Rimini (Via Covignano, 245)
- Micamat Piadineria a Cesena (Piazzale Dario Ambrosini, 27)
- Kalamaro Piadinaro a Riccione (Viale Ceccarini, 134)
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