Le Olimpiadi di Londra 2012 ne hanno riacceso l’interesse. La positività all’Epo del marciatore olimpionico italiano della 50 km, Alex Schwazer (oro olimpico a Pechino 2008), ha decretato l’esclusione dell’atleta dalla competizione e ha riportato alla ribalta il discorso inerente questo ormone che può avere effetti molto rischiosi.

L’eritropoietina (Epo) è un ormone prodotto principalmente dai reni (e in misura minore da fegato e cervello) che agisce a livello del midollo osseo nella regolazione della produzione dei globuli rossi. E’ prodotto anche in laboratorio, utilizzato come farmaco, per curare anemie in pazienti effetti da malattie del sangue o dei reni, o ancora per permettere un più rapido recupero in seguito a trattamenti di chemioterapia nei pazienti affetti da cancro.

A parte un produttivo utilizzo medico, l’Epo viene anche utilizzato nella sua veste (negativa) di doping ematico. In particolare nelle specialità sportive che necessitano sforzi prolungati, come le maratone o il ciclismo, la sua assunzione assicura un maggiore afflusso di ossigeno nel sangue con un incremento in termini di energia per le prestazioni atletiche di lunga durata. Oltre a rappresentare una forma di doping, l’Epo comporta anche elevati rischi di ictus, infarto al miocardio e trombosi in quanto aumenta la viscosità del sangue.

E gli oncologi non escludono che un suo utilizzo a lungo termine provochi possibili gravi danni al midollo osseo o tumori ematologici.