Tra i più sanguinari assasini, Maurizio Minghella è il serial killer italiani con la condanna più lunga che la giustizia abbia mai comminato.
E’ il serial killer italiano con la condanna più lunga che la giustizia abbia mai comminato per i suoi omicidi.
Dipinto come un soggetto particolarmente violento e con un quoziente intellettivo non certamente geniale, Maurizio Minghella ha potuto mettere a segno i suoi numerosi omicidi anche grazie ad un errore di valutazione da parte della giustizia italiana che dopo il primo arresto gli ha concesso la semi libertà in una comunità di recupero.
Due i periodi caratterizzati dalla lunga scia di sangue messa in atto da Minghella definito Il predatore oppure il killer delle prostitute considerato che le sue vittime venivano scelte tra le lavoratrici della strada.
Sulla psiche e sul comportamento di Maurizio Minghella, secondo i periti, ha fortemente inciso la sua infanzia caratterizzata dalle violenze del compagno della madre che era solito picchiare i cinque figli della donna.
Già negli anni della scuola, dove Minghella non si è certamente messo in evidenza per buona condotta e capacità nello studio, considerando che a 12 anni frequentava ancora le prime classi delle elementari, il futuro serial killer era solito bullizzare i compagni.
Maurizio Minghella
I traumi dell’infanzia e dell’adolescenza.
Atteggiamento violento che si è riproposto anche negli anni della adolescenza quando appassionatosi al pugilato ha selvaggiamente picchiato un compagno di ring.
Oltre alle violenze del patrigno, Minghella in giovane età ebbe a vivere altre due esperienze fortemente traumatizzanti come la morte del fratello a seguito di un incidente stradale e il suicidio della giovanissima quindicenne Rosa Manfredi che il Minghella sposò nel 1977.
La donna, che giustamente mal sopportava le continue frequentazioni del marito con le prostitute, morì a causa di una overdose di farmaci che le vennero prescritti a seguito dello stato depressivo sorto dopo un aborto spontaneo.
Questo ennesimo tragico episodio finisce per minare ulteriormente la già fragile psiche del serial killer che nel 1978 inaugura la sua nefasta attività di omicida.
I Primi omicidi
Era il 18 aprile del 1978 quando Minghella commette il suo primo omicidio ai danni di Anna Pagano prostituta eroinomani di vent’anni.
La donna viene uccisa a Genova. Il suo corpo sarà ritrovato successivamente con la testa spaccata e con visibili sevizie di natura sessuale.
Passano tre mesi e l’8 luglio sarà Giuseppina Jerardi sempre a Genova a finire sotto i colpi dell’omicida che attende solo altri 10 giorni per uccidere Maria Catena Alba giovanissima di 14 anni.
La ragazzina viene ritrovata nuda legata ad un albero penzolante. In questo caso l’omicida avrebbe voluto simulare un suicidio per impiccagione ma gli inquirenti si rendono conto che è tutta una messa in scena. Anche su questo corpo gli inquirenti rinvengono tracce di violenza sessuale ed inizialmente accusano il fidanzato della ragazza salvo poi scagionarlo del tutto.
L’azione omicida di Minghella nel 1978 non si ferma. Il 22 agosto gli inquirenti scoprono il corpo di Maria Strambelli di 21 anni rinvenuto tre giorni dopo la scomparsa.
A novembre dopo altri tre mesi, viene trovata morta Wanda Scerra di 19 anni.
Sono così cinque le vittime di Minghella, che viene arrestato agli inizi del mese di dicembre.
Il primo arresto e la detenzione
Nel corso delle indagini gli inquirenti riscontrano prove in equivocabili sulle responsabilità di Minghella che viene così condannato per tutti e cinque gli omicidi alla pena dell’ergastolo nonostante l’uomo si sia sempre dichiarato innocente.
La buona condotta in carcere, l’interessamento al suo destino da parte di personalità anche della chiesa consentono al serial killer di ottenere la semilibertà nel 1995.
Passeranno solo due anni e il predatore ritornerà ad uccidere.
La seconda escalation omicida
Gli errori di valutazione sul predatore di Genova costeranno la vita ad altre cinque donne tra il marzo del ’97 ed il febbraio del 2001.
Il secondo periodo di escalation omicida si apre a marzo 1997.
Loredana Maccario poco più che cinquantenne dedita alla prostituzione verrà rinvenuta senza vita nella sua abitazione a Torino.
Passeranno due mesi e Minghella strangolerà Fatima H’Didou, prostituta di 27 anni dopo averla picchiata e violentata.
Nel 1998 finirà strangolata la ventinovenne Floreta Islami anche ella prostituta.
Quando la follia omicida sembra essersi placata, il mostro torna in azione dopo meno di un anno uccidendo Cosima Guido, meretrice di 67 anni che riceveva i clienti a domicilio.
Prima che gli inquirenti possano rimettere le mani sull’omicida, Minghella trova il tempo e il modo di mettere a segno il suo ultimo assassinio all’inizio del 2001.
Florentina Motoc prostituta ventenne rumena verrà ritrovata con il capo fracassato e con segni di bruciature sul corpo inferte dal Minghella nel vano tentativo di bruciare il corpo.
L’arresto e la condanna definitiva
Arrestato nuovamente nel marzo del 2001, a carico del Minghella gli inquirenti trovano prove che lo incastrano definitivamente, come i numeri di cellulare delle vittime.
L’uomo viene condotto prima nel carcere delle Vallette dal quale tenta invano di fuggire.
Nel 2003 dal carcere di Biella tenta nuovamente la fuga ma viene arrestato e attualmente si trova nel carcere di Pavia, dove dovrà scontare la pena all’ergastolo ed altri anni di detenzione per un totale di 200 anni di reclusione.
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