La Democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi. (Jean-Jacques Rousseau)
E non è forse questa, innanzitutto la storia dell’Isochimica ?
La storia scellerata di chi ha deciso che la vita delle persone non avesse alcun peso e che si potesse barattare con un posto di lavoro ?
Quello che è accaduto sin dall’Unità d’Italia nel nostro martoriato Sud.
Terra ricca, di cultura, di risorse, di sole ed energia, bella da suscitare le invidie degli Dei, ma così priva di controllo, così incapace di voler bene a se stessa, e nella quale nessuno si preoccupò di piantare alberi e non fabbriche, di costruire scuole, di raccogliere i bambini per le strade, di risolvere il cancro della corruzione della pubblica amministrazione.
Ed in questo angolo sperduto che la Politica decise sarebbe nata questa cattedrale orribile nella quale con consapevolezza mandare a morire giovani uomini, senza alcuna pietà o compassione.
Si trattava di uno scambio infondo, uno stipendio a fronte della vita, d’altra parte cosa avevano da perdere, quali sogni o speranze avrebbero dovuto realizzare loro per il futuro ?
Bastava il pallone la domenica, svago nazional- popolare. E tutti a fregarsi le mani, a riempire la bocca di paroloni come sviluppo e crescita, ed invece stavano condannando quel quartiere alla morte sociale, civile e culturale.
No, non può un’aula restituire, ma neanche contenere tutti quelli che con azioni ed omissioni si sono resi responsabili di quelle morti.
Morti atroci, morti progressive, lente e terribili, che non riguardano solo i corpi, ma anche le anime e le menti.
Nessuno potrà restituire e risarcire quello che la Comunità ha perso, parlo della identità.
L’Isochimica ha minato la nostra identità ed una sentenza è sicuramente un modo per restituirci un po’ di giustizia, ma non risolve o cancella.
E non dobbiamo consentire in alcun modo che la storia possa ripetersi, dobbiamo prenderci cura della nostra gente, dobbiamo costruire nuovi ponti culturali, seminare ed arare terreni, smetterla con la logica dell’assegnazione delle poltrone, ma soprattutto con le logiche della clientelismo becero che non hanno che lasciato macerie sul loro cammino.
La storia di questa fabbrica, dei suoi operai, di Graziano, dei politici dell’epoca e di oggi sia ricostruita con onestà e verità, senza in alcun modo pensare di essere immuni da responsabilità.
Tutti siamo responsabili, per non aver agito, per aver negoziato su diritti irrinunciabili e naturali, per aver ritenuto fosse normale barattare dignità e salute, e per continuare a pensare che la politica sia finalizzata solo allo scambio di favori e servizi, applicando ad essa la più bieca delle logiche del mercato liberale.
Ed allora anche la vita umana finisce per perdere di significato e la morte di tante persone un accidente inevitabile, parte integrante del gioco.
La democrazia può resistere alla minaccia autoritaria soltanto a patto che si trasformi, da “democrazia di spettatori passivi”, in “democrazia di partecipanti attivi”, nella quale cioè i problemi della comunità siano familiari al singolo e per lui importanti quanto le sue faccende private. (Erich Fromm)