“Due donne con i piedi per terra che tentano di sollevarvi da terra”. In queste poche ma eloquenti parole si riassume un progetto ambizioso e di ampio respiro artistico-culturale che coinvolge Graziella Di Grezia e Susanna Puopolo, due professioniste rispettivamente nell’ambito medico e amministrativo, che nutrono da sempre passioni molto forti.
La musica, espressa attraverso il pianoforte, e la recitazione, soprattutto con declamazioni poetiche e di prosa. Forti di studi e di una formazione costante nel corso degli anni, Graziella Di Grezia diplomata in pianoforte al Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino, Susanna Puopolo formatasi presso diverse scuole teatrali dell’avellinese, e già conosciute per pregresse esperienze artistiche nei rispettivi ambiti, hanno ora dato vita a un duo al femminile che fa delle proprie passioni personali un tesoro da condividere. In maniera sincera e generosa. Nasce Pianoterra. Un nome evocativo ma enigmatico allo stesso tempo.
Un progetto che parte in un’epoca di pandemia mondiale, al chiuso delle mura domestiche, ma che nutre la speranza di abbattere le barriere e le distanze, unendo tutti con la forza prorompente dell’arte e della bellezza. Abbiamo chiacchierato con loro per scoprire qualcosa in più di questa iniziativa artistica e culturale che, almeno per il momento, si sta facendo conoscere attraverso i canali social.
Graziella e Susanna sono i volti, i suoni e le parole di Pianoterra. Perché nasce questo progetto?
<<Il nostro intento è quello di valorizzare due forme d’arte differenti, unendole con l’obiettivo di ricavarne un risultato che sia maggiore di ciò che potrebbero offrire singolarmente i due prodotti artistici. Le musiche acquisiscono una dignità propria, quindi non sono mero accompagnamento. Sono musiche della letteratura classica per pianoforte unite a versi di artisti irpini o emergenti oppure di ospiti e super ospiti già noti, nonché della letteratura classica, sia prosa sia poesia. L’obiettivo finale è quello di mescolarle per ottenere qualcosa che sia completamente diverso da ciò che rappresentano in partenza. Entrano versi e musica, fuoriesce un risultato nuovo e innovativo. Inoltre è nostro desiderio tentare di valorizzare le risorse a disposizione, locali e contemporanee, con l’obiettivo di portare l’arte a tutti. Basti pensare che da un anno ormai è come se vivessimo una perpetua domenica pomeriggio, che nell’immaginario collettivo è un momento strano, una sorta di limbo. Ma è bello pensare che ci sia qualcuno che questo vuoto vuole colmarlo. Con un pianoforte e un leggio vuole ribellarsi al silenzio. Perché non è che tutto tace perché non c’è più nulla da dire>>.
Graziella, qual è il tuo ruolo nel duo?
<<Io mi occupo di scegliere la musica quanto più fruibile possibile in relazione ai versi che vengono declamati da Susanna, sia per periodo storico, sia per compositore, sia per durata, ma anche per una sorta di simmetria dal punto di vista della narrazione. Strutturarli in modo tale da fondere in un’unica realtà musica e versi>>.
Susanna, invece il tuo apporto al progetto in cosa consiste?
<<Io restituisco un’immagine, dal momento che il mio ruolo all’interno del duo è proprio quello della voce narrante e recitante, che con questa modalità vuole anche rimandare a rappresentazioni di ciò che legge>>.
Il nome Pianoterra: perché questa scelta?
<<Abbiamo definito il concetto con la frase: “Due donne con i piedi per terra che tentano di sollevarvi da terra”. Una finalità dell’arte è anche quella di salvarci, sempre, e soprattutto durante questa pandemia. E vogliamo tentare di togliere quello stereotipo di letteratura e cultura associate a un’élite o a un’età particolarmente avanzata. Pianoterra nasce infatti anche come hashtag che possa essere utilizzato e riconosciuto anche dai più giovani, per arrivare in maniera trasversale a tutti. Anche dal punto di vista culturale, non vedendo la letteratura distante dalla quotidianità, o distante dalle nuove generazioni>>.
