Ingegnere, architetto, matematico, filosofo, pittore, scultore, disegnatore, inventore, matematico, anatomista e addirittura musicista.
Questo e tanto altro è stato Leonardo da Vinci, il genio assoluto del Rinascimento, l’italiano più famoso al mondo di tutti i tempi e il più ricercato artista di corte del suo tempo.
Da Firenze a Milano, da Mantova e Venezia, da Roma alla Loira un lungo percorso di studi e rappresentazioni, di passioni e esplosioni artistiche irripetibili.
Tra gli aspetti più affascinanti che ancora oggi impegnano tanti studiosi alla ricerca di risposte, c’è quel fitto mistero che si cela dietro ogni opera.
Quasi come se si trattasse di una firma, di una sua opera nell’opera, un tracciato metafisico lasciato come sfida alle future generazioni e che, dopo 500 anni, ancora affascinano.
I Misteri del Ritratto di Ginevra de’ Benci.

Tra le più celebri opere di Leonardo intrise di mistero, c’è senza dubbio il Ritratto di Ginevra de’ Benci, esposto alla National Gallery of Art di Washington.
Figlia di un ricco banchiere amico del padre di Leonardo, fu costretta a sposare un uomo che non amava.
Ginevra, donna colta e che aveva tra i suoi ammiratori l’ambasciatore di Venezia, Bernardo Bembo, probabilmente colui che commissionò il ritratto a Leonardo, viene raffigurata con una espressione velata di tristezza, talmente realistica da far dire al Vasari che più che un ritratto «sembra Ginevra stessa».
Il pannello è stato privato di almeno un terzo della sua originale dimensione, la parte in cui erano presenti le mani della donna. Sul quando e perché l’opera venne effettuato il taglio resta fitto il mistero.
La stessa opera nasconde un altro enigma, svelato dagli studi effettuati dalla filologa Carla Glori, che allo studio delle opere di Leonardo e alla interpretazione dei messaggi subliminali in esse nascosti ha dedicato anni ed anni di studio.
Sul retro del ritratto di Ginevra de’ Benci, da un esame ai raggi infrarossi effettuato dal museo americano, è emerso un cartiglio contenente un ram di alloro e uno di palma intrecciati e la frase “virtutem forma decorat”.
La studiosa ha ricavato dalla frase circa 50 anagrammi che, letti in sequenza, racconterebbero la vera storia di Ginevra de’ Benci, la sua “tristezza”, il suo amore per l’ambasciatore veneziano Bembo e la costrizione nello sposare Luigi di Bernardo Niccolini.
I Misteri della Dama con l’Ermellino.

Altro straordinario dipinto di Leonardo, ricco di fascino e mistero, è La dama con l’ermellino, che raffigura Cecilia Gallerani, amante del duca di Milano Ludovico Sforza il Moro.
L’opera è esposta al Museo Nazionale di Cracovia dopo essere stata acquisita dal governo polacco, nel 2016, dalla collezione privata dei principi Czartoryski.
Se il dipinto rappresenta una testimonianza eccezionale delle sperimentazioni leonardiane sulla postura oltre che sui costumi dell’epoca, il mistero legato al quadro si concentra più che altro sull’ermellino che la dama tiene tra le braccia.
In tanti si sono chiesti, nei secoli, come avesse potuto utilizzare da “modello” un animale tutt’altro che docile e, soprattutto, perché far riferimento proprio all’ermellino, non certo un animale da compagnia.
La risposta al primo quesito starebbe nel fatto che a posare per Leonardo sarebbe stato un furetto, animaletto presente nelle corti del XV secolo.
Quanto al motivo della scelta dell’ermellino, due sono le interpretazioni: la prima è che Leonardo abbia voluto fare un riferimento al cognome della persona ritratta (in greco ermellino si dice Galé). L’altro è che il genio di Vinci abbia inteso riferirsi al riconoscimento ottenuto nel 1488 da Ludovico il Moro, nominato cavaliere dell’Ordine dell’Ermellino dal re di Napoli.
I Misteri della Gioconda.

Il più celebre e misterioso dipinto di Leonardo, ammantato da oltre cinque secoli di misteri, ipotesi e congetture, oltre che oggetto di furti e tentati atti di vandalismo, resta la Gioconda, il “quadro” per eccellenza.
Conservato al Louvre di Parigi, sul suo conto sono state scritte pagine e pagine di critica dell’arte oltre che di cronaca e di storia: dal luogo immortalato sullo sfondo alla identità della donna dal sorriso più enigmatico.
Senza dimenticare il (falso) mito della sottrazione del dipinto da parte dei francesi che, invece, fu regolarmente pagato dal re Francesco I.
A Giorgio Vasari, che non conobbe mai Leonardo né ebbe mai la possibilità di ammirare il suo dipinto più celebre, di deve il nome e l’attribuzione dell’immagine ritenuta per secoli quella esatta.
Nella sua più celebre opera, il Vasari racconta di un ritratto di Monna Lisa Gherardini sposa di Francesco del Giocondo dipinto da Leonardo durante il periodo fiorentino.
Ma di un abbinamento certo tra l’opera di cui parla Vasari e quella custodita oggi al Louvre in realtà non vi è mai stata traccia. Suggestiva l’ipotesi che ad essere raffigurata sia il volto della mamma di Leonardo, attraverso una sorta di autoritratto del maestro toscano.
Al volto della Gioconda sono poi stati accostati i nomi di Pacifica Brandani, Costanza d’Avalos, Isabella d’Este.
Abbastanza per alimentarne il mistero e l’enigma di un sorriso unico al mondo.
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