Difficile catalogarlo in un ruolo ben definito tante sono le sue attività. Imprenditore e consulente nel settore turistico e delle ristorazione è forse la veste che maggiormente riassume il lavoro di Osvaldo Iandolo, avellinese purosangue trapiantato in Romania per motivi professionali prima, per amore poi.
La sua è una storia di grandi successi, sia in termini lavorativi sia dal punto di vista umano, in cui lavoro, famiglia, rapporti sociali e amore hanno trovato il giusto equilibrio tra le forti radici italiane e una nuova cultura tutta da scoprire e imparare.
Lo raggiungiamo al telefono in un gelido pomeriggio di gennaio, ad Avellino come a Bucarest.
La prima domanda è molto ovvia: “Come mai si trova a Bucarest?”.
<<Mi ci ritrovo per caso. Anche se ho lavorato molto all’estero, non avevo mai pensato di trasferirmi lontano dall’Italia. Ma poi ho conosciuto mia moglie che è rumena, la quale non poteva lasciare la sua attività di avvocato qui a Bucarest. E così, dopo un periodo di “sali e scendi”, appena ho terminato il mio rapporto lavorativo con un’azienda italiana, mi sono trasferito in Romania. Precisamente nel maggio del 2009 mi è capitata un’opportunità di lavoro molto interessante in un settore che non avevo mai trattato prima>>.
Ce ne parli.
<<Sono diventato socio in un club molto conosciuto a Bucarest, dal quale sono uscito solo l’anno scorso per continuare a svolgere un’attività molto simile ancora oggi, occupandomi ancora di management della distribuzione con grosse aziende italiane>>.
In cosa consiste oggi la sua attività lavorativa nella capitale rumena?
<<Nel tempo ho aperto tanti locali e oggi gestisco due club, un ristorante, un caffè, un kebab (entrambi diventeranno franchising) e un hotel (Hemingway al centro città). A questo si unisce l’attività di consulenza>>.
Com’è stata la sua integrazione in Romania, semplice o difficoltosa?
<<Devo dire che, anche grazie all’aiuto di mia moglie, l’integrazione è avvenuta in maniera molto semplice e nel modo migliore. Sotto molti punti di vista, Italia e Romania sono Paesi più simili di quanto si possa pensare. Pensiamo, inoltre, che solo nella città di Bucarest c’è una comunità di circa 40.000 italiani. Rispetto a ciò che si crede, ci sono più italiani in Romania che rumeni in Italia>>.
Perché gli italiani decidono di trasferirsi in Romania?
<<Prima di tutto per investimenti e per motivi imprenditoriali>>.
Può dare il suo consiglio personale a chi vorrebbe intraprendere un’attività in Romania?
<<La certezza sulla quale fondare le proprie iniziative imprenditoriali qui è non inventarsi un’attività che non si conosce. Qui c’è tutto e più di quello che ci immagineremmo. Bisogna avere chiaro il piano, avere l’esperienza e affidarsi a una persona che aiuti a compiere i passi giusti. Qui serve professionalità, non avventurieri. Le possibilità ci sono, anche da un punto di vista fiscale e a costi ancora abbastanza convenienti>>.
Ha trovato molte difficoltà con l’apprendimento della lingua? L’italiano viene capito?
<<Inizialmente cercavo di farmi capire per come potevo in italiano o in inglese, ma non ho avuto grossi problemi a imparare il rumeno. In linea di massima, però, devo dire che gli italiani sono un po’ più pigri con le lingue straniere, mentre i rumeni hanno una predisposizione molto naturale alla comprensione di altri linguaggi, anche perché hanno una doppia radice slava e latina. L’italiano infatti viene comunque capito>>.
Cosa le manca di più dell’Italia?
<<La prima cosa è chiara e si comprende dal motivo per il quale ho deciso di aprire un ristorante italiano con mia moglie: il cibo. L’ho chiamato “Nonna mia”, al centro di Bucarest, con una cucina tradizionale italiana e un occhio speciale alla tradizione gastronomica irpina. Piacciono molto il nostro “Antipasto irpino”, ma anche pasta, fagioli e cotiche, e le tarachelle di maiale con peperoni. E poi c’è l’Avellino Calcio, una grande passione da sempre>>.
Come vive un tifoso biancoverde le sorti della propria squadra dall’estero?
<<Seguo il campionato tramite Sky. Dall’estero scopri ancora di più il valore dell’appartenenza ai colori. E per un avellinese, il tifo è più un fatto etnico che sportivo. E’ nel Dna ed esprime la nostra identità anche fuori dal territorio. Mi piace molto sia la squadra sia il management, persone che fanno vedere i risultati, che fanno i passi giusti con i soldi giusti. In generale, penso che per una piccola realtà come Avellino, le eccellenze del calcio e del basket siano un vero lusso da preservare>>.
Avrà visto dunque il derby Avellino-Salernitana.
<<Certamente. Felicissimo per la vittoria. Dopo la partita sono uscito di casa con al collo la sciarpa di lana biancoverde che mia nonna mi fece quando l’Avellino andò in serie A. Giunto nel mio ristorante, due persone che erano dentro mi chiamano e dicono “Oggi abbiamo vinto!”, scoprendo poi che si trattava di due turisti da Solofra che avevano riconosciuto la mia appartenenza avellinese>>.
Parlando di turismo, per chiudere, cosa ci dice di Bucarest?
<<E’ una tipica capitale europea piena di divertimento e di attrazioni interessanti. Bucarest si presenta molto accogliente agli occhi del turista ed è perfetta per weekend in diversi periodi dell’anno. Una città bella ed elegante per prendersi una pausa tra cultura, con i numerosi musei, teatri e monumenti, e svago, grazie a un’intensa attività di intrattenimento. Da Napoli sono diversi i voli diretti settimanali, da Roma ancora di più. Una parentesi piacevole e comoda, dal fascino spesso inaspettato>>.