Non vedevo Nico Ingrisano da oltre venti anni. Era praticamente sparito ai miei occhi dopo il liceo e l’università.
Era sparito come tanti altri miei amici, allora giovani ragazzi del sud.
In tanti erano partiti per il nord Italia o emigrati all’estero. Erano andati a realizzare i propri sogni altrove portando con sé la cultura, gli studi e quel pizzico di fantasia che ha sempre contraddistinto i giovani meridionali.
Ora quei giovani sono diventati uomini e donne. Ed,adesso, cosa fanno? Di cosa si occupano?
Brunello, Sabino e Gianluca lavorano in aziende americane con sede a Roma, Luigi ha uno studio legale nella capitale, Maurizio a Lodi, Giancarlo a Sappada, Elena lavora a Milano ed ha importanti ruoli istituzionali in un grande ente pubblico, Michele, Guglielmo ed Oriana a Bologna… l’elenco è lunghissimo…
E Nicola? Dov’era finito Nico Ingrisano, quel giovane liceale con il quale condividevo la passione per la fotografia?
Ritrovo Nico, per caso, mentre spulcio un report sulle aziende di successo della provincia di Avellino.
Dietro il nome della Mecnosud di Flumeri spunta il cognome della famiglia Ingrisano.
Ho ritrovato Nico. E questa è la sua storia e quella della sua famiglia.
Nico, ho scoperto che hai iniziato a fare impresa da giovanissimo in una provincia, quella di Avellino, che si è sempre detto non offrisse grosse possibilità.
“Non è vero, l’Irpina offre tante possibilità. Indubbiamente la fatica è doppia ma, quando raggiungi determinati risultati, doppia è anche la soddisfazione”
Mi racconti dove eri finito dopo il liceo?
“Dopo il Colletta, ho frequentato la Facoltà di Architettura a Napoli. Contemporaneamente, studiavo e insieme ai miei fratelli – Antonio e Raffaele – muovevo i primi passi come imprenditore. Nel 1989, abbiamo fondato la Mecnosud”.
Come nasce la tua storia di imprenditore ?
“In verità parte da molto lontano. Ho respirato l’aria dell’azienda sin da quando avevo i calzoni corti. Mio padre produceva macchine enologiche. Avevo solo 8 anni quando l’ho accompagnato alla prima Fiera del Levante a Bari. Da adolescente seguivo già le vicende dell’azienda. Quel mondo mi affascinava”.
Che cosa ti colpiva in particolare?
“La passione. La molla è stata la passione, quella stessa che ancora oggi muove le mie azioni. Se non hai passione ed una visione lunga non puoi fare questo lavoro. Diciamo che l’imprenditoria è stata per me come un virus: mi è entrato dentro e non è andato più via”.
Mecnosud è un’eccellenza conosciuta in tutto il mondo nel settore della produzione di macchinari per l’arte bianca. Il polo del settore è il Veneto, voi siete radicati in Irpinia. Questa situazione vi ha creato difficoltà?
“Assolutamente no. È bastato adeguarsi ai mercati. La differenza sostanziale tra noi e la concorrenza veneta è che al Nord hanno dalla loro parte un indotto industriale fortissimo e si limitano, in pratica, a fare progettazione e assemblaggio”.
Voi invece?
“Noi ci siamo adeguati e per stare sul mercato abbiamo investito all’interno della nostra azienda, dove facciamo praticamente tutto, dalla realizzazione della carpenteria alla componentistica e verniciatura.
Un investimento che è costato grossi sacrifici ma che ci ha portato un grande vantaggio in termini di flessibilità sul mercato, personalizzazione di prodotto e tempi di consegna decisamente più rapidi rispetto alla concorrenza”.
In cosa si sono concretizzati questi vantaggi?
“La capacità di gestire internamente la produzione ha consentito all’azienda di affacciarsi su mercati diversi”.
In quanti Paesi è diffuso il marchio Mecnosud?
“Nel 2017 abbiamo esportato in 93 paesi, dai grandi paesi europei all’ Africa del Nord, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Australia e Stati Uniti. Qui siamo presenti con un prodotto certificato, che è una macchina per l’impasto della pizza napoletana. Oggi il 60% della produzione esce con il marchio Mecnosud, il restante 40% è distribuito in tutto il mondo con altri marchi, con un altro grande vantaggio: la capacità di penetrare in tanti mercati dove con la nostra forza commerciale non riusciamo ad arrivare”.
A proposito di presenza all’estero, Mecnosud ha acquisito un’azienda francese leader nella produzione di macchine per la produzione di baguette francese. Come nasce questa nuova avventura?
