La carota è un ortaggio con il quale abbiamo a che fare molto spesso. Forse non tutti sanno che, quando la si nomina, è necessario aprire anche la parentesi della bellezza, a partire dalle soluzioni per professionisti. Seguendo a pieno i principi dell’Ayurveda la linea cosmetica per estetiste Ayurway, una delle aziende di riferimento del settore, si avvale della vitamina E della carota estratta dal tocoferolo, elemento che combatte l’ossidazione e garantisce la conservazione al naturale degli Oli ayurvedici.
Quali sono i benefici delle carote secondo la medicina più antica del mondo? Scopriamole assieme nelle prossime righe, dove parleremo anche delle differenze rispetto alla medicina occidentale.
La carota nella medicina ayurvedica
Quando si parla della carota nella medicina ayurvedica, è bene ricordare che, secondo questa corrente, i suoi benefici riguardano nello specifico il dosha Vata e il dosha Kapha.
Il primo richiama tutto ciò che si muove e ha sede nel colon. Freddo e veloce, ha il compito di tenere sotto controllo la respirazione, gli impulsi nervosi, i movimenti dell’intestino.
Nel caso del Kapha, invece, si ha a che fare con i principi di acqua e terra. La traduzione letterale del termine dal sanscrito all’italiano richiama concetti di unione. Per quanto riguarda la sede, invece, si ha a che fare con il torace e, in generale, con la parte più alta del corpo (anche la testa).
Grazie a questo dosha, la persona può apprezzare un miglioramento della compattezza generale del suo corpo. L’equilibrio di questo dosha è fondamentale quando si parla di contrasto a sintomi come la pigrizia e, in generale, la poca vivacità mentale, fino ad arrivare alla depressione.
Entrando nel vivo del punto di vista dell’Ayurveda sulle carote, è doveroso far presente che, secondo questa millenaria medicina, i loro effetti, soprattutto quelli relativi al sistema digestivo, cambiano a seconda che si scelga di consumare l’ortaggio crudo piuttosto che cotto.
Nelle persone con un dosha Pitta – ossia quello formato da acqua e fuoco – particolarmente accentuato si raccomanda il consumo di carote cotte. Consumandole crude, infatti, il rischio è quello di avere a che fare con una stimolazione eccessiva del sopra citato dosha. Il risultato? Innanzitutto un peggioramento della qualità della digestione. In seconda istanza, invece, si può avere a che fare con un aumento dell’irritabilità e con una maggior frequenza di scatti d’ira.
Dal punto di vista fisico, uno squilibrio del dosha Pitta può portare anche all’insorgenza di eruzioni cutanee.
Un’altra soluzione per consumare la carota è il succo. In questo caso, si parla di una bevanda che può rivelarsi a dir poco benefica per le persone Pitta.
Nella medicina ayurvedica, il succo di carota viene chiamato in causa in sinergia con altri rimedi. Tra questi è possibile includere la barbabietola e il cumino. Il tris di soluzioni ricordato in queste righe può essere considerato un toccasana contro l’anemia.
La carota in Occidente
Quando si parla della carota nella concezione di salute e benessere tipiche dell’Occidente, non si ha a che fare con il concetto di dosha. La si consuma cruda o cotta basandosi semplicemente sui gusti personali e sulla stagionalità (la carota cruda, per esempio, è perfetta per un pinzimonio estivo, contorno ideale quando fa caldo e non si ha voglia di mettersi ai fornelli).
La carota si consuma frequentemente in vista dell’estate e dell’esposizione al Sole. Il motivo è legato alla sua ricchezza in betacarotene, precursore della vitamina A. Quest’ultima rappresenta un toccasana per il benessere della pelle grazie soprattutto alla sua efficacia antiossidante (i raggi UV incentivano l’attività dei radicali liberi, con conseguenze negative per quanto riguarda l’invecchiamento precoce).
Concludiamo rammentando che la carota è in grado di proteggere l’organismo dall’aumento dei livelli di colesterolo cattivo, con tutte le conseguenze del caso per quanto riguarda la salute del cuore.
Foto Copertina by Yuval Zukerman on Unsplash