Quando si è proprietari di una partita IVA con regime forfettario, è molto frequente cadere nell’errore di gestirla in modo da spendere poco, con modalità fai da te, mai precise quanto una contabilità seguita da un professionista del settore.
Ecco, quindi, che gli sbagli durante la gestione della contabilità di una partita IVA in regime forfettario, sono sempre dietro l’angolo.
Con questa guida si vogliono evidenziare quelli che sono gli errori più frequenti riguardo a questo argomento, così da permettere a tutti i liberi professionisti, di evitare cattive sorprese.
5 Errori più frequenti nella contabilità del regime forfettario
Come anticipato, tenere correttamente la contabilità nel regime forfettario non è facile, ma con un minimo di attenzione e leggendo i paragrafi di seguito, si potranno evitare multe salate e ravvedimenti operosi inaspettati.
Inquadramento dell’attività: attenzione alla scelta
Quando si parla di inquadramento dell’attività, una scelta sbagliata può portare al pagamento di imposte o contributi in misura superiore a quelli normalmente dovuti. Occhio quindi ad inquadrarsi artigiani quando non lo si è, e viceversa. In base al tipo di inquadramento, il libero professionista dovrà versare poi somme di denaro all’INPS o all’INAIL, due organi dello stato che lavorano a favore dei lavoratori. Il primo gestisce la previdenza, le pensioni e le indennità assistenziali ai lavoratori dipendenti, mentre il secondo si occupa di assicurazione obbligatoria.
Codice attività/ATECO: è importante sceglierlo con cura
Un altro errore frequente riguarda la scelta del codice ATECO. Molti possessori di partita IVA, infatti, tendono a scegliere i codici ATECO per convenienza e non per affinità con l’attività svolta. La scelta più frequente ricade su codici che consentono un tetto di fatturato maggiore rispetto a quello effettivamente consentito dal vero codice ATECO di appartenenza. In caso di controlli fiscali, il rischio di sanzione è molto alto, così come quello relativo ai recuperi di imposta.
Marca da bollo: l’apposizione è obbligatoria in specifici casi
Sebbene i forfettari godano di numerosi vantaggi dal punto di vista economico, non sono assolutamente esenti dall’apporre la marca da bollo da 2 euro in fattura in tutti quei casi in cui l’importo è superiore a 77,47 euro. Tale procedura può avvenire in maniera cartacea, grazie alle marche da bollo acquistate fisicamente. Queste sono necessarie per chi non ha ancora provveduto ad emettere fatture elettroniche. In quest’ultimo caso il pagamento dell’imposta di bollo avviene invece per via telematica, con versamenti trimestrali tramite F24.
Cambio di residenza del titolare: comunicazione obbligatoria
La legge in materia parla chiaro: se il titolare di una azienda cambia indirizzo, quest’ultimo deve essere comunicato a CCIAA, INPS, INAIL e Agenzia delle Entrate. Un errore comune, in questi casi, è ricordarsi di cambiare solo la residenza della ditta e non quella del suo titolare.
Fatturazione elettronica: non tutti i forfettari sono esenti
Chi è proprietario di una partita IVA forfettaria e pensa di essere esonerato dall’emissione di fatture elettroniche, potrebbe ricevere una brutta sorpresa. Dal 1° luglio 2022 l’obbligo di fattura elettronica è valido anche per alcuni lavoratori indipendenti in regime forfettario, ovvero per coloro che nell’anno precedente hanno fatturato più di 25.000 euro. Dal 1° gennaio 2024, l’obbligo toccherà anche tutti gli altri forfettari, a prescindere dall’importo fatturato.
Consigli utili per i possessori di partita IVA in regime forfettario
In virtù di quanto premesso, con questa guida si vogliono dettare anche dei consigli pratici per rendere la contabilità del regime forfettario più facile e meno rischiosa.
Per prima cosa è indispensabile l’ingaggio di un commercialista esperto o di un tributarista. Solo queste figure, infatti, sono sempre aggiornate sulle leggi in vigore e sanno trovare soluzioni economicamente conveniente per i propri clienti. Agire in autonomia, senza competenze specifiche, può portare agli errori visti in precedenza e problematiche che potrebbero ripercuotersi sul proprio capitale e sulla propria serenità.
La figura professionale da scegliere, è quella non solo competente in materia, ma anche in grado di garantire ai propri clienti delle comunicazioni fluide, mai ostacolate e che non vengono rimandate di settimane. Solo con una corretta comunicazione, il commercialista o altra figura professionale scelta, può fornire all’utente un servizio di qualità.
Altro consiglio è quello di non sottovalutare mai la precisione, che non è mai troppa. Specialmente se si usano fatture cartacee, una raccolta ordinata e consegnata in tempo, permette al commercialista di redigere in tempo le dichiarazioni dei redditi e permettere controlli veloci e positivi in caso di intervento del fisco.
Ultima raccomandazione, riguarda i ricavi in nero, che invogliano soprattutto i neo-imprenditori. È bene sapere, però, che i controlli da parte dello stato sono continui, spesso incrociati su più fronti e con la possibilità di poter accedere alle agevolazioni del regime forfettario, non vale proprio la pena rischiare. Occhio, quindi, a farsi tentare dalla troppa furbizia, non sempre conveniente in termini economici.