Declino neurologico e quoziente d’intelligenza ridotto in modo irreversibile: questi i risultati di un uso precoce di cannabis pubblicati sulla rivista scientifica PNAS in seguito a uno studio coordinato da Madeline Meier della Duke University di Durham, in North Carolina.
L’analisi è stata condotta su più di mille persone nate nel biennio 1972-1973 in Nuova Zelanda, a Dunedin, seguite poi fino ai 38 anni. Giunti a questa età, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una serie di test psicologici per misurare velocità di elaborazione, memoria e ragionamento.
Le conclusioni a cui il team di studio è giunto sono piuttosto chiare: il quoziente d’intelligenza di coloro che avevano assunto cannabis durante l’adolescenza si è ridotto in modo irreversibile rispetto a quello dei coetanei che non l’avevano fatto (un punteggio QI medio di 8 punti in meno).
Le persone dipendenti dalla marijuana e che ne avevano fatto uso con costanza prima dei 18 anni hanno ottenuto punteggi notevolmente scarsi sulla maggior parte dei test somministrati.
Come dichiarato sul sito del The New York Times dalla dottoressa Madeline Meier: “I consumatori di cannabis che iniziano da adolescenti hanno mostrato un declino significativo del QI, e un uso più continuativo è associato a un maggiore declino. Sappiamo infatti che ci sono cambiamenti evolutivi che si verificano negli anni dell’adolescenza e verso i 20 anni di età, e il cervello può essere particolarmente vulnerabile in quel periodo”.