Leggi la recensione e guarda il trailer di Unorthodox una miniserie su Netflix basata su un’autobiografia che indaga il rapporto conflittuale di una ragazza con la fede ortodossa americana.
Diretta da Maria Schrader, questa produzione uscita in piattaforma a marzo 2020 è basata sull’autobiografia del 2012 di Deborah Feldman “Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche” (“Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots”).
Per chi desidera seguire una serie breve, ma molto intensa, su Netflix, ce n’è una che si compone di sole quattro puntate dense di dramma e tensione. Si intitola “Unorthodox” ed è una miniserie televisiva tedesca e statunitense ideata e scritta da Anna Winger e Alexa Karolinski per la casa di produzione Real Film Berlin e Studio Airlift.
Si tratta della prima serie Netflix a essere recitata quasi per tutta la sua durata in lingua yiddish, una lingua germanica occidentale parlata dagli ebrei aschenaziti.
Per quanto è originale e diversa dal solito, Netflix ne ha anche realizzato un documentario di 20 minuti, “Making Unorthodox”, nel quale vengono descritti riprese e processo creativo che ne fanno da sfondo. Fin dalla sua uscita, la serie ha riscosso un buon successo di pubblico, così come dimostrano anche le piattaforme di gradimento.
Per gli utenti Google, ad esempio, è piaciuta a ben il 93%; su Rotten Tomatoes parliamo per giunta del 100% di interazioni positive, mentre su IMDb è valutata 8 stelline su 10.
Insomma, i riscontri sono decisamente ottimi per questa produzione da 4 puntate di circa 55 minuti l’una che riescono a immergere lo spettatore in una realtà ancora poco conosciuta ma, forse anche per questo, che incuriosisce tanto. Ricordiamo che “Unorthodox” ha ottenuto anche otto nomination agli Emmy Awards tra cui Miglior miniserie televisiva e Miglior attrice protagonista.
Lei è Shira Haas, attrice israeliana che ha recitato in due pellicole di successo internazionale come “Sognare è vivere” (debutto alla regia per Natalie Portman) e “La signora dello zoo di Varsavia”. Insieme a lei attori sconosciuti in Italia ma ugualmente bravissimi come Amit Rahav e Jeff Wilbusch. Nella storia che viene narrata in questa miniserie, il pubblico diviene testimone di una trasformazione personale da parte della protagonista, che ripensa alla sua vita in maniera prodonda.
La serie di quattro episodi segue il personaggio Esther “Esty” Shapiro, una giovane donna cresciuta nella comunità Hasidic Satmar a Williamsburg, Brooklyn. Setta ultra-ortodossa del giudaismo, il gruppo Satmar fu fondato dopo la seconda guerra mondiale da sopravvissuti all’Olocausto.
Unorthodox su Netflix
Le regole di Satmar però sono talmente rigide che ai membri della comunità viene impedita qualsiasi istruzione e cultura secolare. Esty allora inizia a ripudiare la sua vita, tutti quei dettami, gli schemi, e decide di lasciare l’unica vita che abbia mai conosciuto dopo un anno di matrimonio combinato.
Anche rimanere incinta era stato un incubo per lei, obbligata come tutte le altre donne a pensare solo a mettere al mondo figli. E viaggia fino alla radice della sofferenza della sua famiglia, Berlino.
Nonostante sia ispirata al libro della Feldman, la narrazione lo segue fino a un certo punto. Infatti mentre ciò che avviene a Williamsburg ricalca la sua vita, il viaggio in Germania è interamente romanzato.
Ciò è espresso anche dalla co-creatrice e produttrice esecutiva Anna Winger che, nel documentario che narra la costruzione della serie, afferma: <<Per noi era molto importante apportare modifiche alla storia partendo dalla vita reale di Deborah Feldman, perché è una giovane donna, è una figura pubblica, è un’intellettuale pubblica… e volevamo che la vita berlinese di Esther fosse molto diversa dalla vera vita berlinese di Deborah>>.
Tra vita reale, storia del mondo occidentale e immaginazione, questa miniserie è ideale per un pubblico attento e curioso, che voglia godersi una produzione televisiva di buona qualità.
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