La storia di Toni Servillo, uno dei più apprezzati attori italiani, da “L’uomo in più” a “E’stata la mano di dio”,fino all’oscar del film “La grande bellezza”.
Chissà se la scelta di non frequentare i social rientra tra le cose da non fare oltre i 65 anni per non perdere più tempo. Inutile cercare un profilo o una pagina ufficiale su Facebook, Instagram o TikTok: Tony Servillo, volto straordinario del cinema italiano, di condividere on line la sua quotidianità non ne ha e non ne ha mai avuto intenzione.
D’altronde, per chi si è formato sulle tavole polverose di legno dei teatri casertani degli anni ’80, il vero contatto è quello animato dai sensi, dalla vista, dall’olfatto, dal tatto.
«Non ho nemmeno una mail, e non lo dico in maniera snob – rivelò nel 2018 in una intervista a IoDonna qualche tempo fa l’attore nato ad Afragola nel 1960 – c’è però il rischio che la velocità meccanica con cui ci si mette in relazione a un evento o a un pensiero attraverso i social disincentivi la riflessione critica. Dietro questa idea c’è qualcosa di spaventoso».
Toni Servillo e gli esordi a teatro
Una straordinaria carriera,Vincitore di due European Film Awards, quattro David di Donatello, quattro Nastri d’argento, due Globi d’oro, tre Ciak d’oro e del Marc’Aurelio d’Argento per il miglior attore al Festival internazionale del film di Roma, partita da lontano, dalla più classica gavetta in periferia, prima di esplodere ed affermarsi sulla scena internazionale, grazie alla sua capacità di penetrare nella profondità del personaggio che interpreta e di trasmetterne l’essenza anche limitando l’uso della parola, lasciando che a parlare siano la mimica ed i gesti.
Come i più grandi attori, in teatro Servillo non si è solo formato. E’ lì che appena può torna a respirare quell’odore acre del legno e del velluto.
Il successo è la fama sono, però, legati al grande schermo. Gli esordi, diretto da Mario Martone in «Morte di un matematico napoletano» ne anticipano la forte presenza scenica che comincia ad affermarsi, nel 2001, nella pellicola che segna l’inizio di una liaison professionale e di una grande amicizia: «L’uomo in più» di Paolo Sorrentino.
Toni Servillo e Paolo Sorrentino
I due, uno dietro la macchina da presa l’altro davanti, insieme si completano. Toni Servillo trova in Paolo Sorrentino il regista e lo sceneggiatore che ne esalta le qualità artistiche.
Insieme lavoreranno a pellicole che rilanciano, attraverso l’uso di maschere straordinarie di cui Servillo diventa interprete universale, il cinema italiano che sa scendere tra le pieghe del reale.
Arrivano così film straordinari come «Le conseguenze dell’amore», «Il divo», ma soprattutto «La grande bellezza» con cui Servillo conquista Hollywood e la critica internazionale. Jep Gambardella, il giornalista di costume re delle notti romane che scopre che dopo i sessantacinque anni non può più perdere tempo a fare cose che non gli va di fare o che voleva essere il re dei mondani e partecipare alle feste solo per il piacere di farle fallire, spopola in Italia e all’estero.
Toni Servillo, il rapporto con gli altri registi
La celebrità dovuta all’Oscar non modifica il rapporto di Servillo con la scena ed il pubblico.
Oltre che con Sorrentino, lavora tra gli altri con Matteo Garrone, Marco Bellocchio, Donato Carrisi e nel 2022 con Gabriele Salvatores ne «Il ritorno di Casanova».
Ma è ancora nel sodalizio con Sorrentino che, all’inizio del 2022, vede nuovamente luccicare all’orizzonte le luci di Los Angeles, con la nomination all’Oscar di «E’ stata la mano di Dio».
- Credit: In copertina, Toni Servillo fotografato al Teatro Gesualdo di Avellino da Alessandra Valentino