Il notaio Fabrizio Pesiri analizza il mercato immobiliare avellinese: troppe le criticità con cui fare i conti è giunta l’ora di rivalutare l’esistente.
La città di Avellino rappresenta in Campania una realtà particolare dal punto di vista immobiliare.
Insieme alla sua provincia, la verde Irpinia, è stata da sempre ritenuta un polo di interesse soprattutto per le persone provenienti dal napoletano, attratte dalla tranquillità dei suoi luoghi e dalla genuinità che ne contraddistingue la gente.
Molti investimenti si sono attuati proprio in Irpinia, una terra ritenuta appetibile e produttiva.
Negli ultimi tempi, però, si sta riscontrando una leggera flessione di questo trend, provocato da fattori differenti e concomitanti.
Analizziamo il quadro generale con il notaio Fabrizio Virginio Pesiri, titolare dell’omonimo studio notarile avellinese.
In base alla sua lunga e intensa attività professionale, come giudica la situazione legata agli investimenti immobiliari in città?
<<Ritengo che Avellino rappresenti una realtà particolare nell’ambito della regione – ci spiega Pesiri – Purtroppo non può vantare né il turismo né particolari attrattive (quali può essere la presenza di un’università) al contrario degli altri quattro capoluoghi di provincia. Secondo la mia esperienza, le zone appetibili da un punto di vista di investimenti nel settore immobiliare sono sempre meno e si racchiudono nella zona dei Cappuccini e in quella del Corso Vittorio Emanuele. Se ci si allontana da questi centri l’interesse viene calando>>.
Quali sono secondo lei le possibili cause?
<<A livello qualitativo la città risulta poco attraente, sia per la qualità della vita sia per l’estetica. La città è depauperata sia in termini estetici sia a livello di pulizia. Ciò comporta di conseguenza anche un decremento della domanda degli immobili>>.
Spostandoci nella provincia, la situazione cambia?
<<In Irpinia il crollo purtroppo è stato notevolissimo. Il valore catastale ha in alcuni casi raggiunto anche un valore superiore a quello di vendita. In passato, soprattutto per chi veniva dal napoletano, investire in Irpinia era divenuta una prassi. Ma poi l’assenza di prospettive di sviluppo ha fatto sì che gli investitori abbandonassero. Esempi emblematici sono realtà come Mercogliano e Monteforte, dove oggi si assiste a un blocco delle transazioni rispetto al passato. Registro cinque-sei atti di vendita al bimestre, un numero notevolmente ridotto rispetto agli anni passati>>.
In questo quadro influiscono, come abbiamo visto, fattori interni. Ma esistono anche cause esterne, legate quindi al delicato momento storico che stiamo vivendo.
<<Di sicuro l’attuale situazione è il risultato anche di diversi fattori, su tutti la crisi economica, l’incertezza legata al futuro, l’alto tasso di disoccupazione. Elementi che remano contro una scelta concreta di “investimento nel mattone”>>.
Si potrebbe parlare, arrivati a un certo punto, anche di saturazione del mercato?
<<Certamente. Ritengo che non si debba pensare esclusivamente al nuovo, ma soprattutto rivalutare il vecchio in termini di sicurezza e di qualità. Ci sarebbe bisogno di una spinta al recupero dell’esistente. Evitando quindi nuove costruzioni. Basta cementificare a mio avviso. >>
Se fosse un politico, lei cosa farebbe ?
<< Io penserei all’esistente e non alle nuove volumetrie. Non è necessario creare del nuovo se assistiamo a un eccesso di offerta per cui le persone pur di vendere devono svendere. Nel caso specifico di Avellino, – conclude il notaio Pesiri – ritengo personalmente che la città avrebbe bisogno di più verde.
Ai costruttori invece quale messaggio intende indirizzare ?
<< Consiglierei agli imprenditori edili di indirizzare la propria attività soprattutto verso la ristrutturazione, ciò anche a favore dell’estetica. La bolla immobiliare non poteva durare per sempre. In sintesi, una buona prospettiva a mio avviso sarebbe quella di focalizzarsi sulla riqualificazione della città intera, soprattutto delle zone meno appetibili, e sul recupero delle vecchie unità immobiliari>>.