Due new entry e le solite conferme: l’Irpinia dell’accoglienza e dei buoni sapori fa bella mostra di sé nella guida griffata Slow Food dedicata al mondo delle osterie.
Anche per il 2021, l’associazione di Brà strizza l’occhio all’Irpinia della buona tavola e della genuinità, ai sapori più autentici del territorio e all’interpretazione che le abili mani di osti e ristoratori ne offrono al pubblico.
Come ogni anno, i primi giorni d’autunno coincidono con la pubblicazione della guida Osterie d’Italia, curata da Marco Bolasco e Eugenio Signoroni.
Una guida che è un compendio di un anno di ricerche, degustazioni, scoperte lungo lo Stivale tra tutti quei locali che non solo a parole ma soprattutto a suon di portate messe in tavola rispondo ai criteri che da sempre sono alla base della filosofia di Slow Food.
L’edizione 2021 della Guida Osterie d’Italia ha, inevitabilmente, risentito degli effetti della pandemia che, tra lockdown e zone rosse ha profondamente minato il settore della ristorazione. Per questo motivo, i curatori hanno scelto, per l’anno 2021, di non assegnare le famose Chiocciole di merito ma anche di non eliminare nessuno dei presenti nell’edizione precedente.
Osterie d’Italia, le novità 2021 in Irpinia
A questi, sono state aggiunte solo alcune new entry.
Le nuove citazioni per la provincia di Avellino arrivano entrambe da Grottaminarda, che porta nella guida l‘agriturismo “Barrasso” e la pizzeria “Giovanni Grimaldi”, due luoghi tanto diversi tra loro ma accomunati dalla passione nella preparazione di piatti che sanno trasmettere tutti i migliori sapori dell’Irpinia e della Campania delle aree interne.
Sfogliando la guida, tra le tante segnalazioni della Campania, che è tra le regioni italiani con il maggior numero di citazioni, si scopre che ben sette tra ristoranti e trattorie a cui gli esperti dell’associazione di Bra hanno assegnato il massimo riconoscimento, la famosa Chiocciola simbolo di Slow Food, si trovano in provincia di Avellino.
In pratica, un terzo della classifica dei migliori ristoranti in Campania secondo Slow Food si trova in provincia di Avellino.
Ristoranti e trattorie segnalati da Slow Food in provincia di Avellino.
Si tratta di 7 nomi affermati e consolidati nel panorama della ristorazione avellinese, distribuiti in altrettante zone della provincia di Avellino, a testimonianza di quanto sia diffusa in Irpinia l’arte e la filosofia del mangiar (e cucinare) bene.
Ed ecco che i ristoranti della provincia di Avellino che interpretano alla perfezione quella selezione di natura, gusto e territorialità diventano quasi un attrattore gastronomico per il proprio circondario, la tappa obbligata per un saporito rifornimento per chi va alla scoperta delle ricchezze storiche, culturali e naturali dell’Irpinia.
La Pignata, chiocciola Slow Food ad Ariano Irpino.
E’ il caso, ad esempio, de La Pignata ad Ariano Irpino (città della ceramica con interessanti forni ed un ricco museo dedicato) che dal 1980 porta in tavola l’arte della semplicità attraverso una esplosione di sapori del territorio.
La Pergola, chiocciola Slow Food a Gesualdo.
Nel segno della chiocciola e dei valori dell’Associazione di Bra, anche La Pergola a Gesualdo (il paese in cui operò il principe dei musici Carlo Gesualdo) con i suoi sapori che trasudano storia e tradizione.
Trattoria Di Pietro, chiocciola Slow Food a Melito Irpino.
A Melito Irpino, per rimanere in quel fazzoletto d’Irpinia che si insinua esattamente a metà strada tra la Daunia ed il Sannio, l’Antica Trattoria Di Pietro è uno degli ultimi baluardi della cucina contadina d’un tempo, il cui menù è scandito dal susseguirsi delle stagioni e delle produzioni dell’orto.
Valleverde Zi’ Pasqualina, chiocciola Slow Food ad Atripalda.
Nel cuore di Abellinum, l’odierna Atripalda, il primo nucleo abitativo dell’attuale città capoluogo, proprio a due passi dal parco archeologico, ecco Zi’ Pasqualina Valleverde, forse il locale che più di ogni altro interpreta il significato di trattoria traslato nel terzo millennio.
Dall’Alta Irpinia e la Valle Ufita al verde del Partenio: mutano gli scenari naturali, non certo l’offerta turistica e gastronomica.
L’Osteria del Gallo e della Volpe, chiocciola Slow Food a Ospedaletto d’Alpinolo.
Per chi si reca ai piedi di Mamma Schiavona, al Santuario di Montevergine, luogo di culto mariano per eccellenza in Campania, ad Ospedaletto d’Alpinolo L’Osteria del Gallo e della Volpe della famiglia Silvestro è molto più di un punto ristoro per i viandanti.
E’ un’esperienza di gusto in cui si saprà apprezzare quel non luogo che è la lentezza, intesa come spazio aggregativo, comunicativo e di conoscenza.
La Ripa, chiocciola Slow Food a Rocca San Felice.
Ultimo ristorante inserito nella guida Osterie d’Italia 2020 di Slow Food e confermato nel 2021 è, infine, La Ripa di Rocca San Felice, un presidio del mangiar bene nella zona della affascinante Mefite e del superbo pecorino Carmasciano.
Osteria I Santi a Mercogliano.
Nella guida Osterie d’Italia di Slow Food c’è anche un nome forte di Mercogliano: qui l’osteria I Santi raggiunge l’agognata chiocciolina.
Un riconoscimento meritato per la accogliente osteria di Capocastello di Emilio Grieco che da anni delizia il palato di una clientela che ne apprezza la ricerca e la genuinità delle materie prime utilizzate.