“Si tratta di una piccola azienda grazie alla quale possiamo dire di aver completato, in un segmento della nostra azienda, il ciclo produttivo. Se le nostre impastatrici preparano la materia prima, con le macchine di Gecoma realizziamo la formatura della pasta. Costruiamo una linea capace di produrre 1.500 baguette all’ora e di essere presenti nella grande distribuzione francese”.
La vostra azienda, leader in un mercato tra i più dinamici, potevate avviarla altrove. Magari al nord. Perché avete scelto l’Irpinia?
“E’ una scelta storica: a 22 anni non avrei mai delocalizzato l’azienda. Vivevo ad Avellino, ho studiato in città (alla Cocchia e al Colletta) poi a Napoli. Il primo stabilimento l’abbiamo creato a Sturno. Era vicino casa, avevo alle spalle la storia della mia famiglia. Nel corso degli anni, quando Sturno era diventata stretta, con i miei fratelli abbiamo individuato l’area industriale della Valle Ufita, dove c’era possibilità di creare uno stabilimento più grande. Non avrei mai abbandonato la mia terra”.
Quanto è importante il legame con il territorio?
“Il legame con il territorio è determinante sia dal lato umano che da quello dei collegamenti. Il casello autostradale di Grottaminarda è a 3 minuti dall’azienda e ci consente di relazionarci rapidamente con il mondo intero”.
Eppure, spesso l’Irpinia viene indicata come un’area scollegata dal resto d’Italia, figuriamoci dal mondo…
“Non sono d’accordo. L’Irpina è piena di esempi virtuosi. Tanti uomini e donne che hanno dimostrato che si può fare imprenditoria di un certo livello. Dal punto di vista della logistica, prendiamo ad esempio l’export via mare, è certamente più favorevole la posizione di Flumeri rispetto a quella di Milano. Abbiamo due porti, Napoli e Salerno, a poco più di mezz’ora di auto. Riusciamo a posizionare il container in meno di un’ora. A Milano ci vuole molto più tempo”.
Mecnosud è un’azienda che esporta in 97 Paesi, ha acquisito uno stabilimento in Francia ma fondamentalmente resta un’esperienza familiare. È, forse, questa la chiave del successo?
“La famiglia ha rappresentato il primo passo. I miei genitori hanno fondato un’azienda in epoche lontane da quelle attuali. Il loro resta un insegnamento unico: senso del lavoro, del dovere e del rispetto delle persone. Queste cose non le trovi scritte in nessun manuale. La nostra è una vita di responsabilità e piena di sacrifici. Non esiste sabato e domenica. Devi avere alle spalle chi ti segue ed apprezza i sacrifici. Per fare bene devi avere serenità in famiglia e non devi avere grattacapi”.
A guidare l’azienda siete in tre: qual è l’equilibrio che regna tra i fratelli Ingrisano?
“Questa azienda è per noi un regalo di famiglia fatto dai nostri genitori ai figli. E quindi lo rispettiamo e preserviamo come merita. Il cambio generazionale è uno dei grandi rischi delle aziende familiari. Ci sono esempi di cambi felici, che hanno portato a migliorare, e cambi meno felici. Figli che hanno distrutto quello che avevano fatto i padri o i nonni. Noi siamo orgogliosi di onorare la memoria di nostro padre nel rispetto degli insegnamenti familiari. Ci dà forza e voglio immaginare che, se ci sarà cambio con i nostri figli, essi prendano l’esempio dai nonni e dai loro padri”.
Quanto sono importanti i dipendenti?
“Quando abbiamo iniziato, i primi dipendenti sono stati i nostri compagni di scuola. In una piccola realtà come Sturno, dove il tasso di disoccupazione è altissimo, davamo un’opportunità agli amici. Dall’amico poi è arrivato il fratello, e poi il cugino. Oggi, su 83 dipendenti, ce ne sono 13 che appartengono allo stesso nucleo familiare. Questo significa che si è creato un forte radicamento, con i rapporti che vanno anche al di là dell’aspetto lavorativo”.
Insomma, la Mecnosud ed i suoi dipendenti sono praticamente cresciuti insieme?
“Esattamente. Oggi posso dire che siamo davvero una grande famiglia. E quando abbiamo festeggiato i 30 anni dell’azienda abbiamo pensato di organizzare una bella festa proprio con i familiari dei dipendenti. Ecco, quello dei rapporti sociali è un altro punto di forza che differenzia le realtà imprenditoriali del sud da quelle nord. Noi meridionali abbiamo in più la fantasia, l’immaginazione, la capacità di relazioni sociali diverse. Con i nostri collaboratori ci confrontiamo in ogni fase della lavorazione. Ognuno ci mette la sua competenza. E la sua passione. Per noi i rapporti umani fanno la differenza”.