Stasera guarda “questo “Il capitale umano” un film drammatico su Netflix, una storia intensa e profonda che ha vinto David di Donatello e Nastri d’Argento.
Intenso, drammatico, profondo. Un film in streaming su Netflix che stimola la riflessione, perché affronta delle tematiche troppo importanti della nostra quotidianità.
Una denuncia piena di intensità questa pellicola che ha incassato nel 2014 ben 7 premi David di Donatello e 7 Nastri d’Argento, ma che ha spopolato anche in terra straniera con una critica molto positiva, da ottenere candidature al newyorkese Tribeca Film Festival e all’European Film Awards, oltre ad aver sfiorato quella per l’Oscar.
Stiamo parlando di “Il capitale umano” di Paolo Virzì, con un cast italiano stellare. Ci sono nomi importanti del cinema italiano come quello di Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Matilde Gioli, Fabrizio Gifuni, Bebo Storti. Insomma, tutti attori che davvero non necessitano di presentazioni, orgoglio del cinema italiano contemporaneo.
Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Stephen Amidon, il film gira intorno a una drammatica verità dei nostri tempi: il valore economico di tutto, anche di quello che non dovrebbe averlo, ovvero le persone.
Avidità, finanza, economia vanno oltre i loro fisiologici campi per diventare parametri di valutazione degli esseri umani, dei loro sentimenti, dei loro diritti, della loro vita. La profondità di questo tema si mescola a un film intenso, ben diretto e ben recitato. Tanto da incutere nello spettatore quel drammatico senso di oppressione, spingendolo a riflettere.
Il regista con questo lungometraggio va oltre la commedia popolare e graffiante, per abbracciare un drammatico con toni marcatamente noir. Perché di questa tinta si colora proprio l’inizio del film, dal quale poi nascono i capitoli che raccontano i diversi punti di vista e fanno comprendere bene lo svolgimento dei fatti e le conclusioni a cui si giunge.
Su Netflix trovi questo amaro dipinto di un Paese abbrutito, disincantato, disilluso, che non crede in un riscatto, in una svolta verso il positivo.
Nel quale non esiste soltanto la grave crisi economica, ma anche quelle ancora più laceranti: le crisi etica, culturale, comportamentale. In maniera molto razionale e precisa, i personaggi vengono descritti nelle loro complesse psicologie, lasciando allo spettatore il diritto di dire la propria e di giudicare, senza che il film lo faccia al suo posto.
Un film agrodolce questo che ti proponiamo in visione, ideale per gli amanti dei drammatici con vene noir, ma anche per chi ama le produzioni italiane ben fatte, con storie importanti sostenute da interpretazioni ineccepibili. Con un finale inaspettato tutto da scoprire, la domanda è: c’è ancora speranza oltre il marcio che ci circonda?
Ci sono ancora persone che, nonostante tutto, riescono ancora a distinguere il capitale umano da quello economico? Cerca il film nella library di Netflix per scoprirlo.
Il capitale umano
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La storia si apre con panorami brianzoli, in Lombardia, dove lungo una strada qualsiasi di provincia viene investito un ciclista da un SUV. Questo uomo è un cameriere che stava rientrando a casa dopo il lavoro. La struttura della pellicola si compone di tre episodi, ognuno con un proprio titolo e una propria identità, ma tutti uniti dalla stessa storia.
Attraverso tre diversi punti di vista, infatti, vengono raccontanti gli antefatti, ovvero tutto ciò che era accaduto nel corso dei sei precedenti mesi all’incidente. Vengono così chiarite le circostanze del tragico evento, con una disamina molto attenta sui diversi personaggi che animano la storia.
Il primo si intitola “Dino”, che è un agente immobiliare che non pensa ad altro che all’arricchimento e all’ascesa sociale.
Il secondo si intitola “Carla”, una ricca ma insoddisfatta moglie, che si rende conto della sua effettiva inutilità e del suo scarso valore a causa di una marito avido anche di sentimenti.
Il terzo si intitola “Serena”, immessa dal padre in un ambiente sociale che non corrisponde al suo effettivo, che vive una situazione familiare logorante dal punto psicologico e pensa all’evasione dalle ipocrisie.
C’è infine un quarto capitolo, intitolato appunto “Il capitale umano”, che funge da chiusura della storia lasciando lo spettatore alle prese con un finale che continua a lasciare aperti il dibattito e la riflessione personali.
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