Bellocchio firma un film drammatico dalla doppia anima: un salto temporale di diversi secoli e un’atmosfera inquietante da vivere su Raiplay
Nel cuore dell’Italia medievale, un convento diventa il teatro di segreti, peccati e redenzione, mentre secoli dopo, lo stesso luogo rivela un’atmosfera inquietante e misteriosa. Questa è la duplice anima di una storia che sfida i confini del tempo e della moralità.
Su Raiplay c’è un film drammatico uscito nelle sale italiane nel 2015 scritto e diretto da Marco Bellocchio, (“L’ora di religione”, “Fai bei sogni”, “Buongiorno, notte“) uno dei maestri del cinema italiano. Presentato in concorso alla 72ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Sangue del mio sangue” ha ricevuto il Premio FIPRESCI per il suo approccio audace e visionario.
Nel cast troviamo volti noti del cinema italiano come Roberto Herlitzka, Alba Rohrwacher e Pier Giorgio Bellocchio, affiancati da attori di talento che hanno saputo dar vita a una storia unica e stratificata.
“Sangue del mio sangue” è una testimonianza del talento visionario di Marco Bellocchio e un invito a riscoprire un cinema che non ha paura di sperimentare e di raccontare l’umanità nelle sue sfumature più complesse. Come testimoniano molti spettatori, non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione di guardare su Raiplay un film che trasporta in una storia che rimane nel cuore.
Prodotto da Kavac Film, IBC Movie e Rai Cinema, il lungometraggio è una pellicola che mescola generi e stili, creando un racconto che è allo stesso tempo storico, gotico e contemporaneo.
La trama si divide in due parti: nella prima, ambientata nel XVII secolo, un giovane prete si reca in un convento di Bobbio per far luce su un caso di peccato e redenzione che coinvolge una suora accusata di seduzione e stregoneria. Nella seconda parte, ambientata ai giorni nostri, lo stesso convento diventa teatro di eventi misteriosi legati a un enigmatico conte vampiro.
“Sangue del mio sangue” è un film che non si limita a raccontare una storia: è un’esperienza sensoriale e intellettuale. Grazie alla regia di Marco Bellocchio, lo spettatore viene trasportato in un universo visivo che unisce la bellezza austera del passato alla modernità perturbante del presente.
La fotografia di Daniele Ciprì è uno dei punti di forza del film, con le sue inquadrature che esaltano l’architettura del convento di Bobbio e creano un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà.
La pellicola ha incassato circa 1,4 milioni di euro al botteghino italiano, un risultato significativo per un film d’autore. Il gradimento del pubblico è altrettanto positivo: su IMDb ha ricevuto un voto medio di 6,1/10, valutazione che sale a 3,75/5 su MyMovies. Più guardingo il giudizio su Google, dove gli utenti a cui è piaciuto sono il 50%.
Quella da vedere su Raiplay è un’opera d’autore che sfida le convenzioni. “Sangue del mio sangue” è un esempio di come il cinema possa essere un ponte tra passato e presente, tra il sacro e il profano, tra realtà e immaginazione.
Bellocchio tiene una lezione di stile e di visione, capace di affascinare e far riflettere, attraverso una narrazione che mescola mistero, storia e contemporaneità con una maestria rara.