Imitatore, cabarettista, presentatore: intervista a Eugenio Corsi tra ricordi degli esordi, presente e progetti futuri.
Appuntamento telefonico alle cinque di pomeriggio e pronta risposta: <<Eccomi qui, possiamo iniziare>>. Così esordisce sorridendo un disponibile e simpaticissimo (ma questa non è una novità) Eugenio Corsi, uno dei professionisti della comicità più noti del panorama irpino.
Da cosa iniziare, visto un dettagliato curriculum che annovera tante e interessanti esperienze in ambito locale e nazionale, se non dagli esordi, da come è nata la passione per la recitazione.
<<Senza dubbio posso dire che nasco imitatore da bambino>> risponde un divertito Eugenio Corsi, che ci ricorda un aneddoto particolare appartenente alla sua adolescenza. <<A scuola (frequentavo l’istituto agrario) avevo un professore di zootecnia che era molto legato al preside e poteva prendersi la libertà di affacciarsi dalle scale e chiamarlo a voce alta per nome. A ciò seguiva sempre una pronta risposta del preside. Beh, quando il mio professore mancava ero io a prendere il suo posto, imitandone la voce, chiamandolo a squarciagola e poi scappando via. Ricordo ancora le risate di noi ragazzi quando il preside rispondeva, lo cercava e non lo trovava, pensando di aver avuto un’allucinazione>>.
Quindi possiamo dire che ti piaceva metterti in mostra?
<<Sicuramente mi facevo notare, ma non sono mai stato un esibizionista>>.
Ricordi il momento che ha decretato la tua notorietà al pubblico, quello che ti ha consentito di essere riconosciuto come attore a tutti gli effetti?
<<Riconduco questo momento all’imitazione di Mario Barisano. Rimasi folgorato da questo personaggio con la voce graffiante e dai modi tanto originali e coloriti. In un programma di Rete News intitolato “L’altro Tg” cercavano personaggi. E così mi presentai con una parrucca lunga e iniziai a emularlo, riscuotendo notevoli consensi. Da lì poi ho incominciato a imitare tanti personaggi della vita cittadina e politica anche nazionale tra cui Pasquale Grasso, De Mita, Mancino, Rotondi, Berlusconi, Bossi>>.
Un tuo personaggio al quale sei rimasto particolarmente legato?
<<Forse il commendatore Antonio Silibia, indimenticabile>>.
Da lì poi Telegaribaldi con Biagio Izzo, tanti lavori e comparse anche a livello nazionale. Soprattutto televisione. Poi il ritorno al primo amore, il teatro.
<<Sì, la mia vera passione è il teatro. Sono reduce da una bellissima esperienza teatrale a Roma durata tre anni con Pippo Franco. I primi due presso il Bagaglino e il terzo al Teatro Tirso>>.
Un’avventura iniziata un po’ per caso.
<<Gli avevo inviato un mio libro [perché Eugenio Corsi è anche autore di due libri comici] e a distanza di qualche anno mi ha chiamato per affiancarlo in questa esperienza teatrale. Una persona di grande umanità, spiritualità e spessore artistico. Un grande maestro di teatro e di vita>>.
Ritornando al teatro, dicevamo essere la tua grande passione. Spiegaci il perché.
<<Il teatro è sempre stato per me un luogo magico. A differenza della televisione c’è l’interazione con il pubblico e questo aspetto è meraviglioso. E’ bellissimo veder sorridere la gente che hai davanti. Trovo che portare il sorriso sia un atto di fede, di umanità. Il sorriso è una cura, una terapia continua, che sconfigge i malesseri quotidiani>>.
Punti di riferimento, qualche artista al quale ti ispiri?
<<Apprezzo molto la comicità di Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio e di Buster Keaton, ma non ho mai avuto un punto di riferimento. Solo un mio zio, che persi da ragazzino, che si divertiva a fare imitazioni. Per me è come un angelo custode che mi ha dato forza quando ho pensato di rinunciare>>.
Per chiudere, come giudichi la situazione dell’arte teatrale in Italia e qui in Irpinia in particolare?
<<Non sono il primo a dirlo, il teatro soffre tanto. Il problema è nazionale, mancano dei reali investimenti in cultura. – conclude Corsi – Ad Avellino c’è il Gesualdo che fa grandi cose e giustamente guarda al nazionale e all’internazionale, ma ci sono tante piccole realtà in tutta la provincia che andrebbero incentivate. Come pure sarebbe utile e interessante, per manifestazioni e feste organizzate come ad esempio il Ferragosto, affidarsi ai nostri artisti locali, perché ce ne sono di bravi, invece di guardare necessariamente fuori spendendo “cachet” da capogiro>>.