“Un tango per me” è il titolo dell’opera letteraria d’esordio di Jan-Lilyth Albani (eteronimo di Pierpaolo Correale), un romanzo che parla al plurale congiungendo vite ed esperienze di ognuno di noi in un personaggio eclettico e pieno di sfaccettature psicologiche e umane.

Un medico che si riconnette a se stesso e riprende in mano la sua esistenza in tutta la sua pienezza grazie al ballo, quella passione che in maniera dirompente prende piede nella sua vita, ma che in realtà ne era stata sempre presente, anche se in maniera latente.

Una presa di coscienza di sé che passa attraverso sofferenze, frustrazioni, delusioni, e che trova infine la pienezza nella soddisfazione e nel senso di appagamento che difficilmente potrà essere scalfito.

E’ la storia di Pietropaolo Rosacroce, come quella di tutti coloro che almeno una volta nella vita si sono sentiti inadeguati, incompresi, abbandonati, ingiustamente rifiutati, ma che allo stesso tempo non hanno perso la speranza di migliorare un’esistenza che vale sempre la pena di essere vissuta nonostante imprevisti e disavventure.

E’ anche la triste constatazione di quanto la società italiana sia ancora legata a valori neofeudali sotto tanti punti di vista, tendendo a conservare i poteri e a non concederli con facilità a chi non è parte della stretta parte elitaria.

Dietro la firma di Jan-Lilyth Albani si cela la penna del Professor Pierpaolo Correale, direttore UOC di Oncologia Medica presso Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.

Con lui abbiamo parlato della genesi di “Un tango per me”.

<<Sono stato investito da una vera e propria esigenza di scrivere, pagine e pagine che potevano essere equiparate a un diario personale. Una testimonianza non solo per me, ma per tutti coloro che desiderano fare di più per il nostro Paese. Ho incominciato nel 2017, con degli appunti tipo psicoterapia. Prima l’ho fatto per me, poi ho capito che c’era una storia che valeva la pena di essere divulgata>>.

Come mai ha scelto un eteronimo?

<<Non volevo che il mio romanzo passasse come la storia del dottor Correale. Il mio desiderio è sempre stato che potesse essere la storia di tutti coloro che si ritrovano in situazioni analoghe alle mie>>.

Il romanzo, edito dalla casa editrice Scuderi, è lungo e denso, ma scorre con una velocità inimmaginabile. Merito di una trama avvincente e di uno stile chiaro e decisamente lineare.

<<Sono tante storie in sequenza, come puntate di una serie televisiva. Non a caso si riesce a leggere anche in contesti non tradizionali. Sicuramente può aiutare il mio stile di scrittura semplice e scientifico. Ma la trama lascia ampio spazio alla suspense, per cui si presta a letture molto scorrevoli e veloci>>.

Lei, come il protagonista del suo romanzo, è un affermato professionista, medico e ricercatore di fama, conosciuto ben oltre il territorio nazionale per la sua attività divulgativa. Oggi la ritroviamo anche nelle vesti di scrittore grazie a questo suo primo romanzo che ha subito riscosso un notevole successo. Che rapporto ha con la scrittura: le è sempre piaciuto scrivere o è una passione nata con il tempo?

<<Non sono mai stato convinto di saper scrivere. Partivo come ragazzino insicuro in questo senso, mentre dall’altro lato eccellevo nelle materie scientifiche. Ma questo soprattutto perché sono cresciuto nella convinzione che esistesse un unico criterio di scrittura, ovvero quello classico, maggiormente articolato. Il mio stile è invece molto più snello e scientifico, che scorre veloce senza grossi giri di parole. Oggi mi ritrovo a scrivere con una certa costanza, quasi come se si tratti di appunti o pagine di diario che possano dare libero sfogo alla mia interiorità più profonda. E la mia pubblicazione ne è la dimostrazione, a metà tra romanzo e scrittura di un lavoro scientifico>>.

