Leonarda Cianciulli: un nome che è entrato negli annali della criminalità come quello della più celebre serial killer italiana. Scopri la storia.
La macabra storia della serial killer italiana Leonarda Cianciulli da Montella in provincia di Avellino ha ispirato film, pièce teatrali, canzoni e pagine di letteratura, come “La Cianciulli e l’Ermellina” contenuta nella raccolta “Fuori e dentro il Borgo” di Luciano Ligabue.
Classe 1894, è passata alla storia, non a caso, come la “saponificatrice di Correggio”, proprio per quella sua macabra attitudine a far sparire le tracce dei suoi omicidi.
Per quella naturalezza disarmante nell’infierire sui corpi delle sue vittime, che utilizzava ancora caldi per preparare saponi e fragranti biscotti.
Leonarda Cianciulli
Il Matrimonio
Leonarda Cianciulli non aveva avuto un’infanzia facile. Era venuta al mondo a seguito di una violenza subita dalla madre. A 23 anni sposò un impiegato del catasto, Raffaele Pansardi, contro il volere della famiglia.
La maledizione
In quello che le viene attribuito come il suo memoriale, “Confessioni di un’anima amareggiata”, Leonarda Cianciulli racconta di un forte conflitto con la madre, che ne segnerà il suo futuro: “ti sposi, ma perderai tutti i tuoi figli”, così l’avrebbe maledetta la genitrice.
I Figli di Leonarda Cianciulli
Ed, in effetti, quella maledizione sembrò per davvero colpire l’esistenza di Leonarda, che perse addirittura i suoi primi tredici figli! Da Montella, la coppia si trasferì prima a Lauria, nel potentino, e successivamente a Lacedonia, ancora in provincia di Avellino.
Nel 1930, i coniugi Pansardi decidono di lasciare il meridione e si trasferiscono a Correggio, nell’Emilia. Qui Leonarda, che negli anni precedenti aveva dato prova delle sue abilità con truffe, furti e raggiri al punto da beccarsi una condanna scontata nel carcere di Lagonegro, si fece conoscere come persona un po’ sopra le righe, lasciva, ma fondamentalmente affidabile.
Una nuova vita
In Emilia, la maledizione materna sembra averla abbandonata. Nel frattempo nasce una prima figlia, e poi altri tre. A far ripiombare nell’incubo Leonarda, è lo scoppio della seconda guerra mondiale. Uno dei suoi figli, che si era iscritto all’università a Milano, rischia di essere richiamato alle armi.
La madre comincia a temere per la sua vita.
Qui, accade qualcosa che si impadronisce della mente della Cianciulli.
Memore dei racconti di stregoneria che aveva conosciuto a Montella e a Lauria, Leonarda si convince che c’è un sol modo per salvare il figlio: compiere sacrifici umani.
Le vittime
Tra il 1939 ed il 1941 viene denunciata la scomparsa di tre donne, Faustina Setti, Francesca Soavi e Virginia Caccioppo.
Le indagini, un po’ alla volta, portano a stringere il cerchio intorno a Leonarda Cianciulli, che con le tre aveva intrattenuto rapporti di amicizia.
L’arresto
Alla fine, incalzata dal commissario Serao, cui erano state affidate le indagini, Leonarda confessa.
E le sue parole appaiono subito sconcertanti. Per la naturalezza nel raccontare, con dovizia di particolari, di corpi fatti a pezzi e bolliti nel pentolone con soda caustica e allume di rocca per farne saponi, di sangue cotto al forno con latte e cioccolato e trasformati in biscotti fatti mangiare ai figli, nell’estremo tentativo di salvarli da un destino che, nella sua mente ormai corrosa dalla follia, sarebbe stato altrimenti segnato.
La condanna
La serial killer italiana, Leonarda Cianciulli, fu condannata a 30 anni di carcere e a 3 anni di ricovero in manicomio criminale.
In realtà, rimase per 24 anni nel manicomio di Pozzuoli, dove morì nel 1970.
Gli strumenti utilizzati per uccidere e per smembrare i corpi delle sue vittime sono conservati nel Museo Criminologico di Roma.