Il mostro di Aosta è stato uno dei più efferati serial killer italiani, con 4 omicidi e episodi di necrofilia che sconvolsero l’opinione pubblica.
Poco più di 15 anni di mistero e paura per la tranquilla cittadina di Aosta. I fatti risalgono al 1980 e si sono susseguiti fino al maggio del 1995.
4 i luoghi interessati dagli efferati omicidi commessi in 15 anni. Oltre al capoluogo della Valle d’Aosta i corpi di quattro vittime morte per mano di Andrea Matteucci furono rinvenuti a Brissogne, Arvier ed Arnad.
Andrea Matteucci
Il profilo del mostro di Aosta
“Socialmente pericolo e parzialmente incapace di intendere e di volere“, questo l’esito della perizia psichiatrica di Andrea Matteucci durante il processo.
Un profilo criminale, comune a molti serial killer italiani, scaturito dall’infanzia difficile e traumatica cui il bimbo fu sottoposto, con la madre dedita alla prostituzione che consumava i rapporti sessuali a pagamento senza farsi scrupolo di farli assistere al bambino.
Sarà lo stesso Matteucci a motivare gli elementi scatenanti della sua furia omicida: “Mi faceva assistere – disse il Mostro riferendosi alla madre – agli incontri con i clienti. Io odio le donne che si fanno pagare per andare con gli uomini”
Il Mostro di Aosta
Le uccisioni gli fecero guadagnare il poco lusinghiero titolo di Mostro di Aosta.
Andrea Matteucci, torinese di nascita, non ancora ventenne, inaugurò la lunga scia di sangue, conclusasi con l’arresto dopo ben 4 omicidi e un tentato omicidio.
A rendere ancor più macabre le sue esecuzioni, gli atti di necrofilia che furono successivamente accertati dagli inquirenti. Fu sconvolgente per l’opinione pubblica del tempo scoprire la pratica di necrofilia ai danni delle vittime praticata dal mostro di Aosta.
Il primo omicidio
Il primo omicidio si verificò nel 1980 in piena primavera quando trovò la morte Domenico Raso un commerciante di Aosta.
Inizialmente l’uccisione del commerciante Domenico Raso non fu scoperta dagli inquirenti.
Il Raso secondo Matteucci “non aveva ragione di esistere” in quanto era omosessuale pur avendo una famiglia. Nella mente alterata dell’omicida chi ha famiglia non avrebbe dovuto avere atti sessuali extraconiugali.
Dopo averla fatta franca, il serial killer parte per il servizio militare e nell’anno del congedo avvenuto nel 1983 si sposa ed a e dopo quattro anni dal matrimonio mette alla luce il suo primogenito.
Il ritorno dell’assassino dopo una pausa di 12 anni
Proprio quando sembrava che l’episodio del 1980 fosse un caso isolato di un killer rimasto senza nome la Valle d’Aosta ripiomba nell’incubo dopo ben 12 anni.
Questo il lasso di tempo trascorso prima che il serial killer metta assegno un altro omicidio.
Siamo nel 1992 ed il killer piemontese ritorna in azione. Questa volta a finire sotto i suoi colpi di Matteucci sarà Daniela Zago.
L’episodio si verifica a Brissogne. La Zago era una prostituta e mentre i due contrattano per una prestazione sessuale l’omicida la colpisce alla testa con un colpo di pistola. La donna però non viene colpita mortalmente e chiede al suo aggressore di accompagnarla in ospedale nella speranza di avere salva la vita. Matteucci sembra acconsentire alla sua richiesta ma in realtà è solo un espediente per spararla nuovamente, uccidendola.
Inizialmente Daniela Zago viene seppellita poco lontano dal luogo dove era stata uccisa ma il killer temendo che i resti del corpo possono essere rinvenuti ritorna dopo un mese per sbarazzarsi completamente del cadavere bruciandolo in una discarica.
L’escalation omicida e la necrofilia
Da questo momento in poi sarà una vera e propria escalation. Gli omicidi o i tentativi di omicidio si susseguiranno con cadenza più breve rispetto ai primi due.
Dopo due anni dall’uccisione della Zago è un’altra prostituta la nigeriana Clara Omoregbee ad essere uccisa dal Matteucci dopo aver avuto un rapporto sessuale con l’uomo.
La donna viene prima colpita con un pugno e poi finita con due colpi di pistola. E’ in questo caso che il killer compie i primi atti di necrofilia. L’orrore però non si arresta, tanto è vero che il corpo della nigeriana viene sezionato dal killer nella propria cucina ed i resti vengono nuovamente bruciati ad Arvier. Il killer poi si libera dei residui gettandoli nel fiume Dora Baltea.
Nello stesso anno dell’uccisione della ragazza nigeriana, il killer prova ad incrementare il numero delle sue vittime. Ancora una volta è negli ambienti della prostituzione che matura la quarta aggressione, ai danni di Lucy Omoni.
Dopo la prestazione sessuale consumata con la squillo, Matteucci si offre di accompagnarla a casa, dirottandola, invece in un luogo isolato. Il tentativo di soffocarla, però, non ha buon fine e la donna riesce a fuggire.
L’ultima vittima
Solo nel 1995, il killer avrà a che fare con la legge, se si esclude l’episodio da adolescente quando tentò di rapinare una macelleria, ma non per gli omicidi, che invece restavano ancora irrisolti. Andrea Matteucci, infatti, arrestato per furto d’auto viene costretto all’obbligo di soggiorno e a limitazione di movimento tra Aosta ed Arvier.
Ciò nonostante riesce a macchiarsi di un’altra uccisione, a discapito della albanese Albana Dakovi. La ragazza viene uccisa, sempre dopo un rapporto sessuale, con una coltellata ed un colpo di chiave inglese al capo.
Come se nulla fosse, dopo il delitto, l’assassino assolve agli obblighi di firma per rispettare il provvedimento di limitazione impostogli a seguito della condanna per furto.
La volta nelle indagini e l’arresto
Quando sembra di averla fatta franca anche questa volta arriva la svolta alle indagini che fino a quel momento non avevano stabilito ancora alcun responsabile degli omicidi e che non avevano suggerito alcun sospetto a carico del Matteucci.
Sarà il protettore della prostituta polacca uccisa per ultima, i cui resti anche questa volta erano stati bruciati, ad inviare una lettera anonima alla polizia, con la quale si riferiva che la donna era stata vista salire a bordo del furgone di proprietà di Matteucci.
Messo alle strette duranti gli interrogatori, e dopo una prima negazione di ogni addebito, il killer crolla ammettendo l’omicidio e confessando anche le altre tre uccisioni nonché il tentato omicidio non realizzato ai danni della Omon.
La Condanna
Dopo il processo Andrea Matteucci fu condannato a 28 anni di carcere e tre anni di reclusione presso una struttura sanitaria sotto il regime dell’internamento.
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