La storia di Francesco Totti e Roma, un binomio indissolubile, eterno, destinato a durare nei secoli. Una sola maglia, un solo amore. Come quello per Ilary Blasi, la moglie che dal 2005 lo ha accompagnato in molte delle sue esperienze personali, fino ai recenti venti di crisi coniugale.

Solo in una città leggendaria come Roma poteva nascere e crescere, calcisticamente e non solo, una leggenda del calcio come Francesco Totti, che ha legato il suo nome alla squadra della Capitale in maniera simbiotica.

Roma è Totti, Totti è Roma, non solo dal punto di vista calcistico e sportivo.

Francesco Totti è stato un testimonial “naturale” per Roma città, non solo per l’As Roma.

Anche nei momenti più bui e tristi della Capitale, attanagliata da piccoli e grandi problemi, l’immagine di Roma all’estero, al di là della fulgida cartolina del Colosseo, piazza Navona, Campo de Fiori, Trinità dei Monti, è stata veicolata e promossa dal capitano della squadra giallorossa.

Se si esclude l’adozione che Napoli ha fatto di Maradona, nessuna città in Italia e nel mondo può vantare un protagonista calcistico e sportivo che ne rappresenta in pieno l’essenza e l’anima.

Totti, da Pupone a ottavo Re di Roma.

L’eterno fanciullo, un po’ per la sua volontà di non lasciare mai Roma e la Roma, un po’ per la sua aria scanzonata, a tratti spavalda, talvolta immatura gli fecero “guadagnare” il soprannome di Pupone, locuzione inventata da Mimmo Ferretti.

Er Pupone è stato un soprannome che Totti non ha mai fatto mistero di non gradire, ma rispetto all’eccezione non certo positiva volontariamente attribuita dal giornalista, Er Pupone per i tifosi giallorossi è diventato un vezzeggiativo con il quale coccolare il proprio idolo.

Da Zdenek Zeman a Boskov, fino a Mazzone

Francesco Totti, però, ha smentito tutti, nel corso degli anni, dall’esordio con la maglia della prima squadra, nel 1993, sotto l’ala protettrice di Vujadin Boskov prima e di Carletto Mazzone poi, due mostri sacri della panchina, che hanno avuto un ruolo fondamentale per la crescita emotiva e tecnica del ragazzo.

Altro mentore di Totti fu sicuramente Zdenek Zeman, che ne curò l’impostazione fisica e la posizione tattica, facendolo diventare un attaccante moderno, capace di “scegliere” strategicamente la posizione da trovare in campo per evidenziare al meglio le sue capacità.

Zeman ha avuto ben due esperienze con Francesco Totti, da giovane, nell’età della formazione e in età avanzata del fuoriclasse giallorosso, circostanza che ha permesso al calciatore anche di prolungare la sua verve fisica fino ai 40 anni, grazie alla sapienza del Boemo nel gestire e potenziare le capacità atletiche degli sportivi.

Non è un caso se Totti può legare tre tappe importantissime della sua carriera a nomi che nel mondo pallonaro evocano ancora oggi contesti emozionali prima ancora che agonistici.

Uno scudetto a Roma vale 10 coppe campioni a Milano e Madrid

L’accusa agonistica” più grande mossa a Totti è sempre stata quella di non aver avuto il coraggio di osare e di mettersi i discussione in ambiti e palcoscenici calcistici più competitivi.

Nel caso del rifiuto ad intraprendere la carriera con il Milan, che lo contattò ancora in tenera età, le “responsabilità” (per i detrattori) il “merito” per i tifosi, fu dei genitori, soprattutto mamma Fiorella, che gli negò il “permesso” di lasciare Roma e gli affetti familiari.

Il NO di Totti al Real Madrid

Totti fu vicinissimo anche a vestire la camiseta dei blancos, a seguito dell’insistenza del presidente del Real Madrid, Florentino Perez, che lo avrebbe voluto nei Galacticos, ma che ha dovuto candidamente affermare: “L’unico giocatore che mi ha detto di no al Real Madrid“.

Anche un’altra squadra può vantare di aver accarezzato l’idea di avere Totti in rosa.

Fu la Sampdoria, dopo la sciagurata decisone di Carlo Bianchi di liberarsi di Totti, pronto ad accasarsi all’ombra della Lanterna, per le divergenze con il tecnico sudamericano.

Fu il presidente Franco Sensi, l’ultimo scudettato numero uno in casa giallorossa ad opporsi ed a scegliere il capitano, liquidando Bianchi.

Ironia della sorte, proprio alla Sampdoria Francesco Totti ha segnato il più bel gol della sua carriera, con un sinistro a volo da posizione impossibile.

Se si escludono i tre “tentennamenti”, mai del tutto attribuibili a Totti, la storia d’amore tra il Capitano e la maglia giallorossa è stata un esempio, di fedeltà, sacrificio, abnegazione, una storia di amore puro ed imperituro.

Il SI di Totti a Ilary

Era l’anno 2005, cinque anni dopo il primo e unico scudetto vinto da Totti con la maglia Giallorossa, quando il capitano decise di convolare a nozze con la showgirl Ilary Blasi. Fu un matrimonio da favola, con una eco mediatica quasi pari alle unioni delle casate reali europee.

Un amore destinato, per lunghi anni, a pareggiare quasi quello tra la Roma e il Pupone, fino al 2022, almeno, quando la coppia Totti-Blasi ha fatto parlare di se, per i venti di crisi che l’hanno attraversata.

Continuerà il matrimonio tra Francesco Totti e Ilary Blasi? O sarà l’amore per la Roma quello più lungo ed incrollabile del Capitano?

Maledetto tempo e non solo

Francesco Totti avrà sicuramente odiato con tutto il cuore Cristoforo Colombo e come lui anche altre migliaia di tifosi giallorossi.

Se l’esploratore ligure, infatti, avesse deciso di intraprendere una rotta diversa con le tre caravelle o se i suoi calcoli non fossero stati sbagliati, non avrebbe mai scoperto l’America e dunque Pallotta, e il capitano non avrebbe mai dovuto lasciare a malincuore l’As Roma, solo per ragioni di equilibri finanziari e questioni di principio o per sfoltire una rosa, nella quale a 40 anni suonati Totti avrebbe potuto coprire certamente ancora il ruolo di condottiero e punto di riferimento.

Il lungo addio

Il titolo della pellicola di Robert Altman esprime bene cosa è stato per Roma e per i romanisti, ma un po’ per tutti gli amanti di un calcio che non c’è più, il 28 Maggio del 2017.

L’ultima gara del capitano con la maglia giallorossa, dopo 619 presenze, 307 gol, di cui uno degli ultimi segnato a quasi 39 anni in Champions league.

L’addio al calcio di Totti non è stato un semplice commiato dalle competizioni, per chi lo ha potuto vivere dai primi calci, fino a quel “maledetto” Roma – Genoa, la posa delle scarpette al chiodo del Capitano hanno rappresentato la fine di un’era, di una fase della propria vita.

Francesco Totti, the best, parola di Dios!

“È e sarà il miglior giocatore che abbia visto in vita mia!” parola di Diego Armando Maradona e la parola di Dios non si discute!

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