Appunti di un venditore di donne un film ambientato nella Milano degli anni 80 tratto da un romanzo di Giorgio Faletti.

Benché i romanzi gialli di Giorgio Faletti siano dei best seller, hanno faticato, nella stragrande maggioranza dei casi, ad essere trasposti sullo schermo. Ciò soprattutto in virtù del fatto che le storie sono complesse e prevalentemente ambientate all’estero.

Appunti di un venditore di donne, invece, si discosta da questa visione generica, essendo ambientato in Italia, a Milano, in un momento storico piuttosto complesso: gli anni Settanta, in cui Aldo Moro è stato rapito e la tensione è più che mai aperta.

A dirigere la pellicola, uscita nelle sale nel 2021 e visibile su Raiplay, è Fabio Resinaro la produzione, invece, è affidata a Luca Barbareschi. Il libro, però, uscì nel 2010 ed è stato etichettato come uno dei più complessi.

Tant’è che il regista ha cercato di essere quanto più fedele possibile in un’impresa davvero difficile. Tuttavia, Resinaro c’è riuscito e ha creato un’ambientazione anche storica, affascinante e molto dettagliata, ispirandosi ai film noir tipici degli anni Settanta.

La regia appare moto concitata anche a causa della scelta di alcuni movimenti di macchina. Il regista ha voluto che tutto fosse quanto più vicino possibile a quegli anni, servendosi anche di fondali digitali.

Una Milano che oggi non c’è più ma che è stata ricreata molto bene. Per gli attori è stato come tornare indietro nel tempo.

Appunti di un venditore di donne

Il film Appunti di un venditore di donne su RaiPlay è particolarmente cupo, in un momento storico in cui gli scontri tra Stato e Brigate Rosse sono all’ordine del giorno.

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Siamo nel 1978, anno di Aldo Moro e di Vallanzasca. Il protagonista è Bravo (interpretato da Mario Sgueglia) che di mestiere fa il venditore di donne, ovvero il protettore di prostitute, ma che ha una vita molto travagliata a causa di una mutilazione che lo ha segnato nel profondo (è stato evirato).

Il suo giro d’affari è molto voluminoso, senza necessariamente aver venduto l’anima al diavolo. Tant’è che Bravo ama vedersi come un imprenditore che regala piacere agli uomini facoltosi, senza troppo sporcarsi nel panorama milanese.

Il film inizia ad occuparsi della sua vita in una giornata qualunque passata all’Ascot Club. Lì aveva trascorso una notte fatta di droga e giochi d’azzardo. Una nota positiva la serata, però, l’aveva avuta: aveva conosciuto Carla, una donna affascinante per la quale ha immediatamente iniziato a nutrire un sentimento forte.

Tant’è che decise di introdurla nel suo giro. Ma proprio quella decisione non sarà positiva per entrambi. La donna è disposta a prostituirsi per uscire dalla sua condizione di miserabilità mentre Bravo, al primo incarico di Carla rimarrà incastrato in un complotto. Gli servirà una fredda lucidità per districarsene.

Nel film vengono esaltate le figure che si avvicendano al protagonista con tutte le loro bassezze e scabrosità. Nonostante questo, i personaggi sono affascinanti anche grazie al contesto che li circonda che è certo seducente ma anche letale.

Tra i protagonisti più affascinanti Carla (Miriam Dalmazio), una femme fatale, e il drammatico Daytona (Paolo Rossi), un miserabile dall’aura quasi mistica, a cui si unisce Lucio (Francesco Montanari) che è cieco.

La trama, insomma, si snoda soprattutto attraverso le immagini in cui il confine tra legalità ed illegalità è molto flebile ed evanescente.

Il male più cupo lo spettatore ha modo di conoscerlo con il poliziotto corrotto, il mafioso con la sua avidità ed il politico di turno.

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