Lo studio di trasmissione era il salone dell’abitazione dell’ingegnere, in via Tagliamento. Il tavolo delle riunioni era il biliardo dell’ingegnere che, poi, venne spostato lateralmente per allestire l’angolo del TG con la scrivania, ovviamente, dell’ingegnere.
Le due telecamere, rigorosamente in bianco e nero, il mixer video e il trasmettitore erano, manco a dirlo, dell’ingegnere che, pur di portare avanti e realizzare il progetto voluto dal suo amatissimo figlio Lodovico, scomparso tragicamente in un incidente stradale, aveva deciso di investire un po’ di soldi.
L’ingegnere era Geppino Testa, vulcanico e testardo professionista, che prima di tutti aveva intuito le potenzialità del progetto di una televisione libera.
Era il 1976, quarant’anni fa. Fu allora che iniziò, nel bene e nel male, l’invasione dell’etere irpino.
Fu quello l’anno zero per le trasmissioni delle emittenti locali con una particolarità tutta avellinese: la prima emittente libera fu una televisione e non una radio come avvenne nella maggior parte delle regioni italiane.
A marzo di quell’anno fu acceso il ripetitore per irradiare, con ponte a Chiusano San Domenico, il primo programma televisivo.
La prima emittente televisiva privata irpina, quindi, fu Telelodo, così chiamata in memoria di Lodovico. C’era la televisione, occorreva fare il palinsesto e i programmi.
E allora l’ingegnere si rivolse a Gianni Festa che, senza pensarci su, imbarcò nell’avventura, come aveva sempre fatto per tutte le sue iniziative editoriali (settimanali, quindicinali, mensili, riviste) l’intero gruppo della redazione “Il Mattino”: Nacchettino Aurigemma, Peppino Pisano, Carmine Pericolo, Annibale Discepolo e tutti noi collaboratori alle prime armi.
“Eravamo – ricorda Gianni Festa – un gruppo di amici con i quali condividevo l’attività giornalistica presso la redazione del Mattino di Avellino.Poi si aggiunsero, giorno dopo giorno, altri che contribuirono a lanciare nell’etere la prima emittente televisiva irpina. Ogni mattina curavo personalmente, con Emilia, una segretaria dello studio Testa, la compilazione del timone delle trasmissioni, mentre l’ingegnere, con Nicola Bruno, assicuravano la perfetta trasmissione del segnale”.
A leggere il notiziario, un’unica edizione serale mandata poi in replica, si alternavano, nella prima fase, Nicola Petitto, Annibale Discepolo, Fabiola Casullo, Daniela Masturzi, Francesco Matarazzo. La presentatrice dei programmi TV era Cristina Malvone.
Tra i tecnici spiccavano i giovanissimi Ennio Lametta, Nuccio Spiga, Carlo Bruno, Aleide Barra ed i cameramen Rino e Massimo.
Gli Aneddoti
Si narra (la vicenda la riferiva in continuazione Carmine Pericolo che, nonostante l’aspetto burbero, amava prendere e prendersi in giro) che durante il primo TG più volte l’ingegnere si alzò dalla sedia per pulire lo schermo del monitor da una macchia nera senza riuscirvi.
Chiamò anche in regia, credendo fosse l’obiettivo sporco della telecamera, per poi scoppiare in una fragorosa risata scoprendo che la macchia altro non era che il grande neo che l’inappuntabile Nicola Petitto, primo speaker della storia irpinia dei telegiornali locali, aveva sulla fronte.
“Per mandare in onda il rullo dei programmi – ricorda Olindo D’Oria, uno dei tecnici che si aggiunse nel corso dei mesi – utilizzavamo un cartoncino bristol messo su un cestello di una lavatrice e lo riprendevamo con un telecamera fissa”.
Inizi da pionieri, quindi.
“E quando per il maltempo saltava il segnale – ricorda Annibale Discepolo – con il fuoristrada dell’ingegnere andavamo a Chiusano a ripristinare gli alimentatori e il gruppo di continuità”.
Trasmissione post-tg di punta era “il Pungiglione” con il direttore Festa che affrontava i temi cittadini e rispondeva alle telefonate dei telespettatori.
In sostanza si prendeva esempio da Canale 21, la forte emittente napoletana, che dava ampio spazio al “Filo diretto” con l’ingegnere Pietrangelo Gregorio e al “Tormentone” di Angelo Manna.
Dopo Telelodo (che dal 1977 si spostò poi a Valle e divenne Telequasar) l’etere irpino si affollò di segnali televisivi (con alterne fortune per le varie testate) con presenze significative anche in provincia.
Le emittenti cittadine più seguite furono Teleavellino, Telenostra e ITV con i volti noti di Pasquale Grasso, Gabriele Ferrante, Gigi Marzullo, Olga Prestinenzi, Franco Genzale, Aldo Balestra, Angela Del Gaizo, Norberto Vitale, Pierluigi Melillo e tanti altri.
Fare un bilancio di questi primi 40 anni dell’emittenza privata irpina è difficile. Come in tutte le cose ci sono stati momenti alti e momenti bassi, polemiche e rivalità tra i giornalisti e i conduttori.
E’ fuori dubbio, però, che la qualità dei telegiornali confezionati dalle emittenti locali avellinesi, allora era di gran lunga superiore alla media.
Bastava guardare, giocando con il telecomando, le emittenti di fuori provincia per fare il paragone.
Oggi manca, rispetto ai primi anni, la ricerca di nuovi format e nuove formule.
Allora c’era più voglia di sperimentare, di ideare programmi diversi, senza replicare, come purtroppo avviene oggi, trasmissioni statiche e ripetitive.
E’ pur vero che i tempi sono cambiati (l’inimitabile Totò direbbe: “ Che secolo è mai questo, in cui le bistecche vengono considerate porcherie”) e la crisi ha bloccato il mercato pubblicitario con le nuove tecnologie (il digitale) che hanno inferto un duro colpo alle tv provinciali.
Ma quello che oggi realmente manca nell’emittenza locale irpina è il coraggio di rischiare, di mettersi in gioco, di percorrere, dando fiducia ai giovanissimi, nuove strade.