Dietro la vita pubblica di Giorgio Panariello, piena di risate e ironia, c’è anche tanta sofferenza nella vita privata.
Un fiorentino con una risata contagiosa, un’ironia sottile, una capacità imitativa e interpretativa magistrali. E’ Giorgio Panariello. Un comico italiano bravissimo ma capace di affrontare anche ruoli profondi e seri.
Frutto, sicuramente, di una vita privata che non gli ha lasciato sempre tutto lo spazio necessario alla risata, ma che gli ha messo davanti diverse prove complesse da superare.
Ma non solo. Parliamo di un artista a tutto tondo. Capace di calarsi nei panni dell’attore di cinema, di teatro, di presentatore, di “one man show”, di presentatore, di imitatore, di scrittore.
Insomma, parlare di Panariello presuppone indagare tantissime sfaccettature di una vita molto piena e ricca di sfumature.
Giorgio Panariello
Una tragica infanzia
Originario di Firenze, classe 1960, Giorgio Panariello vive un’infanzia segnata dall’abbandono. La madre giovanissima lo lascia ai nonni poco dopo il parto, mentre il padre non l’hai mai conosciuto (e, lui stesso afferma, che probabilmente non abbia nemmeno mai saputo della sua nascita).
Solo all’età di 12 anni scopre di avere un fratello, anche lui abbandonato dopo il parto presso un istituto di suore, perché i nonni materni non riuscivano a mantenere anche lui avendo Giorgio e altri cinque figli da crescere.
Nonostante gli fosse molto legato, a dividerli c’è stata la sua grave tossicodipendenza che lo ha poi portato alla morte per ipotermia nel 2011.
Un ulteriore evento tragico nella vita dell’attore, con una vicenda familiare molto sfortunata, di cui lui stesso non si è mai rifiutato di esprimersi con estrema sofferenza e ugualmente estrema dignità.
Non a caso nel 2020 pubblica il libro “Io sono mio fratello”, che mostra un Panariello diverso dal solito. Intimo, inaspettato, profondo, serio.
La scuola ed il primo lavoro
Dopo aver frequentato l’istituto alberghiero (di cui lui stesso dice in un’intervista su Corriere.it <<Mi consigliavano uno studio relativo al contatto con il pubblico e ho capito male: mi iscrissi alla scuola alberghiera, pensando che fossi portato a fare il cameriere>>), gli inizi lavorativi sono stati quelli di operaio in un cantiere navale.
Questo mestiere lo abbandonerà presto perché profondamente e naturalmente predisposto a seguire la passione per il mondo dell’intrattenimento e dello spettacolo.
Il dilemma era <<continuare a svolgere un mestiere che non sapevo fare oppure lanciarmi in un’avventura? Ho scelto di rischiare, d’altronde la vis comica non la impari a scuola di recitazione: o ce l’hai dentro o non ce l’hai e spesso i grandi comici nascono dai loro travagli interiori, da storie familiari difficili, a volte drammatiche…>>. Nonostante tutto, la sua vita la prende in mano per il verso giusto, lavorando intelligentemente per la realizzazione di sé con forza, volontà, ma anche grazie ad amicizie sincere e positive.
Gli inizi in Toscana
A Firenze, durante gli anni della scuola superiore, Giorgio Panariello fa una conoscenza che si rivelerà importantissima per lui, per la vita privata e professionale.
Lì infatti conosce Carlo Conti, oggi tra i volti più noti della tv, allora interessato in maniera esclusiva al lavoro di disc-jockey radiofonico. Con lui inizia a muovere i primi passi nelle radio locali regionali, catalizzando l’attenzione del pubblico per una bravura disarmante nel fare le imitazioni.
Su tutte, quella di Renato Zero. Sarà lo stesso istrionico cantante a volerlo conoscere incuriosito da tanto talento, mentre si trovava in vacanza in Versilia, e dando così il via a un’altra amicizia che durerà per sempre.
Giorgio Panariello esordisce in tv nel 1986 con la trasmissione su un’emittente locale chiamata “Succo d’arancia”.
Nella stessa trasmissione debutta anche Leonardo Pieraccioni , altro fraterno amico di Carlo Conti che introduce al mondo televisivo. Tra i tre “toscanacci” è nato un connubio personale e professionale di rara solidità.
Il successo sul piccolo schermo
Nel 1991 Giorgio Panariello vince il programma “Stasera mi butto”, una sorta di campionato di imitatori presentato da Gigi Sabani.
Capisce che le cose hanno preso il verso giusto con i programmi “Vernice fresca” e “Aria fresca”, di emittenti locali, insieme a Carlo Conti. Il successo ottenuto permette al duo di approdare su Rai 1 nel 1996 con “Su le mani” e l’anno successivo con “Va ora in onda”.
La consacrazione
Nei primi anni Duemila conduce “Torno sabato”, un one man show in cui interagisce con personaggi famosi e propone le sue celebri imitazioni.
Oltre al già popolarissimo Renato Zero, ci sono Mario il bagnino (che, grazie alla pellicola cinematografica “Bagnomaria”, ne aveva decretato una riconoscibilità enorme), Naomo (un personaggio eccentrico circondato dal lusso sfrenato che si ispirava a Flavio Briatore), Pio Bove (un macellaio sboccato e molto poco ortodosso a livello comportamentale), la signora Italia (la tipica signora con i bigodini in testa dedita ai pettegolezzi da parrucchiere).
Da qui il suo successo è inarrestabile e non si contano più le sue attività di personaggio televisivo di spicco (è stato anche direttore artistico nonché presentatore di “Sanremo”), di ospite, di spalla, di attore, di protagonista assoluto sui palcoscenici più importanti d’Italia.
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