“Essere fermi e decisi nel comportamento, avere un contegno rispettoso e gentile nei confronti dei cittadini, essere seri ed onesti con se stessi e gli altri, mai mostrare insicurezza, perplessità o debolezza per non diventare succubi delle circostanze, usare con tutti lo stesso metro di valutazione”.
Così scriveva, sul finire del 2012, il maresciallo Luigi Tangredi, storica figura di vigile urbano integerrimo di Avellino del quale, pochi giorni fa, è ricorso il secondo anniversario della scomparsa.
La storia di Luigi Tangredi è quella di un uomo umile ed onesto, che ha amato il suo lavoro e la sua città, svolgendo l’uno in funzione dell’altra.
Il suo volume “La vera storia di un vigile urbano” rappresenta un po’ il testamento di colui che è stato tanto amato quanto temuto, tanto rispettato quanto osteggiato.
Una di quelle figure che si definiscono scomode per aver interpretato il suo impiego quasi come una missione, senza mai divergere dalla strada maestra del rispetto delle norme e dell’umanità.
A partire dagli anni ’80, quella del maresciallo Tangredi divenne una figura quasi mitologica ad Avellino, terrore di automobilisti indisciplinati, di ragazzini particolarmente vivaci ed anche di qualche collega che non vedeva di buon occhio la sua incapacità a chiuderne, talvolta, almeno uno.
E, così, fa un certo effetto rileggere oggi della relazione presentata in Procura in cui denunciava la distruzione di contravvenzioni che pur essendo state regolarmente elevate, non completavano mai il loro iter e delle conseguenze che tale sua azione comportò sulla sua vita lavorativa.
O di quando, nel 1996, finì al centro di un caso che lo espose mediaticamente a livello nazionale per lo scontro con l’allora consigliere comunale Ennio Tolino che promosse, addirittura, una raccolta di firme in città per la rimozione del maresciallo Tangredi reo di essere troppo inflessibile nell’esercizio delle sue funzioni!
Appassionato di calcio, tifosissimo dell’Avellino, era stato tra i promotori, all’inizio della sua carriera, dell’allestimento della squadra di calcio del corpo di Polizia Municipale di Avellino che partecipava ogni anno, anche con buoni risultati, a quello che un tempo di chiamava Torneo degli Uffici.
La storia del maresciallo Tangredi è quella di un lavoratore le cui gesta diventano straordinarie nella loro più elementare ordinarietà.
Ma è anche la storia di un uomo che, nonostante la divisa, non ha mai vestito i panni del caporale, impregnando la sua professione di profonda umanità.
Lo ricorderà bene quel padre di famiglia al quale, alla vigilia di una Epifania, contestò una violazione al codice che prevedeva una sanzione da 50.000 lire, esattamente i soldi che l’uomo, disoccupato, aveva in tasca per comprare i regali per la Befana ai figli.
Alla richiesta di aiuto, Tangredi lo invitò prima a pagare la multa e a tornare da lui solo dopo aver ottemperato ai suoi obblighi.
Quando l’uomo gli mostrò la ricevuta di avvenuto pagamento, il maresciallo estrasse dalla sua tasca una banconota da 50.000 lire e, porgendogliela, lo invitò ad accettarla per poter regalare un sorriso ai propri figli.