Dagli studi in medicina abbandonati alla passione per la recitazione, ecco la storia di Luigi Lo Cascio, attore di teatro divenuto un riferimento del cinema.

Luigi Lo Cascio si è formato come attore di teatro, nella sua Palermo, e ha lavorato con grandi registi che hanno esaltato le sue doti come Cristina Comencini, Marco Tullio Giordana e Giuseppe Piccioni. Dal 2001 al 2020 ha vinto 5 premi come miglior attore: il David di Donatello nel 2001 e nel 2020, al Festival di Venezia nel 2001, il Nastro d’Argento nel 2004 e nel 2019.

Il suo successo nel mondo del grande schermo è riuscito a sdoganare pregiudizi e dogmi legati al fatto che un attore di teatro debba essere ghettizzato nel mondo del cinema.

In lui invece hanno fermamente creduto alcuni grandi registi italiani, che lo hanno fortemente voluto nelle proprie produzioni, rivelatesi poi successi molto importanti e che gli hanno poi valso riconoscimenti e premi.

Luigi Lo Cascio, vita privata

Una personalità riservata nella sua vita privata

Nonostante il grande clamore che suscita la sua attività professionale, tra riflettori e grandi impegni, la vita privata di Luigi Lo Cascio risulta molto schiva.

Come lui stesso ammette in un’intervista a Vanityfair alla domanda se sia riservato: “Anche. Gli attori meno si fanno vedere fuori dalle loro interpretazioni e meglio è, altrimenti sono poco credibili. Il loro compito è scomparire nel personaggio”.

E tra i suoi sogni futuri c’è qualcosa di molto semplice che nessuno magari avrebbe mai pensato: “Eugenio Montale diceva che sognava di fare la maratona da vecchio e stupire tutti arrivando al traguardo. Ecco, anch’io ho un sogno infantile, poter imparare a cantare bene per potermi esibire in un piccolo concerto, in un localino blues”.

Luigi Lo Cascio, Teatro

Gli esordi e il magico mondo del teatro

Come da tradizione familiare, il giovane Luigi Lo Cascio segue le orme degli studi in medicina per diventare un giorno uno psichiatra come suo zio. Gli studi iniziano ma non decollano verso l’obiettivo preventivato, in quanto in lui emerge gradualmente anche un’altra passione ben più verace e coinvolgente, quella per la recitazione. Anche in questo caso si tratta di qualcosa che affonda le radici nell’ambiente familiare.

Elio Lo Cascio, un cugino del padre, recita nel film “La spiaggia” (1954, di Alberto Lattuada) insieme a Alida Valli ed Enrico Maria Salerno, nonostante poi interrompa la sua carriera per divenire docente universitario. Ma anche uno zio, Luigi Maria Burruano, vanta una buona carriera nel mondo della recitazione. Sarà lui nel 2000 a invogliarlo a partecipare al provino per il film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, pellicola che decreterà la sua immagine di attore cinematografico di grande spessore.

Da ragazzo entra nel piccolo gruppo di attori di strada e di cabaret palermitano chiamato “Ascelle”, ma è con Federico Tiezzi che debutta in teatro nel 1989 con un ruolo in “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, rendendo questa passione qualcosa di più professionale. Il fascino di calcare il palcoscenico diviene quindi prioritario nella sua vita e si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico. Da lì in poi la carriera teatrale prende il via, e viene diretto da registi come Cecchi, Quartucci e Petroni Griffi.

Luigi Lo Cascio, filmografia

Il passaggio al cinema

Esordio migliore non poteva esserci per Luigi Lo Cascio che nel 2000 è il protagonista di “I cento passi”, pellicola intensa e straordinaria di Marco Tullio Giordana sulla storia di Peppino Impastato, ucciso a Cinisi dal boss locale che abitava a soli 100 passi da casa sua, per essere andato contro all’omertà che avvolgeva il piccolo paese siciliano. Piovono i premi e la sua interpretazione gli vale una fama immediata e straripante. Sono in tanti che lo vogliono nelle proprie produzioni cinematografiche, ma è “Luce dei miei occhi” del 2001 di Giuseppe Piccioni che lo colpisce.

Nonostante alcune differenti visioni della critica, Lo Cascio vince il Premio Pasinetti come migliore attore, la Coppa Volpi al Festival di Venezia, la nomination all’European Film Awards e al David di Donatello.

Nel 2003 lo vediamo nelle due pellicole “Buongiorno notte” di Marco Bellocchio (nei panni di uno dei sequestratori di Aldo Moro) e “Mio cognato” di Alessandro Piva (per la prima volta in un ruolo comico da commedia), nel 2004 in “Occhi di cristallo” di Eros Puglielli, in “La vita che vorrei” di Piccioni e “La bestia nel cuore” di Comencini, sempre in ruolo drammatici.

Nel 2006 c’è “Mare nero” di Roberta Torre, e poi “Il dolce e l’amaro” di Andrea Porporati, “Sanguepazzo” di Giordana, fino a “Miracolo a Sant’Anna” con Pierfrancesco Favino con la regia di Spike Lee.

Nel 2009 di nuovo un ruolo comico in “Gli amici del Bar Margherita” di Pupi Avati, e poi “Romanzo di una strage” di Giordana con un grande cast che comprende Favino, Laura Chiatti, Valeria Mastrandrea e Michela Cescon, “Baaria” di Giuseppe Tornatore, “Noi credevamo” di Mario Martone, “Il capitale umano” di Paolo Virzì, “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi e la saga “Smetto quando voglio”, “Il traditore” di Marco Bellocchio”, “Lacci” di Daniele Luchetti, fino alle pellicole del 2022 “La stranezza” e “Il signore delle formiche”, passando per il ruolo di regista nel 2012 con “La città ideale”, in cui dirige anche lo zio Luigi Maria Burruano.

Insomma, un susseguirsi di film dai nomi importantissimi che vale la pena citare perché mettono in evidenza le sue incredibili doti di attore e le sue interpretazioni osannate da pubblico e critica.

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