Cosa ispira il vostro progetto? E a cosa aspirate?
<<Non aspiriamo, ma respiriamo. Quello che ci piace è quello che verrà costruito sia con la nostra volontà sia con ciò che la scena del quotidiano ci propone. Accettiamo le proposte anche di poeti e musicisti locali o contemporanei, e immaginiamo in un secondo momento di abbinare anche un’arte visiva, intesa come pittura, scultura, fotografia, ma anche come danza. Il logo è aperto a nuove esperienze, ma anche a ospitare personaggi più o meno noti che vogliano fornire un proprio contributo. Cresceremo con il tempo anche in base a quello che i nostri ascoltatori e spettatori vorranno darci. Vorremmo portare questa esperienza a domicilio, o comunque in piccoli luoghi nei quali poterci esibire, lì dove ci saranno possibilità maggiori, quando la pandemia sarà passata. Inoltre sarebbe bello che un domani potessimo proporre anche progetti con le scuole per avvicinare anche i più giovani al classico>>.
Con i canali social, intanto, avete trovato la soluzione più idonea in fase di pandemia. Cosa pensate in merito?
<<I social sono al momento uno strumento molto utile per arrivare alla quotidianità di tutti in maniera immediata e comunque discreta, in quanto ognuno è libero di farne la propria fruizione. È il modo per incontrarsi nonostante le distanze e di entrare in contatto, per cui siamo molto orgogliose dei nostri canali su Facebook, Instagram e Youtube, che curiamo con passione e che contiamo di far crescere. Nulla è lasciato al caso nella creazione dei nostri video. Se ci rifacciamo ai due più cliccati, si capiscono diverse cose. In quello che declama una parte tratta da “Casa di Bambola” di Ibsen, il monologo è adattato alla musica, la quale sottolinea tutti i cambi di linea di quel pezzo e tutti gli stati d’animo. Oppure nel video in cui viene recitata “La quiete dopo la tempesta” di Leopardi parliamo di una poesia spesso studiata per imposizione scolastica. E magari non abbiamo mai apprezzato cosa c’è davvero dietro. Invece con una musica che sottolinea le parti della poesia e una recitazione che vuole far capire cosa ha in mente il poeta si può andare oltre. E questo ci riempie di orgoglio verso ciò che portiamo avanti. E sicuramente lo strumento tecnologico è di grande supporto per la trasmissione di tutti questi valori e di queste nostre intenzioni>>.
Graziella, quale sonata vuoi dedicare ai nostri lettori e perché?
<<Dedico ai lettori il pezzo intitolato “Hirpinia”, della compositrice contemporanea Patrizia Mazzina, di origini capresi ma che ha studiato qui ad Avellino per un periodo, di cui ho eseguito alcuni brani. Nel mio canale personale su Youtube ho caricato una prima assoluta. Vuol essere l’emblema della valorizzazione dei progetti legati al territorio e alla contemporaneità, senza perdere la storia e la letteratura classica, sia dal punto di vista poetico e di prosa, sia musicale>>.
Tu Susanna, invece, come vuoi salutare in versi il pubblico che ci legge?
<<Una lettura che mi sento di consigliare in questo momento rimanda a Procida, nominata Capitale della Cultura 2022. Si tratta della poesia di Pablo Neruda, il cui nome è collegato all’isola anche attraverso il film “Il postino”, intitolata semplicemente “La poesia”. Essa parla della folgorazione del poeta. Di come nasce la poesia e come riesca poi a toccare tutte le corde dell’animo. L’arte da sola riesce a far capire che si possa avere una rinascita e sia possibile comprendere qualcosa di sé che non si conosceva. E tutta questa bellezza ora può davvero aiutarci a uscire migliori da questo particolare e cupo momento>>.