Investire è, da sempre, un verbo particolarmente amato dai cittadini italiani, che da sempre assumono un atteggiamento più da formica che da cicala. Certo, negli ultimi quindici anni è diventato alquanto complesso tramutare questa parola all’atto pratico, complice il forte calo del potere d’acquisto che ha colpito i risparmiatori nostrani. Sta di fatto, comunque, che l’Italia risulta – in proporzione al popolo residente – la nazione europea col più alto tasso di risparmio privato.
E negli ultimi dieci anni, a causa della politica dei tassi a zero o negativi imposti dalla Banca Centrale Europea per risollevare la zoppicante economia del Vecchio Continente dopo la crisi del 2008, i cittadini del Belpaese si sono trovati “costretti” ad alzare la propria soglia di accettazione del rischio, considerato che le obbligazioni, storicamente l’asset finanziario preferito dai cittadini del Belpaese, non fornivano rendimenti interessanti.
Emissioni obbligazionarie a tassi mai visti negli ultimi tre lustri
Oggi, invece, lo scenario è radicalmente mutato. La BCE, al pari della maggior parte della banche centrali del mondo occidentale, ha aumentato significativamente i tassi per arginare un’inflazione a dir poco galoppante, che dopo decenni di assenza è tornata a mordere come non si vedeva da cinquant’anni a questa parte.
Se da un lato questo repentino cambio di politica monetaria lede la capacità di spesa degli italiani e di chi ha contratto un mutuo a tasso variabile, dall’altro offre uno straordinario assist per tutti quei soggetti che vogliono vedere riqualificata la propria liquidità piuttosto che ritornare ad investire nel comparto obbligazionario certi di ottenere un ottimo ritorno economico.
Basti pensare, ad esempio, a quanto riporta la rivista tradingonline.com che, in un recente articolo pubblicato nella sezione news, riporta la notizia di un’interessante obbligazione emessa dalla società Jacobs, colosso dell’ingegneria americana, di durata quinquennale al tasso del 6,35%. Questa emissione è stata integralmente sottoscritta dalle più importanti banche d’affari e, poi, potrebbe essere rivenduta dalle stesse ai fondi d’investimento.
La profittabilità del comparto obbligazionario, tuttavia, si può tranquillamente misurare anche con asset grazie al quale gli italiani, nel passato, hanno potuto vedere rivalutati i propri risparmi anche in modo significativo: i titoli di stato, tornati appetibili come non si vedeva da oltre quindici anni a questa parte.
Comprare obbligazioni “cum grano salis”
Facciamo un paragone con la summenzionata emissione obbligazionaria di Jacobs, ovvero una società privata che, nonostante il rating praticamente simile a quello del debito sovrano italiano, ha una probabilità di “default” più alta: il rendimento netto, quindi, è maggiore rispetto a quello del BTP nostrano di identica durata (circa un punto in più, anche perché esclusivamente dedicata agli investitori istituzionali).
Ad agosto 2023, tuttavia, l’acquisto di un BTP in scadenza tra cinque anni offre un rendimento netto del 3,33%, pari ad un lordo vicino al 3,80%: solo diciotto mesi fa, il rendimento di questo titolo era di poco superiore alla soglia dello 0%. E’ il momento giusto, quindi, per comprare obbligazioni? Certamente sì, ma bisogna farlo cum grano salis, scegliendo adeguatamente i titoli nei quali investire.
Il mondo obbligazionario si divide, essenzialmente, in due grandi comparti:investment grade e high yield. Il comparto investment grade è associato alle aziende che, all’atto dell’emissione del titolo, hanno solide capacità di rimborsare il titolo a scadenza. Al suo interno, tuttavia, sono classificate in modo differente in base alla loro capacità di poter far fronte agli impegni assunti.
Differenza tra obbligazioni investment grade e high yield
Esistono diverse società di rating indipendenti nel mondo finanziario che valutano il merito creditizio di ogni singolo emittente. Prendiamo, ad esempio, la scala di giudizio di Standard & Poor’s, considerata tra le più affidabili al mondo: l’investment grade va dal giudizio massimo AAA (eccellenti capacità di far fronte agli impegni assunti) a quello minimo di BBB- (adeguata capacità di far fronte agli impegni assunti, che può essere condizionata negativamente dal mutamento delle condizioni economiche).
Le obbligazioni high yield, invece, sono classificate dalla lettera BB+ a D (default), offrono rendimenti maggiori rispetto al mondo investment grade in quanto incorporano un rischio d’insolvenza maggiore da parte dell’emittente e sono state in grado di offrire rendimenti anche negli ultimi quindici anni (grazie anche alla protezione delle banche centrali, che hanno iniettato liquidità nei mercati fino alla fine del 2021).
Nel contesto attuale, che consente di poter ottenere rendimenti soddisfacenti anche sottoscrivendo titoli con elevato merito creditizio, meglio optare per le obbligazioni investment grade (ancor meglio con rating elevati per il settore corporate), nonostante offrano un rendimento inferiore.
Il cambio di strategia attuato dalle banche centrali per contenere il fenomeno inflattivo, passate da politiche monetarie espansive a restrittive nello spazio di pochi mesi, e un’economia segnata dall’incertezza e possibili scenari recessivi (indipendemente dal fatto che siano “soft” o “hard”) impongono prudenza per i risparmiatori con un profilo conservativo, prudente o moderato.