Scopri i più spietati e famosi serial killer italiani, ai quali vengono addebitati oltre duecento morti che hanno riguardato per lo più donne o bambini.
Nel buio intricato della psiche umana, emerge un aspetto oscuro e inquietante della società italiana: i serial killer. Dietro i loro atti efferati si nasconde una complessità di motivazioni disturbanti e complesse che spaziano dall’alto rischio delle vittime scelte alle ferite profonde dell’infanzia, passando per oscuri abissi di patologie psichiche inascoltate e che che conducono a atti di indicibile violenza
Alcuni di loro mirano deliberatamente a vittime vulnerabili, come prostitute e emarginati, sfruttando la loro posizione per sfogare il proprio istinto omicida. In altri casi, l’origine di questa mente malata affonda le radici in traumi infantili, ferite emotive che si tramutano in una spirale di violenza.
E ancora, vi sono coloro la cui psiche è afflitta da profonde patologie mai affrontate con cure adeguate.
Esplorare questi aspetti inquietanti ci obbliga a sondare le tenebre dell’animo umano e ad affrontare una realtà disturbante, in cui il confine tra vittima e carnefice si offusca in modo spaventoso.
In una serie di articoli, esploreremo i casi italiani più famosi e le intricanti radici che spingono alcuni serial killer italiani a commettere i loro delitti, svelando le sfumature di un male oscuro che trova la sua origine in traumi nascosti e disturbi mentali trascurati.
Serial Killer Italiani
Giorgio Orsolano
Tra i peggiori serial killer italiani, Il primo uccisore seriale italiano viene individuato in Antonio Boggia, al quale, in concorso con Giorgio Orsolano, furono addebitati quattro omicidi, messi in atto a colpi di ascia e mannaia, che gli valsero il soprannome di Mostro di Milano o Mostro di Stretta Bagnerà.
La leggenda narra che il fantasma del Boggia vaghi ancora senza pace nella zona di via Bagnera a Milano e si manifesti talvolta con ventate di freddo gelido che avvolgono i passanti. Mise in atto i suoi crimini all’inizio del 1800.
Fu condannato a morte per decapitazione e la sua testa fu messa a disposizione del criminologo italiano, sovente contestato per i suoi metodi, Cesare Lombroso, che dall’analisi dei tratti somatici del Boggia confermo le sue teorie, così come per Vincenzo Verzeni, lo strangolatore di donne, finito nei casi di studio del Lombroso, anch’egli operante nella bergamasca al quale furono addebitati due omicidi di donne per strangolamento e sei aggressioni a metà del 1800
Giovanna Bonanno
In realtà, prima del Boggia, fu Giovanna Bonanno, mendicante ed accattona siciliana che nella metà del 1700, fu considerata autrice di una decina di uccisioni per avvelenamento, ed a guadagnarsi la notorietà come la vecchia dell’aceto. Proprio con l’aceto, arricchito di arsenico metteva in atto i suoi piani, anche se in realtà agiva per conto terzi, confezionando il veleno su commessione per le clienti che volevano disfarsi dei mariti. Ancor prima, già a metà del 1600, anche Giulia Tofana, anch’ella siciliana, mise in atto pratiche omicide per conto di donne che volevano disfarsi dei mariti.
Cesare Serviatti
Cesare Serviatti, invece, agì, durante il ventennio fascista, con particolare cura nell’uccisione di tre donne, occultandone il cadavere in alcune valigie, poi ritrovate presso le stazioni ferroviarie.
Molto astuto il sistema di adescamento, adottato da quello che fu definito il “Landru de noantri” l’annuncio sul giornale: “Pensionato, 450 lire mensili, conoscerebbe signorina con mezzi, preferibilmente cameriera, scopo matrimonio”.
Fu condannato a morte per fucilazione.
Leonarda Cianciulli
Due secoli dopo gli fece “buona compagnia nella lista delle serial killer italiane Leonarda Cianciulli, denominata la saponificatrice di Correggio, paesino dove mise in atto i suoi disegni criminali. Alla Cianciulli sono stati addebitati almeno tre omicidi sicuri, compiuti tra il 1939 ed il 1941.
Le vittime accertate, tutte donne, venivano sciolte nella soda caustica, così come si faceva per la produzione del sapone, ma non vi è alcuna evidenza che le donne uccise fossero state effettivamente trasformate in sapone.
