Michele Profeta, il mostro di Padova, detto anche il Professore o il giardiniere, è il più complesso assassino tra i serial killer italiani.
Michele Profeta, con 2 vittime accertate, è uno dei meno prolifici serial killer italiani, ma il Mostro di Padova, uno dei modi in cui fu chiamato, rappresenta una delle personalità più complesse ed articolate tra i serial killer più sanguinari.
Michele Profeta
Il profilo
Sfrontato ed enigmatico, amante delle conoscenze classiche, avvezzo a deliri di onnipotenza, Michele Profeta ha rappresentato nel panorama dei serial killer italiani una delle personalità più complesse ed articolate.
Sicuramente poco avvezzo alle strategie del crimine ha commesso errori grossolani nella sua personale sfida alle forze dell’ordine ed agli inquirenti.
Dalle ricostruzioni della vita privata, sembra che la personalità di questo serial killer sia stata fortemente condizionata dal rapporto burrascoso con la famiglia di origine e di forte contrasto con la madre.
Prima di passare all’azione criminale ed alla sfida lanciata alle forze dell’ordine, Profeta si è costruito due famiglie, con moglie e figli, ognuna completamente ignara della presenza dell’altra, scoperta dopo l’arresto.
Il Mostro di Padova
La prima definizione che fu destinata al killer quando non era stato ancora individuato, fu quella di Mostro di Padova, derivante dall’area geografica dove furono rinvenute le 2 vittime.
Gli omicidi compiuti da Michele Profeta tra il 29 gennaio e l’11 Febbraio 2001, furono commessi entrambi a Padova.
Le vittime
Le vittime di Michele Profeta furono un conducente di taxi, Pierpaolo Lissandron, rinvenuto cadavere a bordo della sua auto di servizio, il 29 gennaio del 2001.
Dodici giorni dopo, fu ucciso un agente immobiliare, Walter Boscolo, trovato morto all’interno della sua abitazione.
Entrambi gli omicidi furono commessi con una pistola Iver Johnson calibro 32. Circostanza che allarmò le forze dell’ordine e la comunità padovana, per la presenza accertata di un serial killer, che fortunatamente non ebbe tempo di mettere in atto altre uccisioni.
L’arresto di Michele Profeta avvenne, infatti, il 16 Febbraio dello stesso anno, solo per un errore commesso dal killer, che per quanto sfrontato e spregiudicato si rivelò non particolarmente avvezzo al crimine.
Il killer delle carte da gioco
Michele Profeta è stato un uccisore seriale dalla personalità complessa ed articolata. Sebbene il modus operandi in entrambi gli omicidi sia stato immediatamente riconducibile alla stessa persona, era chiara la volontà del killer di lasciare un segno di appartenenza delle uccisioni.
Su entrambe le scene del crimine, infatti, gli inquirenti recuperarono due carte da gioco, un re di cuori ed un re di denari.
Non confermata, invece, l’ipotesi secondo la quale il killer fosse solito sedersi ad osservare la vittima appena uccisa prima di lasciare il luogo del delitto.
I messaggi di sfida prima degli omicidi
Il profilo delirante si manifestò prima degli omicidi, quando Profeta lasciò in ben due occasioni nei pressi di due stazioni della polizia un messaggio minacciando di inaugurare una lunga scia di sangue se non gli fossero stati consegnati 12 miliardi. Messaggio corredato dalle istruzioni della consegna del denaro.
Tra il primo ed il secondo messaggio di richiesta di denaro, il primo omicidio, quello del tassista Lissandron.
L’errore del killer e l’arresto
Probabilmente il delirio di onnipotenza lo spinse a commettere degli errori che si rivelarono fondamentali nella caccia all’assassino.
Nell’appartamento dell’agente immobiliare Boscolo, gli inquirenti scoprirono che il giorno dell’uccisione l’agente aveva incontrato un tal signor Pertini. Nome falso che Profeta aveva riferito a Boscolo per avere l’appuntamento.
Lo stesso nome che aveva dato ad un altro agente immobiliare, con il quale si era già incontrato circa un mese prima.
In quell’occasione, però, l’agente immobiliare era giunto all’appuntamento con il killer in compagnia di un’altra persona.
Circostanza non prevista da Profeta che si era visto costretto a rinviare lazione criminosa.
Quando gli inquirenti accertarono e divulgarono la notizia che il “signor Pertini” con ogni probabilità doveva essere il falso nome del killer, fu lo stesso agente immobiliare incontrato un mese prima a fornire l’identikit agli inquirenti di Profeta, che fu così arrestato nei pressi della sua abitazione.
Il processo, il carcere e la morte del Professore
Freddo, distaccato ma anche raffinato nei modi e particolarmente colto.
Michele Profeta oltre ad essere identificato come il Mostro di Padova ed il killer delle carte da gioco fu definito anche il Professore.
Durante l’interrogatorio e nelle fasi del processo non manifestò mai pentimento, tantomeno sorpresa o sgomento.
Fu ritenuto responsabile dei due omicidi e condannato all’ergastolo. Recluso nel carcere di Padova in attesa di giudizio, tento la fuga nel luglio del 2001. Fu quindi trasferito nel carcere di Voghera dove iniziò gli studi universitari in Lettere.
Nel 2004, mentre sosteneva con il professor Davide Bigalli il suo primo esame universitario, in Storia della Filosofia, presso il carcere di Milano, Michele Profeta fu colto da arresto cardiocircolatorio che si rivelò fatale.
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