Una serie avvincente su Netflix che unisce il fascino del crime italiano con una narrazione psicologica intensa e una regia impeccabile.
Gli amanti delle produzioni seriali poliziesche e drammatiche, con ottime interpretazioni attoriali, troveranno di certo interessante questo titolo presente ora su Netflix. Trasmesso in precedenza dalla Rai tra il 2015 e il 2018, è stato prodotto da Rai Fiction e FremantleMedia Italia, ideato da Claudio Corbucci e diretto da Giuseppe Gagliardi.
Stiamo parlando di “Non uccidere”, in due stagioni per un totale di 36 episodi (da 90 minuti l’uno per la prima e 50 minuti per la seconda).
Ogni episodio di questa serie di successo che Netflix mette a disposizione dei suoi abbonati è costruito intorno a un’indagine chiusa: un caso verticale che riguarda un delitto in famiglia o, più ampiamente, un delitto consumato dentro una comunità chiusa e di cui si arriva alla soluzione a fine puntata. Ognuno di essi ha un’ambientazione e un’atmosfera generale differente, con un grande valore offerto al profilo psicologico ed emotivo dei personaggi che di volta in volta si susseguono.
Nei panni della protagonista troviamo la bravissima Miriam Leone (“Corro da te“, “Fai bei sogni”, “Marilyn ha gli occhi neri”, “Diabolik”), insieme alla quale ci sono altri attori di spicco come Monica Guerritore (“Un giorno perfetto”, “La peggior settimana della mia vita”, “La bella gente”), Gigio Alberti (“Mediterraneo”, “Quo vadis, baby?”, “Il capitale umano”) e Davide Iacopini (“Suburra”, “Che Dio ci aiuti”, “Studio Battaglia”).
Un prodotto televisivo che cerca di coniugare il concetto di serialità contemporanea al modello classico del racconto televisivo “made in Italy”. A condurre le indagini è sempre la protagonista principale, Valeria, con il supporto di altri agenti, tra sentimenti e azione. Alla ricerca costante delle verità e della risoluzione di casi che avvolgono lo spettatore in uno stato di suspense molto coinvolgente.
Non a caso si tratta di una serie di buon successo di pubblico, fin dalla sua prima uscita. Sul fronte del gradimento da parte degli utenti Web, su Google l’apprezzamento è dell’86%, mentre sul sito aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes la percentuale di apprezzamento degli utenti è di 80%, e infine su IMDb il punteggio è di 7,2 su 10.
Guardando il trailer disponibile anche su Youtube, è possibile comprendere già qualcosa di quella che è stata osannata dalla critica con commenti del calibro di:
- “Un crime italiano d’autore” (Il Venerdì),
- “Una serie moderna e intelligente” (Il Messaggero),
- “Una serie in stile crime nordeuropeo” (Corriere della Sera),
- “Le serie USA non sono così lontane” (La Repubblica),
- “Stile sinuoso ed elegante” (Il Post),
- “La serie che ha stravolto lo stile Rai” (Il Fatto Quotidiano),
- “Una serie che tutti dovrebbero vedere” (The Huffington Post).
Lunghe attese, ambientazioni scure ed emotivamente incisive, sensualità, crimine e paura. Storie che colpiscono e che attraggono l’attenzione.
La trama infatti di questa bella produzione italiana su Netflix parla dell’ispettore capo di polizia Valeria Ferro che, mentre indaga su una serie di omicidi nel Torinese, deve fare i conti con gli oscuri segreti della sua famiglia.
Nel corso di ogni puntata, la donna se la vedrà con un delitto cosiddetto “privato”: uxoricidio, stalking, parricidio e scomparsa di minori.
Ma, oltre il lavoro, la sua vita privata la mette ancora alla prova, soprattutto a causa dei complicati rapporti familiari.
In particolare, a causa della complessa convivenza con la madre Lucia, appena scarcerata dopo anni di prigione per aver ucciso il marito quando Valeria era ancora una bambina.
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