Scopri come la dipendenza da smartphone può causare la nomofobia, il timore di restare disconnessi dal mondo esterno che porta ansia e panico.

Si chiama Nomofobia, o “No mobile phobia”, il timore di non essere raggiungibili allo smartphone e, quindi, di restare disconnessi, isolati dal mondo esterno. Una dipendenza patologica che comporta stati di ansia non controllabili.

Per andare in tilt basta infatti che si scarichi improvvisamente la batteria o che non ci sia connessione internet, anche solo temporaneamente. Se poi il nostro amatissimo smartphone va fuori uso l’ansia può rapidamente tramutarsi in panico.

Battito cardiaco accelerato, tremori e vertigini sono alcuni degli effetti fisici collaterali che si possono manifestare quando l’oggetto del desiderio, diventato per molti, decisamente troppi, passe-partout per la felicità e la serenità, non è sotto il nostro controllo.

Un occhio fisso al nostro smartphone

Una dipendenza ossessiva in buona parte collegata all’uso compulsivo dei social network che ci spinge ad un controllo frenetico e ossessivo dello smartphone per monitorare costantemente le reazioni e i commenti registrati sui nostri profili ed essere sempre aggiornati su post e condivisioni.

I giochi e le tante App a portata di mano sono un altro ottimo motivo per non staccarcene per nessun motivo al mondo e non spegnerlo mai, neanche di notte.

La Nomofobia interessa soprattutto i giovanissimi ma il fenomeno, vista la sempre più diffusa dipendenza da smartphone anche tra gli adulti, interessa non di rado anche over 40 e altre fasce di età.

Il mondo esterno è sempre più lontano

I più a rischio sono le persone insicure e con bassi livelli di autostima o che non hanno un buon rapporto con il proprio corpo e scelgono di vivere a distanza di sicurezza. Frequenti anche tratti narcisistici e personalità comunque egoriferite.

Se lo smartphone diventa il nostro principale interesse, è chiaro che l’attenzione per tutto ciò che ci circonda va progressivamente scemando. Gli amici, ma anche il partner, sono spesso visti come un ostacolo, una distrazione.

Si riducono l’attività fisica e il tempo dedicato alle nostre passioni: anche il lavoro o lo studio finiscono in secondo piano. Il telefonino ha la precedenza su tutto e tutti e questo si traduce in una costante e continua interruzione di tutte le nostre attività.

Uscirne non è facile, ma è bene iniziare subito

Chi sviluppa questo tipo di dipendenza finisce con l’isolarsi e ridurre al minimo i contatti con le altre persone.

A lungo andare lo smartphone si sostituisce di fatto agli abituali contatti sociali che diventano quasi fastidiosi, ingombranti e difficili da gestire: meglio vivere attraverso il proprio dispositivo di fiducia, che ci consente di costruirci un mondo su misura.

Uscire da una situazione simile non è molto semplice e richiede grande forza di volontà.

Le App per disintossicarsi (Siempo, GoodTime, Black Out) possono rappresentare una prima risposta per prendere coscienza del problema e iniziare a orientarsi, ma affidarsi ad uno specialista resta l’opzione preferibile per affrontare fino in fondo il problema e, soprattutto, risolverlo.

Foto Copertina di David da Pixabay

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