Donato Bilancia
La storia recente dei sanguinari d’Italia annovera tra i più attivi, Donato Bilancia, il killer dei treni o il serial killer delle prostitute. Fu autore di 17 omicidi, compiuti in appena 6 mesi, commessi mentre si appartava con le sue vittime scelte tra lea prostitute o sui treni in viaggio sulle tratte liguri.
Il suo modus operandi era consueto, per lo più facendo uso dello strangolamento attuato talvolta anche a mani nude, ma non ha disdegnato nemmeno l’uso di armi.
È morto di recente, a fine dicembre 2020, a seguito del Covid.
Mario Vanni e Giancarlo Lotti
Il caso che ha invece tenuto banco intere generazioni in Italia, determinando anche una vera e propria psicosi tra le coppiette che erano solite appartarsi nelle campagne fiorentine, è stato quello inizialmente denominato del Mostro di Firenze, che in seguito ha avuto i riferimenti in Mario Vanni e Giancarlo Lotti, denominati Compagni di merenda.
Pietro Pacciani
Controversa, invece, il caso di Pietro Pacciani, inizialmente condannato all’ergastolo, sentenza poi ribaltata. Le vicende del Mostro di Firenze, al quale si attribuiscono 14 uccisioni accertate ed almeno altrettante sospette, nel corso degli anni si è arricchito di altri personaggi, oltre ai tre principali e di contorni noir che sfociano nell’esoterismo e nella magia nera ed altri macabri riti.
Anche le fasi processuali hanno tenuto incollati alla Tv milioni di italiani e la vicenda ha avuto ampia eco anche nelle trasposizioni televisive e cinematografiche.
Marco Bergamo
Sempre nel Nord Italia, nella zona di Bolzano, furono accoltellate a morte 5 donne, una studentessa, una giovane insegnate e 3 prostitute per mano di Marco Bergamo.
Il killer di Bolzano, come fu denominato, fu attivo tra il 1985 ed il 1992. Marco Bergamo era solito colpire le vittime ripetutamente anche con decine di fendenti, impossessandosi, talvolta, dei loro indumenti intimi.
Le Bestie di Satana
Non sono mancati, in Italia, nemmeno i serial killer organizzati in gruppo, come le notorie Bestie di Satana, che in provincia di Varese, tra il 1998 ed il 2004 sono stati autori di 3 omicidi accertati, e secondo gli inquirenti anche di induzioni al suicidio di appartenenti alla setta satanica.
Sono 7 le persone ritenute responsabili a vario titolo degli omicidi: Andrea Volpe, Nicola Sapone, Paolo Leoni, Mario Maccione, Pietro Guerrieri, Marco Zampollo, Eros Monterosso. Coinvolta nelle vicende giudiziarie anche Elisabetta Ballarin. Le vittime furono uccise per strangolamento, a colpi di arma da fuoco e a colpi di martello. Guerreri, Maccione, Volpe e Ballarin sono ora liberi dopo aver scontato la pena o gran parte di essa.
Sonya Caleffi
Sonya Caleffi, l’infermiera killer, tra il 2003 ed il 2004 fu autrice di 5 uccisioni di pazienti ricoverati presso diverse strutture sanitarie lombarde. Gli inquirenti sospettano che le morti causate con iniezione di aria procurando così fatali embolie gassose ai malcapitati siano molte di più, tra le 15 e le 18, rispetto alle 5 accertate. La Caleffi è libera dal 2018, dopo aver scontato 14 dei 20 anni di carcere che le sono stati comminati.
La storia della Caleffi è stata più volte raccontata in tv ed ella stessa ha raccontato gli anni bui della sua carriera di serial killer.
Michael Lupo
Un Serial killer italiano di esportazione, è stato Michael Lupo, soldato italiano che nel Regno Unito si macchiò di 4 omicidi, per strangolamento, tutti commessi nel 1986, più altri 2 tentati omicidi. Lupo è morto nel 1995.
Ferdinand Gamper
In poco più di 20 giorno, tra febbraio e marzo del 1996, Ferdinand Gamper, fu autore di ben sei omicidi. Altoatesino, divenne noto con il nome di Mostro di Merano. Le sue vittime furono colpite con arma da fuoco alla testa, compreso il maresciallo colpito mortalmente durante uno scontro a fuoco con Gamper, ormai braccato, che si tolse la vita sparandosi.