“Un tango per me” è edito dalla Scuderi Editrice, una realtà solida con numerose pubblicazioni di qualità nel proprio portfolio.

<<Sono stato io alla fine a essermi ritrovato a scegliere. In principio titubante nell’inviare la bozza del libro alle case editrici, trattandosi della mia prima esperienza in questa direzione, mi è stato poi accettato da ben quattro di loro. Ho selezionato infine la Scuderi Editrice in quanto rappresentava il meglio per il mio lavoro. E’ stata l’unica a propormi un progetto realizzato ad hoc e minuziosamente curato, a partire dalle grafiche e da tutte le modalità che hanno rivelato nel miglior modo possibile il senso del mio romanzo>>.

Protagonista del suo libro è un uomo che ha speso tutta la sua esistenza per diventare un ricercatore e un medico stimato e affermato, distruggendo però quasi tutto il contorno e tralasciando molti aspetti personali e umani. C’era il medico ma non l’uomo. E la presa di coscienza diviene talmente profonda e sofferta che deve necessariamente trovare “la via di fuga”. Un altrove più libero da giudizi e pregiudizi e allo stesso tempo finalmente più sereno. Quanto c’è di biografico nel protagonista della sua storia?

<<C’è molto, moltissimo. Un mix tra autobiografia e romanzo difficile da sciogliere. Come dicevamo all’inizio, la genesi di questo libro risiede proprio in una serie di pagine personali, una sorta di diario e da una necessità di scrittura che è diventata sempre più impellente e necessaria>>.

E quanto c’è di romanzato invece?

<<Direi lo studio di alcuni personaggi che hanno connotazioni non proprio legate alla realtà, per i quali ho preso spunto da immagini comunque conosciute ma non in primissima persona>>.

Com’è cambiato il rapporto con la sua professione di medico da quando ha abbracciato il rapporto con l’arte, e con la danza in particolare?

<<Inizialmente le due personalità erano antagoniste. Il tutto è cambiato con l’accettazione dell’altra parte di sé. E questo mi ha aiutato a dare ancora di più il meglio di me nel rapporto con il mio lavoro e con i miei pazienti. Sicuramente l’idea di un ballo come il tango apre la mente sulla bellezza del contatto umano, di valori come l’empatia, la pienezza delle emozioni, la sintonia reciproca, lo scambio e l’intesa. E ciò plasma senza dubbio chi lo balla in questa direzione. E anche nella mia professione aspetti come questi possono essere molto importanti>>.

Insieme con la sua editrice Giovanna Scuderi si sta dedicando a una serie di presentazioni in giro per l’Italia: quali sono i riscontri che maggiormente le sta facendo piacere sentirsi rivolgere?

<<Prima di tutto sentire da parte di alcuni importanti professionisti di aver raccontato la loro storia. Più di una persona, infatti, mi ha detto di essersi ritrovata nel personaggio, di sentirsi profondamente coinvolta. E un altro tipo di giudizio, anche questo piuttosto comune, è quello legato al coinvolgimento che ha suscitato nel lettore il mio romanzo. Il fatto di non riuscirsi a staccare dalle pagine, che venivano fagocitate con la foga di continuare per scoprire il seguito. Mi hanno gratificato molto parole come queste>>.

Il messaggio del libro è decisamente intriso di positività e di speranza. Un romanzo che arriva al cuore toccandone le corde più profonde facendole vibrare e restituendone l’armonia. Perché ogni vita, per quanto complicata, vale sempre e comunque la pena di essere vissuta. Vissuta nella sua pienezza e nella massima libertà espressiva. I tanti che hanno già apprezzato il suo primo romanzo e che sono rimasti “orfani” del suo protagonista, potranno sperare in qualche sua nuova avventura?

<<Staremo a vedere. Ma qualcosa brulica nella testa. Già c’è qualcosa di scritto e di certo si possono ipotizzare nuovi sviluppi>>.

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