Un tema delicato e due grandi protagonisti, su Netflix c’è un bel film drammatico da vedere: una storia che affronta il delicato tema dell’anoressia.
Una storia intensa e toccante su Netflix, piena di emozioni per i delicati temi che affronta. Un film decisamente poco conosciuto, presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2017 e distribuito poi in streaming nel mondo dalla nota piattaforma. Protagonista principale, un volto noto e amato del piccolo schermo, Lily Collins (“Scrivimi ancora“, “Emily in Paris”), molto presente nel suo ruolo forse anche perché da adolescente ha sofferto di un grave disturbo alimentare, come lei stessa ha rivelato in un libro.
Si intitola “Fino all’osso” (“To the Bone”, nella versione originale), diretto da Marti Noxon, sceneggiatrice e produttrice della serie “Buffy – L’ammazzavampiri”, e che vede nel cast nientedimeno che Keanu Reeves (“Matrix”, “La casa sul lago del tempo”, “John Wick“, “L’avvocato del diavolo”).
Il tema principale della narrazione è quello dell’anoressia di una giovane ragazza dall’infanzia non propriamente serena. A questo si aggiungono diverse altre tematiche collaterali, di tipo esistenziale e psicologico, che ovviamente vengono indagate per comprendere il perché di certi comportamenti e di determinate situazioni.
Nonostante siano presenti i classici protocolli praticati sui malati di anoressia a livello medico, il film non manifesta una piega del tutto documentaristica. Ma lo spettatore non riuscirà ad evitare di empatizzare con una storia che parla di disagio emotivo, di ossessività e di morbosità. Così come quando la protagonista è sul letto a stringersi il braccio tra indice e pollice per controllare che non stia ingrassando oppure quando, al ristorante, mastica il boccone e lo risputa nel tovagliolo, lasciando lo spettatore in un inevitabile stato di dispiacere.
In questo film drammatico su Netflix il disturbo alimentare è raccontato tramite scene crude, ma ovviamente reali. Una decisione apprezzata, in quanto soltanto raccontando la realtà della malattia si può aiutare a comprendere quali siano i segnali di riconoscimento dei suoi sintomi. Questa produzione è piaciuta per l’intento di sensibilizzare su questa malattia e sulle molteplici verità che la circondano.
Un film forte, coinvolgente, ma che si sia pronti a guardare nonostante il tema che già il trailer su YouTube ben evidenzia nei pochi minuti di visione.
Colori cupi e ambientazioni talvolta oniriche, talvolta asettiche contribuiscono a ricreare quel senso di disagio interiore, perché sicuramente l’infanzia della protagonista non è stata facile, perdendo quel senso di accudimento necessario alla propria stabilità, ma c’è poi un complesso mix di fattori scatenanti la malattia che fanno capire quanto i disturbi alimentari siano in realtà malattie multi-fattoriali.
Il gradimento da parte del popolo di Google è pari all’84%, mentre sul sito aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes la percentuale è di 70% e infine su IMDb il punteggio relativo è pari a 6,8 su 10.
La trama di “Fino all’osso” su Netflix parla di Ellen, una ragazza che proviene da una famiglia atipica quanto disfunzionale. Vive con la nuova famiglia del padre, figura del tutto assente nella sua vita, composta dalla matrigna Susan e dalla sorellastra Kelly. La madre naturale di Ellen vive lontano da loro, ha una relazione omosessuale con un’altra donna, motivo della separazione dal compagno. La donna si è arresa completamente alla malattia della figlia, mentre coloro che ancora lottano sono proprio Susan e Kelly.
La giovane entra ed esce dalle cliniche senza raggiungere alcun risultato. Susan però un giorno riesce a convincere Ellen a fare un ultimo disperato tentativo: una casa per ragazzi anoressici gestita dal dottor William Beckham, un uomo molto particolare e con un’idea di guarigione fondata sull’instaurarsi di relazione autentiche fra i ragazzi e sul reciproco incoraggiamento. Da qui in poi si aprirà un mondo nuovo, ma non ancora del tutto sanato.
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