Roberto Succo
Anche Roberto Succo, il mostro di Mestre, morto nel 1988, è stato tra i più prolifici assassini seriali italiani. La sua azione omicida inizio nel 1981 con l’uccisione dei genitori, alla sola età di 19 anni, a seguito di 32 fendenti all’indirizzo della madre e colpi di accetta il padre. Dichiarato infermo di mente, fuggì in Francia, dove commise altri 5 omicidi, fino al 1988. Arrestato nuovamente, si suicidò con un sacchetto di plastica riempito di gas.
Luigi Chiatti
Molto scalpore destò nell’opinione pubblica italiana anche la storia criminale di Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, reo di aver ucciso tra il 1992 ed il 1993, Simone Allegretti di appena 4 anni e Lorenzo Paolucci di 13 anni.
Chiatti si trova attualmente in residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza, in pratica, quelle che una volta erano chiamati ospedali psichiatrici. La storia di Chiatti ebbe notevoli ripercussioni sociali all’epoca, tanto che prima di scoprire l’autore dei delitti, un’altra persona si autoaccusò degli omicidi, ma poi si scoprì opera di un mitomane ed un’altra si suicidò, lasciando un biglietto, con il quale si autoaccusava degli omicidi.
Gianfranco Stevanin
Analogo seguito nell’opinione pubblica ebbe il caso di Gianfranco Stevanin. Gli italiani si divisero riguardo alla sua presunta incapacità di intendere e volere, nel compimento di sei uccisioni.
Il mostro di Terrazzo, come fu denominato Stevanin, agì in Veneto, tra il 1993 ed il 1994.
Ha più volte dichiarato di aver agito senza capire cosa stesse facendo e spesso senza nemmeno ricordare gli efferati delitti commessi per strangolamento e soffocamento.
Michele Profeta
Serial killer, in delirio di onnipotenza, tanto da fargli ingaggiare una sfida con la polizia, fu Michele Profeta.
Due le vittime del Mostro di Padova, denominato anche il “professore” per il suo aspetto distinto. Uccise un conducente di taxi e poi un agente immobiliare, nella zona di Padova, in entrambi i casi lasciò tracce per gli inquirenti sulla scena del crimine.
Andrea Matteucci
Tra il 1980 ed il 1995, anche Aosta, ebbe il suo mostro, al secolo Andrea Matteucci. A suo carico quattro omicidi, ma l’opinione pubblica fu sconvolta per la sua pratica di necrofilia a danno delle vittime. Uscito dal carcere nel 2017, attualmente si trova in una struttura psichiatrica.
Milena Quaglini
Milena Quaglini si rese autrice di 3 omicidi, tutti e tre perpetrati nei confronti di tre uomini violenti nei suoi confronti e che le fece guadagnare il soprannome di Vedova Nera del Pavese, area in cui commise le azioni, tra il 1995 ed il 1999.
Morì suicida nel carcere di Vigevano dove era in attesa di processo.
Maurizio Minghella
Ha collezionato, invece, oltre 200 anni di carcere, Maurizio Minghella, sospettato di aver ucciso oltre 15 persone, prevalentemente donne, scelte tra prostitute, e di aver attuato numerose violenze.
I fatti criminosi sono stati commessi da Minghella tra il 1997 ed il 2001, tra Torino e Genova.
I Ludwig: Wolfgang Abel e Marco Furlan
Firmavano i loro delitti con lo pseudonimo di Ludwig, i serial killer Wolfgang Abel e Marco Furlan. A loro carico, 10 vittime accertate e altre 18 presunte.
I due mettevano in atto le uccisioni con violenza inaudita, con coltellate, colpi di accetta e martello ed in alcuni casi bruciando le vittime fino a carbonizzarle.
La loro azione si è svolta tra il 1977 ed il 1984, tra i paesi del nord est italiano e la Germania.
Gli assassini senza nome
Senza colpevoli, invece, i 30 omicidi commessi in un lungo periodo tra il 1944 ed il 1983, in provincia di Genova.
Il Mostro di Bargagli, così i giornalisti definirono l’autore, ma si pensa che sia stata più di una persona a commettere i delitti.
Senza volto anche il Mostro di Udine, a carico del quale, rimasto per sempre ignoto si contano 4 omicidi per accoltellamento ai danni di altrettante prostitute tra il 1971 ed il 1989